Spaghetti Unplugged: «I nostri non sono dei concerti, sono delle feste» | Rolling Stone Italia
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Spaghetti Unplugged: «I nostri non sono dei concerti, sono delle feste»

Quella al Largo Venue di Roma è stata la data zero di una serie di eventi che Nastro Azzurro, in collaborazione con gli artisti di Bomba Dischi, astri nascenti della nuova scena indipendente, porterà in giro per tutta Italia. Spaghetti a nastro!

Siamo stati al Largo Venue per festeggiare il "giovedì santo della canzone" - Foto di Matteo Casilli

Siamo stati al Largo Venue per festeggiare il "giovedì santo della canzone" - Foto di Matteo Casilli

«Spaghetti nasce da un’idea del cantautore Rosso Petrolio che, tornato da Londra dove aveva assistito alle serate open mic, mi aveva detto “Oh zi! Figata dobbiamo fare questa cosa a Roma”, e da lì è partito tutto», racconta Davide Dose che, insieme a Gainmarco Dottori, è una delle menti dietro l’evento Spaghetti Unplugged, oggi serata punto di riferimento della musica indipendente italiana. Da qui sono passati in tanti, artisti già affermati nei giorni in cui Spaghetti prendeva forma, fino a cantautori all’epoca emergenti che, proprio grazie a questa serata, hanno trovato un palco dove far conoscere le proprie canzoni: da Tommaso Paradiso con i suoi Thegiornalisti fino a Galeffi e Mèsa, astri nascenti della nuova scena indipendente, partiti proprio dalle serate targate Spaghetti e tornati da ‘big’ in occasione dell’evento supportato da Nastro Azzurro.

Il 29 marzo, sul palco del Largo Venue a Roma, si sono alternati alcuni fra i nomi più interessanti del panorama contemporaneo, un vero e proprio “Giovedì Santo della Canzone”, come recita il nome della serata: Mèsa e Galeffi, dicevamo, ma anche Germanò e Pretty Solero, Leo Pari e i Joe Victor, Giancane, San Diego e tanti altri artisti per un ‘vortice sonoro’ che dal cantautorato è passato alla trap fino alla disco music.

Spaghetti

«Ma i nostri non sono dei concerti, sono delle feste», continua Davide, mentre sorseggia il cocktail a base di birra creato per l’occasione da Giorgio Chiarello, flair bartender ufficiale di casa Nastro Azzurro e fra i più apprezzati a livello internazionale. «Quando abbiamo iniziato ci siamo accorti che a Roma, da un punto di vista musicale, stava succedendo qualcosa di importante, stava nascendo un movimento e abbiamo deciso di dargli una casa», aggiunge Gianmarco, raccontando l’orgoglio che oggi prova a vedere che, quegli stessi artisti che fino a pochissimi anni fa animavano le serate Spaghetti, oggi sono fra i nomi di punta della musica in Italia.

Nomi tutti, o quasi, immortalati negli scatti di Matteo Casilli, fotografo romano classe 1983, autore del libro Musician: una raccolta di ritratti ai volti dei protagonisti della scena indipendente italiana, «fotografie che un giorno potrebbero diventare iconiche, come mi ha detto Tommaso Paradiso», scherza Matteo. Con alle spalle una gavetta passata da mostri sacri come Oliviero Toscani o Terry Richardson, Matteo è uno dei talenti supportati da Nastro Azzurro, brand che ha deciso di scommettere su Roma e la sua scena, investendo su una città divenuta negli ultimi anni fucina culturale. «Grazie a Spaghetti e Nastro Azzurro sono riuscito a pubblicare Musician, ed è grazie a iniziative del genere, in cui un marchio così importante decide di mettersi di in gioco e supportare i giovani artisti, che il movimento della città continua a fiorire».

