Set Up a Venezia: come sfruttare al meglio un museo vuoto | Rolling Stone Italia
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Set Up a Venezia: come sfruttare al meglio un museo vuoto

Alva Noto, Balletto di Roma, Mount Kimbie. Il 19 e 20 febbraio a Punta della Dogana è filato tutto liscio, tanto che forse sarebbe il caso di ripetere l'esperimento

Evan Parker si è esibito venerdì 19 al Museo Punta della Dogana. Foto: Matteo De Fina

Evan Parker si è esibito venerdì 19 al Museo Punta della Dogana. Foto: Matteo De Fina

La definizione di museo d’arte contemporanea implica, nella pratica, un lento alternarsi di esposizioni fatte di opere e visitatori che le commentano sottovoce.

Per due giorni di febbraio però lo spazio di Punta della Dogana a Venezia è uscito dalla routine per ospitare un flusso di persone di gran lunga più interessante, senza nulla togliere al pubblico dell’arte contemporanea.

Set Up è nato dallo sforzo comune fra le organizzazioni veneziane di Palazzo Grassi e Teatro Fondamenta Nuove. Da spazio museale dove la distinzione fra opera e osservatore è piuttosto netta, Punta della Dogana si è improvvisato luogo di partecipazione attiva. Il tutto, magari offrendo allo spettatore il lusso di sorseggiarsi un Moscow Mule.

Alva Noto live. Foto: Matteo De Fina

Alva Noto live. Foto: Matteo De Fina

«Ho voluto mettere insieme figure molto diverse l’una dall’altra», mi ha raccontato il direttore del Teatro Fondamenta Nuove, Enrico Bettinello, proprio sulle scale dove il giorno prima si era esibito Evan Parker, nei suoi fraseggi febbricitanti al sax soprano. «Artisti che però siano in grado di attivare una relazione fra lo spettatore e la performance stessa. Penso ad Alva Noto o Fatima Al Qadiri—che per motivi di salute oggi non può esserci. L’idea è stata quella di coinvolgere artisti abituati a dialogare con le arti visive. E poi mi piace l’elemento sorpresa che porta con sé un programma eterogeneo, non esclusivamente musicale.»

Ed è vero: nonostante molti fra il pubblico siano stati attratti dalla famigliarità dei nomi di Fatima Al Qadiri e Alva Noto (miglior esibizione di tutto il festival, complici anche dei visual a metà fra una critica al sistema delle multinazionali e un glitch digitale), assistere ad altre forme performance extra-musicali ha ricordato come, banalmente, ci sia molto altro al di fuori dello schema “slot 1: artista 1, slot 2: artista 2, etc”. Il tutto, occupando lo spazio in mezzo al pubblico e non di fronte. Penso soprattutto al Balletto di Roma e Navaridas & Deutinger, duo eccentrico composto da lui, impegnato a rianimare un discorso di Obama al Nobel per la Pace mentre lei, dall’altra parte della sala gli fornisce i movimenti più assurdi da imitare.

Insomma, se dovessimo considerlarlo come un esperimento su come sfruttare al meglio uno spazio vuoto immenso, il Set Up può dirsi riuscito in pieno.