Nel Regno Unito sarà vietato rivendere biglietti dei concerti per trarne profitto | Rolling Stone Italia
Mercato secondario

Nel Regno Unito sarà vietato rivendere biglietti dei concerti per trarne profitto

Né i bagarini, né i fan potranno più applicare un prezzo superiore a quello dell’acquisto. È una misura efficace e applicabile?

Nel Regno Unito sarà vietato rivendere biglietti dei concerti per trarne profitto

Liam Gallagher con gli Oasis a Wembley, 2025

Foto: Sharon Lopez

Nel Regno Unito sarà vietato rivendere biglietti dei concerti per trarne profitto. Né i bagarini, né i fan potranno più applicare un prezzo superiore a quello dell’acquisto.

La misura sarà annunciata oggi, riporta il Guardian, per contrastare l’aumento folle dei prezzi sul mercato secondario e colpire gli speculatori che operano su piattaforme di secondary ticketing come Viagogo e StubHub. Un esempio clamoroso: i biglietti per la reunion degli Oasis a Wembley su Viagogo sono arrivati a costare anche 5000 euro.

In un primo tempo i legislatori avevano pensato di mettere un tetto del 30% al sovrapprezzo praticabile. Alla fine hanno deciso di dichiarare fuorilegge qualunque rivendita a prezzo maggiorato, lasciando comunque alla piattaforme la possibilità di applicare dei diritti di vendita, anche se con vincoli che non sono stati ancora comunicati.

Il divieto sarà esteso anche ai social, non solo alle piattaforme di secondary ticketing. È una misura efficace? Sarà applicabile?

La scorsa settimana una quarantina di artisti tra cui Radiohead, Iron Maiden e Robert Smith dei Cure hanno lanciato un appello al governo inglese affinché venga messo un tetto ai prezzi praticati in quel mercato secondario che «favorisce gli interessi dei bagarini, le cui pratiche di sfruttamento impediscono ai veri appassionati di accedere ai concerti, alle rappresentazioni teatrali, agli eventi sportivi».

Per i firmatari è necessario ripristinare la fiducia in un sistema che attualmente, permettendo ai bagarini di acquistare biglietti in gran quantità per poi rivenderli a prezzi gonfiati, «mina la fiducia nel settore degli eventi dal vivo e compromette gli sforzi che artisti e organizzatori fanno per rendere gli spettacoli accessibili e a prezzi abbordabili».