Rasty Kilo, intervista: «Sono tornato libero e ho qualcosa da dirvi» | Rolling Stone Italia
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Rasty Kilo: «Sono tornato libero e ho qualcosa da dirvi»

Ironia della sorte, il rapper si è fatto 400 giorni di arresti domiciliari per colpa di un kilo di erba. Ora è uscito con un nuovo singolo e con la voglia di denunciare l'ingiustizia della Legge italiana.

Rasty Kilo: «Sono tornato libero e ho qualcosa da dirvi»

Ironia della sorte, Rasty Kilo si è fatto 400 giorni di arresti domiciliari per colpa di un kilo di erba. Una pena decisamente dura, se si conta che ormai la forma di cannabis privata del THC si vende ovunque, dai tabaccai ai supermercati LIDL.

È stato un periodo di grande sofferenza per il rapper ostiense, che si è ritrovato a combattere contro la stessa opprimente routine tutti i giorni, per 400 volte, soffrendo dello stesso trattamento che di solito viene riservato a chi tenta di compiere un omicidio. Ora quell’anno e un mese di segregazione domestica è finito, e Riccardo, può tornare alle cose di tutti i giorni. Compreso uscire con un nuovo singolo, Vuoi Parlarmi Di Cosa, prodotto da Night Skinny.

Come stai?
Eh, ora molto meglio. Ho vissuto un incubo lungo un anno, un mese e un po’.

Beh, sempre meglio che la galera, no?
I primi giorni ero proprio lì, poi ho cambiato avvocato, che mi ha fatto commutare la pena nei domiciliari. Una pena comunque alta, perché si sono impuntati sul fatto che fossi un rapper. Non hanno aiutato nemmeno precedenti che ho avuto per gli stessi motivi da ragazzino. Piccole cose, eh, che però sommate mi hanno messo in difficoltà. All’inizio hanno sparato una cifra altissima, tipo quattro anni. Affronto determinate tematiche nei miei pezzi, quindi sto molto antipatico. Per un normale trasferimento ai domiciliari di solito ci vogliono 15 giorni? Io ci ho messo due mesi. Un carcerato ha diritto all’ora d’aria e uno ai domiciliari ne può fare due? Io nemmeno quelle, negate. Per scarcerarmi ci hanno messo 10 giorni in più del dovuto. Adesso ho finito e mi hanno dato l’avviso orale, che è una cosa che normalmente si dà ai colpevoli di tentato omicidio.

In cosa consiste questo avviso orale?
Che io ora sono libero, però alla minima denuncia—nemmeno un reato, eh—mi danno la sorveglianza. E la sorveglianza è un dito ar culo. Devi ritornare a una certa ora a casa per tre anni, in più non puoi uscire dal comune di residenza e ti levano pure il passaporto. Il mio avvocato all’inizio negava che questo accanimento fosse dovuto al rap, io invece ne ero convinto. E infatti un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: “Guarda, al 90% hai ragione tu”. I magistrati e gli avvocati sono tutti padri di famiglia con dei figli, e io parlo di strada e del lato crudo di questa vita. La mia condotta comunque è stata impeccabile, quindi sono stati obbligati a scontarmi di 90 giorni la pena.

Come hai trascorso questi 400 giorni?
Come un inferno. Ai presente quei film in cui il protagonista vive lo stesso giorno tutti i giorni? Ecco. Sono stato sdraiato a letto per 10 mesi, completamente depresso e dipendente da Xanax. Non ascoltavo nemmeno più musica, ero a pezzi. Non potevo avere visite, a parte mio figlio. Un giorno però qualcosa nella mia testa è cambiato. Sono tornato in contatto con Night Skinny, il produttore, e gli ho proposto di fare il pezzo che di solito fanno i rapper americani quando escono dal carcere. Dovevo già apparire nel suo album, solo che poi dopo l’arresto è saltato tutto. Ecco, così gli ho detto che volevo fare il pezzo del First Day Out.

Ah sì, Gucci Mane l’ha fatto parecchie volte.
Eh, perché lui ci è stato parecchie volte ar gabbio! Tipo 4 o 5 [ride] Così Skinny è venuto da Milano a Roma, a raccogliermi con il cucchiaino come un eroe. Si è portato il microfono e delle videocamere vintage, e in 24 abbiamo registrato il singolo e girato il video. È stato un idolo, davvero. Tutto girato da lui all’interno di casa della mia ragazza, dove stavo finendo la detenzione. Ero arrabbiato con la giustizia, con lo Stato. Io non sono un criminale, ‘sta roba la vendono praticamente al tabaccaio ormai. Mi hanno rubato un anno. E ora che ho voce, voglio dire che come me migliaia di altri ragazzi stanno pagando per queste stronzate. Parlo a nome loro. A nome di ‘sti regazzetti che per un etto o mezz’etto di erba, cazzo, si fanno un anno di carcere.

E ora come festeggerai?
Ho festeggiato l’altra sera con mio fratello e i miei cugini, mentre ieri sera ho suonato a Parma in un DJ set con Night Skinny.

Comunque, col senno di poi sarebbe stato meglio chiamarsi Rasty Grammo.
Lascia perdere. Da ragazzino era Rasty Killa, poi però Noyz Narcos mi ha suggerito di cambiarlo in Kilo. L’importante è che sia finito tutto. Ora sono focalizzato sulla musica, faccio il bravo.