Dopo la loro performance a Glastonbury, i Bob Vylan sono stati scaricati dal Radar Festival di Manchester e dal Kave Fest in Francia, oltre che da un evento a Colonia previsto per settembre. In questo spiacevole domino, il Vicesegretario di Stato degli Stati Uniti Christopher Landau ha rincarato la dose scrivendo su X che il Dipartimento di Stato «ha revocato il visto ai membri dei Bob Vylan alla luce della loro campagna d’odio a Glastonbury, che ha incluso l’aver guidato la folla in cori di morte».
Gli annunci arrivano a pochi giorni di distanza dalla controversa esibizione del duo inglese. Sul palco più importante d’Inghilterra, i Bob Vylan hanno preso parola sulla situazione israelo-palestinese senza mezzi termini. Prima hanno incitato il pubblico con il coro “Free, free Palestine”, per poi lanciarsi in “Death, death to the IDF (Israel Defence Forces, ndr)”. Sui maxischermi alle loro spalle invece un messaggio chiaro e diretto alla BBC, che stava trasmettendo in diretta il concerto: «Le Nazioni Unite lo chiamano genocidio, la BBC lo chiama conflitto». Gli organizzatori del Glastonbury hanno presto pubblicato un comunicato a riguardo: «Quei cori hanno decisamente oltrepassato il limite. Ricordiamo con urgenza a tutti coloro che sono coinvolti nella produzione del Festival che a Glastonbury non c’è posto per l’antisemitismo, l’incitamento all’odio o alla violenza».
Dopo il concerto, il rapper Bobby Vylan ha dichiarato di aver ricevuto messaggi «di odio e di supporto», confermando la sua posizione. «Insegnare ai nostri figli a parlare apertamente per il cambiamento che desiderano e di cui hanno bisogno è l’unico modo per rendere questo mondo un posto migliore», ha scritto Vylan in un post. «Man mano che cresciamo, e il nostro fuoco inizia forse ad affievolirsi sotto il peso della vita adulta e di tutte le sue responsabilità, è incredibilmente importante ispirare le generazioni future a raccogliere la fiaccola che ci è stata passata».
Stando alle voci circolate in questi giorni, confermate dall’annuncio del Kave Fest, i Bob Vylan sarebbero stati scaricati dalla loro agenzia, la United Talent Agency (UTA). Sulla band è stata anche aperta un’indagine da parte della polizia del Somerset.
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La band non sembra però essere scossa dalla situazione. Sul proprio Instagram, infatti, dopo aver fatto notare che la forze militari israeliano hanno ucciso 372 palestinesi a Gaza durante i cinque giorni di Glastonbury, ha risposto all’annuncio del Radar Festival dell’annullamento del loro concerto: «Il silenzio non è un’opzione. Noi stiamo bene, è la gente della Palestina che sta male. Manchester, torneremo». In un comunicato congiunto invece, scrivono che «vi faranno credere che una band punk è il nemico numero uno della pace mondiale. Non siamo per la morte degli ebrei, degli arabi o di ogni altra razza e gruppo. Siamo per smantellare una violenta macchina militare ai cui propri soldati dice di usare “una forza letale non necessaria” contro i civili che aspettano gli aiuti umanitari. […] Non siamo noi la storia, noi siamo una distrazione».
«Il governo non vuole che gli venga chiesto: perché rimanete in silenzio davanti a queste atrocità? Perché non fate di più per fermare queste uccisioni? Per aiutare chi muore di fame? Più tempo passeranno a parlare dei Bob Vylan, meno tempo verrà usato per rispondere della loro inattività criminale. Siamo nel mirino per aver parlato, non siamo i primi, non saremo gli ultimi».
Alcuni artisti come i Lambrini Girls, Amyl and The Sniffers, Soft Play hanno espresso pubblico supporto ai Bob Vylan. I Massive Attack invece, ribadendo un concetto dei Bob Vylan hanno scritto in un comunicato: «I media e la classe politica si focalizzano di nuovo sugli artisti. Visto il ban di Israele ai giornalisti internazionali interessati a raccontare ciò che accade a Gaza e il simultaneo assassinio di centinaia di giornalisti a Gaza per mano delle forze israeliane, Massive Attack chiedono urgentemente alla BBC e agli altri media di spostare le proprie risorse per raccontare la verità di ciò che accade quotidianamente alla gente di Gaza e per spiegare la totale mancanza di azione dei governi occidentali (come quello inglese) agli spettatori».