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Quella volta che Prince parlò di programmazione

Prince non era solo un musicista, ma anche una popstar impegnata con la beneficienza, e tra le sue ultime iniziative ha provato a rendere democratica la programmazione con YesWeCode
Prince al Coachella nel 2008

Prince al Coachella nel 2008

Oggi parliamo (ancora) di Prince, ma per un momento lasciamo stare la musica. C’è un lato un po’ nascosto e meno conosciuto ai più che rende ancora più onore a questa Leggenda: la sua vocazione umanitaria. Sì, lo so che un nero di Minneapolis, per arrivare a chiamarsi Prince e diventare quel Prince, un po’ deve per forza avere questa vocazione, ma in questo caso non parlo di musica. Anzi, parlo di qualcosa piuttosto distante dalle sette note. Anche se richiede testa, come nella musica. Anche se richiede di scrivere, come nella musica. Anche se magari non ci becchi un euro, come nella musica. Parlo di programmazione.

Difficile immaginare Prince che passa le giornate di fronte a migliaia di righe di codice e sofisticati algoritmi, e per fortuna non è questo il caso. Eppure, nel 2012, poco dopo che il diciassettenne Trayvon Martin fu freddato con un colpo di pistola, succede che Prince Roger Nelson si mette a parlare con l’amico Van Jones. Gli dice qualcosa tipo: «Un ragazzo nero che indossa una felpa col cappuccio può essere visto come un delinquente. Un ragazzo bianco che ne indossa una può essere visto come un genio della Silicon Valley». Il riferimento è proprio a Martin, ragazzo incensurato la cui unica colpa, quella notte del 26 Febbraio del 2012, fu di indossare proprio una felpa col cappuccio ed essere scambiato per un criminale.

Da qui, la conversazione tra Prince e Jones si sposta sulla necessità di trovare un modo affinché un ragazzo di colore possa essere visto come il prossimo fottuto genio della Silicon Valley. Jones, politico e attivista col pallino delle organizzazioni no-profit a sfondo umanitario, non ci mette molto ad avere l’idea di YesWeCode. E deve tutto proprio a quella chiacchierata con l’amico Prince. YesWeCode è un’organizzazione, patrocinata dalla Dream Corps di Jones, che si pone l’obiettivo di democratizzare la programmazione in tutto il suolo degli Stati Uniti, anche se ha già iniziato ad espandersi nel territorio africano. Dal momento del lancio, avvenuto nel Luglio del 2014 proprio con un’esibizione di Prince al ventesimo anniversario dell’Essence Music Festival, YesWeCode ha già introdotto al mondo del codice oltre centomila giovani dei più bassi ceti sociali, dando loro modo di imparare un’arte e un mestiere che li possa far emergere.

A capo di questa avventura c’è sempre il buon Van Jones, che insieme ai suoi più stretti collaboratori, e una schiera di volontari, organizza corsi dedicati a tutte le più giovani fasce d’età, puntando su linguaggi moderni e versatili come Python, Javascript e Ruby, ma senza scordarsi argomenti quali HTML e CSS.
Roba tecnica, lontana anni luce dalle note di Purple Rain, ma che deve la nascita sempre a Prince. E poi, in fondo, quella canzone non diceva proprio “I know times are changing, It’s time we all reach out, For something new, that means you too”?

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