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Quella volta che gli Oasis risarcirono Gary Glitter per un misero verso

Questa è la storiella di una band di successo che, per colpa del verso di un brano, si è trovata a risarcire quella che universalmente viene riconosciuta come una brutta persona.

Questa è la storiella di una band di successo che, per colpa del verso di un brano, si è trovata a risarcire quella che universalmente viene riconosciuta come una brutta persona.

La band in questione è quella degli Oasis, dichiarata colpevole (esattamente 19 anni fa) del plagio di un singolo di Gary Glitter, che come avrete intuito nella breve storiella interpreta il ruolo della brutta persona. Nulla da discutere sulla carriera da glam rocker, ma sulla condotta lasciamo proprio perdere. Ma ci arriviamo. Veniamo prima al plagio.

Sicuramente tutti avranno presente Hello, il pezzo di granito britpop che apre uno dei dischi più famosi e venduti del duo, (What’s The Story) Morning Glory? (1995). Ecco, sul finire del pezzo, in un delirio di pedalini Wah Wah della chitarra di Noel Gallagher, il fratello Liam ripete ossessivamente “Hello, hello” mentre in background dei controcanti rispondono “It’s good to be back” un po’ filtrati. “È bello essere tornati”, insomma, un bel modo per aprire un album che già per tensioni interne fra i fratelli Gallagher ha rischiato più volte di non uscire mai.

«Ero pronto ad andarmene durante gli ultimi due mesi [di registrazioni]», ha detto Liam al The Sunday Times meno di sei mesi dopo l’uscita dell’album. «Capisco che sta arrivando la fine per me. Capisco che posso scrivere meglio, cento volte meglio, rispetto a come scrive Noel. Ma, detto questo, non posso farlo ora. Sono troppo impegnato ad essere il cantante degli Oasis. Non sto dicendo che non sia felice, sono molto felice. Ma c’è un futuro dopo gli Oasis per me.»

E quindi sì, “È bello essere tornati”, però la somiglianza degli ultimi versi di Hello con i primi di Hello, Hello I’m Back Again, la martellante hit di Gary Glitter (1973), di sia un po’ troppo marcata. O meglio, è proprio lo stesso verso con le stesse note, solo che uno è più veloce dell’altro. Morale della favola: il 12 giugno 1999 il giudice stabilisce che i Gallagher sono colpevoli. Quindi con effetto immediato Glitter, vero nome Paul Gadd, e il suo co-autore Mike Leander, non solo vengono inseriti nei crediti del brano, ma ricevono anche un risarcimento di 200mila sterline, più 300mila annue in royalties.

Peccato che, come dicevamo, Gary Glitter è una brutta persona. Lo stesso anno della sentenza, il ’99, Glitter si è fatto beccare con tonnellate di materiale pedopornografico nel computer. Nel 2006 poi è stato arrestato dalla polizia vietnamita per aver abusato di due bambine, passando così qualche anno in prigione nello stato asiatico prima di essere poi definitivamente espulso dal paese. E oggi? Oggi sta facendo più o meno la stessa vita da due anni, cioè quella del carcerato che deve scontare una pena di 16 anni per abusi su minori, stavolta in Regno Unito.

Calcolatrice dell’iPhone alla mano, la quantità di royalties accumulate da Gary Glitter in 20 anni ha raggiunto facile facile i sei zeri. Tutte sterline che però non si può godere, nemmeno per pagare degli avvocati. It’s good to be back in jail.

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