Salmo sfotte il mercato discografico in “Mr. Thunder” | Rolling Stone Italia
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Salmo sfotte il mercato discografico in “Mr. Thunder”

Ormai la nostra discografia è tutto un reggaeton, trap e brani sdolcinati? Sembra di sì e il rapper si è improvvisato YouTuber per riderci su

Salmo si è improvvisato YouTuber in Mr. Thunder, clip caricata giusto oggi sul suo canale Vevo. La traccia fa parte di Peyote, brano in collaborazione con Bob Rifo dei Bloody Beetroots che chiude il suo ultimo Hellvisback. Vuoi che l’abbia fatto per promuovere il disco appena uscito, vuoi per togliersi un paio di macigni dalle scarpe, vuoi per entrambe le cose, l’idea che sta dietro al video è sfottere il mercato discografico italiano e dei pochi individui che ne hanno il monopolio.

La figura di Mr. Thunder infatti ricalca tutti i cliché del produttore discografico di lunga data, che quindi ha vissuto un periodo d’oro dove i dischi praticamente si vendevano da soli—indossa una t-shirt degli AC/DC e sul muro alle sue spalle spiccano dischi di platino di Baglioni—e che ora si ritrova nel momento più buio mai affrontato dall’industria. E proprio su questo smarrimento, su questa eterna indecisione del produttore su quale direzione prendere per azzeccare la proverbiale hit dell’estate, Salmo costruisce l’intera sequenza. Così, il rapper, protagonista sia nella parte di se stesso che in quella di Mr. Thunder, ci mostra un lato comico (sfoggiando pure delle skills recitative mica male) che onestamente mi ha stupito, se non addirittura strappato una risata. Mr. Thunder non solo cambia idea ogni due minuti, consigliando al rapper prima la trap offuscata dalla purple drank (sprite + sciroppo di codeina) sulla falsa riga di Sfera Ebbasta, Dark Polo Gang e compagnia, poi il reggaeton di Jake La Furia o Fedez + J Ax e infine il rap anni Novanta tipo Neffa, ma riesce persino a mutare i propri difetti di pronuncia. Per cui, con una gag che potrebbe tranquillamente arrivare dai Monty Python, si passa dalla r alla s moscia, come a sottolineare l’instabilità mentale di un ambiente che ormai soffre e che è disposto a cambiare rotta senza guardare in faccia a nessuno pur di racimolare due soldi. La psicosi culmina poi nella crisi di nervi di Mr. Thunder, che, quasi in lacrime, dice all’artista: «Prova a farmi emozionare. Mostrami il tuo cuore. Fammi capire che i miei soldi sono spesi bene.»

Insomma, dopo averle provate tutte, sembra che l’ultima spiaggia per vendere due dischi siano le ballad stracciamutande condite da video in spiaggia e gattini. Non è un’osservazione poi così campata per aria, se pensiamo a quanto si sia melodicizzato il rap negli ultimi anni—Nulla Accade dei due ex bad boys Marra e Guè è solo l’ultimo esempio e non fa che seguire il trend.

Premesso che forse sbaglia a mettere sullo stesso piano generi che meritano diverse sorti ben diverse (il rap anni Novanta e la trap di Sfera Ebbasta sono preziosi ancora/soprattutto oggi, a differenza del reggaeton e delle ballad), possiamo davvero dire Salmo escluso dalla massa? Per quanto in forme diverse da Sfera e il Neffa dei Messaggeri, Hellvisback alterna brani trap a basi boom bap piatto-cassa-rullante che sembrano arrivare dritte dagli anni Novanta. Lo fa alla luce del Sole, ma finché si scherza va tutto bene.

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