«Quando vedo che quei ragazzi che facevo suonare nel mio locale oggi riempiono i palazzetti quasi mi commuovo», racconta Francesco Castro, proprietario del Largo e già direttore del mitico Circolo degli Artisti, oggi tristemente chiuso. «Non so dire perché tutto questo sia successo proprio a Roma, ma è fondamentale continuare a coltivare la scena, dovrebbe essere lo stesso assessore alla Cultura della città a farlo – scherza Francesco – è fondamentale che ci siano brand con la lungimiranza di Nastro Azzurro, che invece di vetrine patinate come può essere Sanremo ha deciso di investire sulla musica indipendente e sui suoi locali di riferimento».

Aprono la serata i Veeblefetzer, terzini di spinta della formazione messa in campo da Spaghetti Unplugged, presentata come una squadra di calcio con un album di figurine regalato agli avventori, in cui ogni artista ha un ruolo e numero di maglia. Al suono tra il reggae e il punk della band romana seguono i colori intimisti di Mèsa, nuovo acquisto della scuderia Bomba Dischi, con la cantautrice che sale sul palco accompagnata solo dalla sua chitarra, atmosfera perfetta per risaltare le sfumature di una voce femminile come non si sentiva da tempo. E poi la volta dei Viito, saliti sul palco a sorpresa e accolti con un sing along per la loro hit Bella come Roma, ai quali succede un altro local hero come Germanò, cantautore che con la sua chitarra riesce a fondere l’immaginario contemporaneo a una scrittura con cui l’artista strizza l’occhio a Battisti.

Accompagnato dalla band sale poi sul palco Francesco Galioto, in arte Galil3o, vincitore del contest organizzato da Nastro Azzurro per dar la possibilità ad artisti ancora emergenti di suonare le proprie canzoni davanti a un pubblico gremito come quello accorso al Largo Venue. Galil30 convince a pieni voti con la sua Parte di me, brano con cui Francesco si presenta sulla scena. Dopo le chitarre acustiche è arrivato il momento di amare il ritmo con la pista diventa bollente con tre alfieri del synth pop: Leo Pari, San Diego e Giancane partono fortissimo, alzano i bpm e il pubblico inizia a ballare.

Galeffi - Occhiaie

Tra un cambio di palco e l’altro, un salto nel privè di Nastro Azzurro per qualche birretta insieme a Tommaso Paradiso, accorso anche lui dai compagni di vecchia data di Spaghetti, prima di tornare nella sala grande, dove è arrivato il momento della trap: standing ovation per Sercho e Pretty Solero che tengono altissima la bandiera del rap capitolino. È poi il turno di Galeffi, numero 10 nella formazione pensata da Spaghetti, segna un gol in rovesciata con la tripletta Polistirolo, Occhiaie e Pop Porno: non c’è nessuno tra il pubblico che non stia cantando a squarciagola “Come fanno le lancette….”. Il grande finale è affidato alla disco music dei Joe Victor, band dalle capacità impressionanti che con la cover finale di Simply The Best si aggiudica un nostro improvvisato premio della critica.

Una serata che non ha deluso le aspettative e che fa ben sperare sul futuro della scena musicale italiana. In un’epoca in cui spesso si sente parlare di tagli alla cultura, locali costretti a chiudere e artisti che non hanno un palco su cui suonare, la scommessa di Nastro Azzurro va controtendenza, investendo su una rinascita culturale che può partire anche con la musica. Spaghetti Unplugged è stata un’occasione per vedere da vicino tanti nuovi talenti e per sentirli suonare fra le mura che hanno accolto la nascita di quella scena romana oggi celebrata dalle classifiche. Una serata su cui vale la pena continuare a puntare, perché è solo così, solo con i palchi e con la musica dal vivo, che si potrà continuare a scoprire nuovi suoni e fare in modo che Calcutta, Thegiornalisti e Coez non rimangano casi isolati, ma che le nuove leve di oggi diventino gli artisti che domani potranno di nuovo commuovere Francesco o rendere orgogliosi Davide e Gianmarco.