Rolling Stone Italia

Roberto Vecchioni: «Non ho usato Giulio Regeni, non mi si può togliere una canzone»

Il cantautore risponde su 'Rolling Stone' a Paola Regeni, che ha criticato il brano 'Giulio' dedicato al figlio ucciso in Egitto: «Parla di tutte le mamme del mondo, non ho leso i diritti della signora»

Foto Francesco Prandoni/Getty Images

«Ci sono rimasto molto male», esordisce Roberto Vecchioni (che domani sarà protagonista del nostro podcast RS Magazine). In tour dal 15 maggio – la prima data, agli Arcimboldi di Milano, è già sold out – con il suo ultimo album, L’infinito, nelle scorse ore è stato coinvolto in una polemica con Paola, Mamma di Giulio Regeni, cui il cantautore ha dedicato il brano Giulio nel disco. “Non rispetta i nostri sentimenti”, le sue parole durante il Salone del Libro di Torino. “Questo cantante ha 70 anni, potrebbe andare in pensione”, ha aggiunto, spiegando che aveva chiesto a Vecchioni di non pubblicarla.

«Le ho detto che questa è una canzone simbolo, in cui la madre protagonista è in realtà una madre universale. Come Andromaca, la mamma di Cecilia nei Promessi sposi, Ida per la Morante o la Madre coraggio di Brecht. Una madre che esce dalla sua fisicità e rappresenta tutte le donne che non possono pensare che il loro figlio non ci sia. Al centro del pezzo ci sono le mamme del mondo, e i loro figli meravigliosi. Si fa accenno alla vicenda di Giulio, ma in maniera corretta e innamorata, senz’altro dalla sua parte. Per questo non credo di aver leso alcun diritto della signora, che conosco e a cui voglio bene», spiega Vecchioni.

Alla richiesta di Paola Regeni di rinunciare al brano ha detto no, «perché me lo imponeva la mia libertà espressiva, non mi si può togliere una canzone». E, aggiunge, «ho mantenuto la promessa di non cantarla in tv o parlarne con i giornalisti. L’ho cantata in teatro e la farò in tour, ma l’ho tenuta in un angolo. Non l’ho fatta diventare un singolo per rispetto a lei, anche se ci avevo pensato. Non volevo strumentalizzare la vicenda, non so cos’altro avrei dovuto fare».

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