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Pamela Des Barres, la groupie che faceva sul serio

«Eravamo tutte lì solo per la musica: io sono stata considerata una puttanella sottomessa agli uomini, ma in realtà sono una donna che ha fatto esattamente quello che voleva nella vita».

«Se non hai una groupie intorno, allora vuol dire che non stai facendo sul serio», affermava non senza una certa ironia Frank Zappa. E se la “serietà” delle band e dei musicisti anni sessanta e settanta non è affatto messa in discussione, non si può nemmeno dubitare di quella delle loro muse ispiratrici, la cui regina assoluta rimane Pamela Ann Miller, classe 1948, più conosciuta con il cognome dell’ex marito Des Barres.

Che “Miss Pam” non fosse destinata a un’esistenza uguale a quella di tante altre ragazze nate nella sonnacchiosa Reseda, nella California del sud, è chiaro sin dai primi anni dell’adolescenza: «Avevo 13 anni ed ero una fanatica di Elvis quando una band locale, i Rainbow Rockers, hanno iniziato a provare proprio vicino a casa mia. Vederli suonare dal vivo è stata una folgorazione. Ho ricevuto il mio primo bacio dal chitarrista di quel gruppo». Galeotto fu l’incontro con Victor Hayden, che le presentò suo cugino Captain Beefheart: lui a sua volta la introdusse a Charlie Watts e Bill Wyman dei Rolling Stones, e Des Barres iniziò così a frequentare assiduamente i locali del Sunset Strip di Los Angeles. Erano i “favolosi sessanta”, e lei intuisce in fretta la sua vocazione: «In realtà adoravo i Beatles, ma ero ancora troppo giovane e inesperta e loro troppo popolari. Così ho cominciato a frequentare band del posto come i Byrds e i Doors. Per me, una giovane ragazza bionda e piena d’amore, conoscere gli artisti era molto facile, bastava bussare alla porta del backstage e mi facevano entrare». Non era difficile conoscere e frequentare le rockstar, il loro mondo era vicino e tangibile come mai prima di allora, e Pamela aveva tutta l’intenzione di immergercisi: sono passate alla storia le sue avventure con Jim Morrison, con il bassista di Jimi Hendrix Noel Redding, con il batterista degli Who Keith Moon, con Mick Jagger – «Il primo ragazzo androgino ad attrarmi» – e con Jimmy Page.

Ciò che emerge, lampante, dalle tante interviste rilasciate e dai suoi memoir, è il senso di profonda amicizia che l’ha sempre legata alle tante rockstar con le quali ha intrecciato relazioni più o meno durature: tra questi è impossibile non citare Frank Zappa, «Il mio mentore, il mio boss, il mio produttore, il mio amico». Zappa e la moglie Gail ospitarono per diverso tempo nella loro casa Des Barres, che faceva da baby sitter ai figli Moon e Dweezil, e che per un determinato periodo fu a tutti gli effetti un membro della famiglia. Il chitarrista ha più volte celebrato il mondo delle groupie nei suoi album, trasformando lei stessa in una star con le GTOs (Girls Together Outrageously): «All’ epoca io e le mie amiche decidemmo di mettere su un gruppo di danzatrici, la Laurel Canyon Ballet Company. Ballavamo per le band in giro per la California. Zappa ci vide e ci chiamò a ballare per le sue Mothers Of Invention. Dato che stava iniziando a lavorare con la sua etichetta, la Straight, ci spinse a diventare noi stesse una band, e nel 1969 produsse un nostro disco e ci portò in scena. Non eravamo molto vestite, in realtà, e facevamo abbastanza casino. Ma il nostro disco è oggi materiale per collezionisti». A ripensarci ora, le GTOs furono indiscutibilmente la prima girl-band a dimostrare un carisma e uno spessore che avrebbero poi fatto da apripista ad altri gruppi al femminile: «Penso saremmo potute andare lontano se molte delle ragazze non fossero state delle tossiche al tempo, soprattutto perché Frank era contrarissimo alle droghe. Un paio mollarono perché pensavano stessimo diventando troppo commerciali, il che è ridicolo, considerato che eravamo quanto più anti-commerciali possibile. Facevamo interviste e accettavamo coperture sulla stampa, ma finiva lì. In realtà eravamo delle performer molto prima della performance art. GTOs era una scelta di vita», ha dichiarato Pamela in un’intervista a Noisey.

