Neil Young contro Trump: «Non usare le mie canzoni» | Rolling Stone Italia
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Neil Young contro Trump: «Non usare le mie canzoni»


Nonostante gli insulti dal palco e la lettera aperta di qualche mese fa, venerdì sera Trump ha usato le canzoni di Neil Young durante l'evento a Mount Rushmore. «Non mi sta bene, sono solidale con i Lakota Sioux»

Neil Young contro Trump: «Non usare le mie canzoni»


Neil Young

Foto: Richard Isaac/Shutterstock

Neil Young si è lamentato ancora una volta dell’uso delle sue canzoni nei comizi di Donald Trump, che ha trasmesso Like a Hurricane e Rockin’ in the Free World durante l’evento di venerdì sera a Mount Rushmore. «Non mi sta bene», ha scritto Young su Twitter commentando un video dell’evento. «Sono solidale con i Lakota Sioux». La zona di Mount Rushmore è territorio sacro per i nativi Sioux, e un gruppo di attivisti ha cercato di bloccare il presidente sulla strada per il comizio.

Anche la famiglia di Tom Petty e i Rolling Stones hanno disapprovato l’uso delle loro canzoni nei comizi di Trump, ma quella di Young è una battaglia che va avanti da cinque anni. Nel giugno 2014, quando Trump ha usato Rockin’ in the Free World dopo l’annuncio della sua candidatura, il cantautore ha fatto sapere che non aveva autorizzato nulla, e che in realtà supportava il candidato democratico Bernie Sanders.

Young ha poi detto che il comitato elettorale di Trump aveva acquistato la licenza per usare la canzone. «Quando la musica viene pubblicata, chiunque la può usare per qualsiasi cosa», ha detto a maggio 2016. Più avanti, l’allora capo del comitato Corey Lewandoski ha promesso che Rockin’ in the Free World non sarebbe stata più trasmessa in campagna elettorale, ma Trump ha continuato a utilizzarla nei suoi comizi. Ha continuato anche dopo che Young l’ha insultato durante un concerto.

«Sei la disgrazia del mio paese», ha scritto in una lettera aperta pubblicata lo scorso febbraio. «La distruzione incontrollata delle nostre risorse naturali, dell’ambiente e delle relazioni con i nostri alleati nel mondo è imperdonabile».

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