Rolling Stone Italia

Neil Young a Milano e la faccia di chi darebbe tutto per il rock

Al Market Sound, il folksinger ex Buffalo Springfiels e CSN&Y ha fatto cantare le sue generazioni di fan, grazie anche al supporto dei Promise Of The Real e di Willie Nelson

Non si è mai veramente pronti a un live di Neil Young, tantomeno quando, come nel mio caso, è la prima volta. Una sorta di battesimo profano in musica, da ritmo semplice e cadenzato nell’afa dei parcheggi a rito collettivo sciamanico. Per il “Rebel Content Tour” il Mito canadese si fa accompagnare da una band di giovani e talentuosi musicisti: i Promise Of The Real. Con loro ha scritto il suo ultimo album, The Monsanto Years, e con loro riprende l’epopea interrotta coi Crazy Horse, dando vita a 170 minuti circa di pura magia sonica.

Lo show perfettamente gestito dal Market Sound fa ricredere chi vedeva nel folksinger, già di Buffalo Springfield e CSN&Y, solo l’ombra del passato glorioso. Le canzoni ci sono tutte, le emozioni trapanano pancia e orecchie, così come le cavalcate chitarristiche che Neil tesse sia con i nuovi Nelson che con Willie medesimo, guest a sorpresa delle tappe italiane. Intere famiglie di fianco a me intonano all’unisono After The Gold Rush, Heart Of Gold, The Needle And The Damage Done sbattendosene di tutto. Sul palco solo organo, chitarra acustica e l’occhio di bue. Il delirio vero, però, esplode quando il suono si fa elettrico e gli ampli iniziano a fischiare per gli assoli, in momenti di pura psichedelia West Coast. Certo, non si può essere indifferenti davanti alla storia. Come quando Cowgirl In The Sand irrompe in una versione iperdilatata che scivola, si ferma, si contorce su se stessa e strizza lo stomaco. Gli occhi che si cercano lucidi nel medesimo metro quadrato, con quell’espressione lì di chi darebbe tutto per il Rock. Insomma il mood generale è questo. Il resto è pura cronaca musicale: l’uomo è vivo e pulsante e l’artista è una macchina da guerra che tutto muove traendo il massimo divertimento da ogni singola nota. Poi il trionfo con Rockin’ In The Free World dal minutaggio imbarazzante e che mette i titoli di coda a una splendida notte di luna piena. Il bis con Willie Nelson (Homegrown) ci sorprenda disarmati alle spalle. Purtroppo, caro Neil, ti sei giocato il 10 pieno non eseguendo Hey Hey My MY e Hurricane. Vergogna!

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