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Simba La Rue è stato condannato in appello per l’aggressione alla crew di Baby Touché

La pena iniziale di quattro anni è stata ridotta a poco più di tre anni e nove mesi. Il legale Niccolò Vecchioni: «La sentenza ci lascia perplessi perché va contro le richieste delle difese e anche della pubblica accusa, ricorreremo in Cassazione»

Simba La Rue è stato condannato in appello per l’aggressione alla crew di Baby Touché

Simba La Rue

Fonte: profilo Instagram Simba La Rue

Tre anni, nove mesi e dieci giorni di reclusione: questa la condanna confermata dai giudici Gazzaniga, Re e D’Addea dopo il processo di appello a Simba La Rue per rapina e lesioni nei confronti di due ragazzi appartenenti alla crew del “rivale” Baby Touché, aggrediti a marzo 2022 a Milano in via Settala, zona Porta Venezia. Azioni che, secondo la procura, erano state commesse con intenti di «sfregio e punizione» per «mortificare la vittima».

In primo grado, il trapper aveva ricevuto una condanna pari a quattro anni. La sentenza da scontare ora sarebbe dunque solo di poco minore di quanto inizialmente stabilito. Niccolò Vecchioni, legale di Mohamed Lamine Sadia (nome di nascita di Simba La Rue), ha già dichiarato che la difesa ricorrerà alla Cassazione, in quanto durante il processo d’appello non si sarebbe tenuto debitamente conto di alcuni accordi raggiunti tra la difesa a il sostituto Procuratore Generale Massimo Gaballo, che avrebbero previsto pene inferiori ai 12 mesi per tutti i coinvolti nel processo (oltre a Simba, Mevljudin Hetem, Sara Ben Salha, Alan Cristopher Momo, Pape Ousmane Loum, Chakib Mounir, Ndiaga Faye).

Per Gaballo, scrive l’Ansa, sarebbe dovuta cadere l’accusa di rapina, concordato che però era già stato bocciato dalla Corte.

Questa la dichiarazione di Vecchioni, riportata da LaPresse: «Con la sentenza di oggi hanno ritenuto di confermare la responsabilità per la rapina e di non ratificare l’accordo raggiunta con la procura generale. Una sentenza che ci lascia perplessi perché va contro le richieste delle difese e anche della pubblica accusa».

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