Secondo un nuova ricerca condotta in otto Paesi del mondo, il 97% delle persone non distingue la musica “vera” da quella creata con l’intelligenza artificiale. E non stiamo parlando di canzoni fatte usando in parte l’AI, ma di quelle create completamente dall’intelligenza artificiale. La ricerca è stata condotta dalla multinazionale di ricerche di mercato Ipsos su commissione di Deezer, la piattaforma di streaming francese attiva da tempo sul fronte del riconoscimento delle tracce create con l’AI.
Essendo lo studio commissionato da un attore del mercato dello streaming musicale, i risultati vanno presi con la dovuta cautela. Il sondaggio è stato somministrato a 9000 persone di età compresa fra i 18 e i 65 anni provenienti da Stati Uniti, Canada, Brasile, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Germania, Giappone. Di questi, circa 6700 erano utenti di servizi di musica in streaming e quindi avevano un minomo di famigliarità con l’argomento. È stato chiesto agli intervistati di ascoltare tre canzoni indicando quale o quali è stata creata interamente usando l’intelligenza artificiale. Due erano state create con l’AI, una no. Il 97% non ha superato il test. Il 71% si è detto sorpreso del risultato e la maggioranza assoluta degli intervistati ha dichiarato che l’impossibilità di distinguere musica “vera” e fatta con l’AI mette a disagio.
Nonostante l’incapacità di capire dove sono stati usati, gli intervistati conoscono gli strumenti di intelligenza artificiale e il 70% di essi li hanno usati. Il 55% si è detto curioso circa gli sviluppi dell’AI, ma solo il 19% si fida di essa. Quasi metà del campione crede che l’AI possa aiutarli a scoprire più musica ed è convinto che avrà un ruolo sempre più importante nel processo creativo. Il 51% pensa però che l’uso di questi strumenti porterà a un abbassamento della qualità delle canzoni. Il 64% teme che possa provocare un declino creativo.
Due intervistati su tre fra gli utenti di piattaforme di streaming hanno comunque detto che ascolterebbero per curiosità canzoni create con l’intelligenza artificiale. Il 45% desidera un filtro che la escluda dalle piattaforme, la maggioranza schiacciante dell’80% desidera sapere chiaramente quando l’AI è stata usata. L’inclusione della domanda non è casuale, sia tratta di una “battaglia” che Deezer si è intestata.
Metà degli intervistati non vorrebbe le tracce “artificiali” incluse nelle classifiche. Degli utenti di musica in streaming, in particolare, il 58% pensa di non essersi mai imbattuto in canzoni create con l’AI sulle piattaforme, mentre uno su quattro dice di non averne la certezza.
In quanto all’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale necessaria affinché producano musica, addestramento che viene fatto tramite canzoni esistenti, il 65% pensa che non si debba usare materiale coperto da copyright. Il 70% è convinto che l’AI sia una minaccia alla sopravvivenza di artisti e autori e all’incirca la stessa percentuale di intervistati vuole che i pagamenti derivanti dallo streaming di musica fatta con l’AI siano più bassi di quelli dei pezzi composti da autori in carne e ossa.
Nell’illustrare i risultati della ricerca, Deezer ha comunicato che ogni giorno riceve più di 50 mila tracce generate interamente con l’AI, pari a circa il 34% del totale. Dopo l’impennata di popolarità avuta dai Velvet Sundown, “band” che ha superato il milione di ascoltatori mensili su Spotify, c’è un nuovo caso di artista AI che la gente ascolta. Si chiama Breaking Rust ed è il primo artista creato artificialmente ad arrivare in cima alla classifica di Billboard chiamata Country Digital Song Sale con Walk My Walk che su Spotify è stata ascoltata oltre tre milioni e mezzo di volte. Un altro suo pezzo intitolato Livin’ on Borrowed Time si sta avvicinando ai cinque milioni di stream sulla piattaforma svedese.













