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Quando Amy Winehouse scriveva: «Troverò mai un ragazzo che ne sa più di me di John Lennon?»

A fine mese uscirà ‘Amy Winehouse: In Her Words’, un libro autorizzato dalla famiglia contenente foto private e pagine di diario della cantante. «Vogliamo far conoscere alla gente la vera Amy», dice il padre. Ecco qualche anticipazione

Foto: Rick Smee/Redferns

Da ragazza, Amy Winehouse stilava liste di continuo. A un certo punto appuntò sul suo diario le cose che avrebbe fatto una volta diventata famosa: essere fotografata da David LaChapelle, «girare un film in cui sono brutta», recitare con Michael Madsen, «diventare amica di Sarah Jessica Parker, Stella McCartney e Eddie Izzard», collaborare con Missy Elliot e Timbaland, collezionare scarpe («più di 300»), incontrare Liz Taylor e Paul Newman, fare un film con Steve Buscemi, «far sì che la gente mi guardi con ammirazione».

La lista delle fame ambitions della futura popstar è contenuta in Amy Winehouse: In Her Words (HarperCollins), un libro autorizzato dal padre Mitch, dalla madre Janis e dal fratello Alex che uscirà il 29 agosto, un paio di settimane prima di quando cadrà il quarantesimo anniversario della nascita della cantante.

Il volume contiene foto d’epoca private – Amy neonata in braccio alla madre, mentre gioca da bambina, col fratello in uniforme scolastica e così via – e appunti tratti dal diario di Winehouse. Lo scopo, secondo il padre che ne ha parlato con People, è «far conoscere la vera Amy, le sue origini, le sue caratteristiche». La Estate of Amy Winehouse devolverà i diritti d’autore che riceverà (al netto delle spese di agenzia) alla Amy Winehouse Foundation, con una donazione minima di 70 mila sterline.

«Forse sono un po’ eccentrica e casinista, e anche un po’ stramba, ma è solo perché la gente non mi conosce», scrive Amy a penna in una pagina di diario riprodotta nel libro. «La maggior parte delle persone non mi vuole conoscere sul serio. Gli basta pensare che sono la matta della classe. Beh, a me piace essere diversa, non desidero essere come tutti gli altri, adoro avere il mio stile individuale».

E ancora: «A volte mi chiedo se là fuori c’è un ragazzo pazzo come me. Uno che ama i Beatles e ne sa più di me di John Lennon. Un bel tipo, capelli scuri, che porta gli occhiali da lettura ed è un vero indie kid. I piercing sono un optional, ma che abbia preferibilmente un accento scozzese o irlandese». Morale: «Incontrerò mai l’amore o sono destinata a uscire con metallari o ragazzi bellissimi, ma senza cervello (cosa che disprezzo)?».

Scrivono i genitori nella prefazione che «s’è capito fin dal principio che Amy difficilmente si sarebbe realizzata a scuola. Ripeteva spesso la stessa frase: “Mi annoio”. Gli insegnanti ci dicevano che era brillante e capace, ma c’era sempre un “ma”. Ma… non riusciva a stare ferma, non riusciva a concentrarsi, si comportava male in classe». Era però «un’amica leale e generosa. Se poteva, aiutava tutti… Nella gente vedeva il meglio».

A proposito della passione per la musica: «Poteva recitare il testo e cantare la melodia d’una canzone dopo averla ascoltata solo una o due volte. Quand’era da nonna Cynthia era circondata dal jazz, da Frank Sinatra a Ella Fitzgerald a Sarah Vaughan. E a casa cantava le canzoni di Mary Poppins o gli inni ebraici che le avevamo insegnato». Amava Frank Sinatra, una canzone che la tirava su era Fly Me to the Moon: la cantava fra sé e sé a scuola, quando veniva convocata dalla preside, per farsi forza.

In un’altra lista, Winehouse mette in fila le parole giuste per descriversi («secondo me, naturalmente») tra cui casinista, brillante, melodrammatica, selvaggia, piena d’immaginazione, spontanea, diretta.

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