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Robbie Williams: «Quando sono diventato famoso volevano assassinarmi»

«Non l’avevo mai detto pubblicamente», ha raccontato il cantante a ‘The Mirror’. «È una di quelle cose che succedono dietro le quinte quando diventi popolare»

Foto: Getty Images

«Non l’avevo mai detto, ma volevano assoldare qualcuno per assassinarmi». A parlare è Robbie Williams, che in un’intervista per il Mirror ha raccontato i primi anni della sua carriera solista e le conseguenze psicologiche del successo.

«Non l’ho mai detto pubblicamente», ha spiegato il cantante, che ha detto di aver superato il problema grazie ad alcuni amici. «È una di quelle cose che succedono dietro le quinte quando diventi famoso».

«A un certo punto della mia vita ero incredibilmente popolare, ai livelli di Michael Jackson», ha raccontato. «Sono diventato famoso a 17 anni, ero in una boy band da quando ne avevo 16 e ci è andata bene. A 21 anni ho iniziato a fare il solista, ho venduto 80 milioni di dischi, conquistato il record per il maggior numero di biglietti venduti in un giorno e bla, bla bla».

L’esplosione della sua carriera solista, però, è stata difficile da gestire. «Il successo estremo si porta con sé ansia, depressione e problemi di salute mentale», ha detto Williams. «Combatti perché la tua privacy ti viene portata via, cerchi di fare una vita normale ma ti sminuisci per non venire attaccato. Volevo andare in posti normali ma non potevo perché volevano ammazzarmi. C’è voluto un po’ per accettarlo».

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