Oggi l’unico musicista rock che può ricordarmi Zappa è Jack White. Anche lui a suo modo è un genio. Ha una mentalità aperta

Spesso si è dibattuto sul ruolo che le groupie hanno avuto nel contribuire a plasmare una scena musicale e ciò che sarebbe avvenuto successivamente: non sono mancate, puntuali come un orologio svizzero, le accuse di anti-femminismo da parte di chi non riusciva a capire che «Eravamo tutte lì solo per la musica: io sono stata considerata una puttanella sottomessa agli uomini, ma in realtà sono una donna che ha fatto esattamente quello che voleva nella vita». Il desiderio di “bazzicare”, nell’accezione positiva del termine, gli Who, i Kinks, i Doors, i Byrds, i Rolling Stones, i Buffalo Springfield e i Led Zeppelin era mosso dalla volontà di essere parte di un momento incredibile e irripetibile, che avrebbe mutato irreversibilmente il mondo, la musica, le persone: «La gente mi domanda, “Perché hai voluto incontrare questi ragazzi?”. Perché no? Perché non voler partecipare a qualcosa di così importante?».

Per non smentirsi, Miss Pam nel 1977, a 25 anni, sposa Michael Des Barres, leader del gruppo glam rock Silverhead: avranno un figlio, Nicholas Dean, e rimarranno insieme per 14 anni, finché nel 1991, stanca dei troppi tradimenti, lei deciderà di divorziare, tenendo però il cognome – «L’ho tenuto perché è bellissimo e francese» – e rimanendo come da copione in ottimi rapporti con l’ex marito. Oggi, a quasi 70 anni, Pamela è una scrittrice di successo arzilla e vitale, con all’attivo cinque libri, di cui uno, I’m with the Band: Confessions of a Groupie, nel 1987 è entrato prepotentemente nella classifica dei best seller del New York Times, rimanendoci per tre mesi. La sua autobiografia, resoconto dettagliato di una vita di eccessi, che non risparmia dettagli sui piaceri del sesso con le rockstar, ha anche l’indiscusso merito di aver ispirato Kate Hudson nell’interpretazione dell’indimenticabile Penny Lane di Almost Famous, il cult di Cameron Crowe, omaggio del regista alla sua passione per il rock’n’roll.

Lo spirito imprenditoriale di Des Barres non si è però esaurito con la scrittura: la ex groupie – o, come ama definirsi, gurupie – ha anche fondato una linea d’abbigliamento, Groupie Couture; tiene lezioni di creative writing a Los Angeles e in diverse città americane; vende memorabilia sul suo sito personale; celebra matrimoni e per la “modica” cifra di 2.500 dollari più spese può essere a disposizione per un intero weekend, per raccontare a curiosi (e abbienti) fan le sue avventure dal vivo.

L’amore per la musica non l’ha abbandonata, e dimostra di avere ancora ottimi gusti, come spiega a Freequency: «Oggi l’unico musicista rock che può ricordarmi Zappa è Jack White. Anche lui a suo modo è un genio. Ha una mentalità aperta. Venti, trenta anni fa, i musicisti più rivoluzionari erano quelli che si aprivano a cose nuove, e Jack è così. Credo che, prima di lui, l’ultimo ad avere questo tipo di energia, questo potenziale esplosivo capace di scuotere le coscienze sia stato Kurt Cobain. Jack ha questo potenziale e lo sta usando nella maniera giusta, esplorando i diversi aspetti della creatività».

A chi le chiede cosa abbia decretato la fine della groupie scene, Pamela risponde senza esitazioni: non tanto il timore dovuto alla diffusione dell’AIDS, quanto dall’omicidio di John Lennon avvenuto nel 1980, in seguito al quale avvicinarsi alle rockstar è diventato sempre più arduo, se non impossibile. È stato allora che, forse anche per ragioni di sicurezza, queste hanno incominciato a frequentare loro “pari”, come modelle, attrici o altre musiciste: «Renee Zellweger, Nicole Kidman, Gwyneth Paltrow, Winona Ryder, sono tutte groupie, perché amano o hanno amato musicisti», afferma.

Sarà, sta di fatto che se dovessi scegliere con chi trascorrere un fine settimana non avrei alcun dubbio. Anche se significherebbe dar fondo ai miei ultimi risparmi.

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