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«No raduni no immigrati no diversi, vai col circo»: le poche reazioni degli artisti alla norma anti-rave

Abbiamo aspettato due giorni per capire se per i nostri cantanti il decreto puzza, come ha scritto Fiorella Mannoia. Forse avremmo dovuto aspettare il terzo giorno, come per gli ospiti e il pesce

Foto: Stephen Arnold/Unsplash

La norma anti-rave non puzza poi tanto. È l’idea che ci si fa visitando i social degli artisti italiani che almeno per ora non sono certo corsi a contestare le misure approvate durante la prima riunione in Consiglio dei Ministri del governo Meloni (qui l’editoriale del direttore). La cosiddetta norma anti-rave, che di rave però non parla ma di «invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica», prevede tra le altre cose dai 3 ai 6 anni di reclusione per gli organizzatori di queste «invasioni» a cui prendono parte più di 50 persone, con la pena diminuita per chi si limita a partecipare.

Del tweet di Fiorella Mannoia sul decreto che puzza non c’è più traccia. In compenso, si è espresso Bugo: «Vai vai che ce ne frega della bollette e della crisi economica, vai allora con contanti e rave party e ora ong e navigator e poi dai dai avanti col circo noi siamo quelli che lavorano pulizia pulizia sposta la statua via col circo no raduni no immigrati no diversi, vai col circo!».

Max Casacci dei Subsonica la butta sul ridere su Facebook: «Cerco 49 amici per organizzare un Rave. Astenersi perditempo».

In una intervista concessa a Adnkronos, Morgan suggerisce tra le altre cose di superare i rave facendo loro concorrenza: «Ci sono aspetti torbidi e contorti nei rave party: ma il punto non è vietarli, arrestare i partecipanti e metterli in carcere; semmai, bisogna far sì che non siano attraenti per i giovani, proponendo idee alternative migliori. Le proposte, ovviamente, non devono essere noiose ma attraenti e audaci, con musica altrettanto interessante, per una forma di ‘concorrenza’ ai rave party che, fra l’altro, si svolgono anche in condizioni igieniche spesso molto precarie, talora quasi discariche».

Per cercare altre reazioni bisogna uscire dal mondo della musica. Erri De Luca ad esempio parla di «pene da patibolo contro la gioventù», mentre l’attore Andrea Pennacchi gioca come Casacci sul tetto di presenze sotto al quale la norma non si applica, ricordando i famosi 49 milioni della Lega: «49 non è rave. 49. Dove ho già sentito questo numero?».

La modella Bianca Balti, che in passato è stata una squatter, pubblica immagini di quand’era più giovane e scrive che «con tutti i rave a cui sono stata sarei ancora dentro con l’ergastolo» e che «il mondo va avanti e l’Italia torna indietro».

Forse la norma anti-rave è come il pesce e comincia a puzzare dopo tre giorni. Nel frattempo è arrivato, di segno contrario, il sostegno del sindacato dei locali da ballo, il SILB, che chiede «tolleranza zero» sull’abusivismo. I rave farebbero insomma concorrenza sleale alle discoteche.

Scrive in un comunicato Maurizio Pasca, presidente SILB: «Siamo al fianco del Ministro Piantedosi che con la sua linea dura dimostra di prendere sul serio un problema che esiste da anni e che crea danni sociali ed economici indicibili». E ancora: «Il SILB è per la lotta all’illegalità, da anni denunciamo questi fenomeni con forza senza però che mai nessuna istituzione intervenisse al riguardo. Maggiori controlli vuol dire maggiore sicurezza per tutti, ecco perché oggi ribadiamo la nostra volontà di collaborare con il Governo, perché non vengano più ripetuti gli errori fatti in passato».

Sollecitato da Adnkronos, si è espresso anche Giordano Sangiorgi, Presidente AudioCoop, coordinamento degli editori e dei produttori discografici indipendenti. «I nostri circuiti sono sempre stati a favore della legalità e contro ogni attività illegale nel settore della musica (…) Per questo siamo soddisfatti che in questo momento il tema della musica sia un tema centrale nella nascita di un nuovo Governo perché la musica Made in Italy un ha immediato e urgente bisogno di sostegni per non essere cancellata da pochi marchi multinazionali. Quindi, siamo sempre stati contro gli eventi musicali illegali di qualsiasi tipo. Ancora di più verso quelli che mettono a rischio e pericolo, speculando sulla voglia dei ragazzi di ritrovarsi insieme, la vita dei giovani portandoli in luoghi abandonati e pericolosi con grave rischio di mortalità».

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