Nadya Tolokonnikova delle Pussy Riot è nella lista dei criminali più ricercati in Russia | Rolling Stone Italia
Flipping the Bird

Nadya Tolokonnikova delle Pussy Riot è nella lista dei criminali più ricercati in Russia

La sua risposta? «Oopsie» e la foto che vedete qui

Nadya Tolokonnikova delle Pussy Riot è nella lista dei criminali più ricercati in Russia

Nadya Tolokonnikova ha una cosa da dire a Putin

Foto: dall'account Instagram @nadiariot

Nadya Tolokonnikova, il membro più in vista delle Pussy Riot, è entrata a far parte della lista dei criminali più ricercati in Russia. Secondo quanto riporta Associated Press, citando Mediazona, il suo nome si troverebbe nel database del Ministero degli Interni russo fra chi è accusato di (non meglio specificati) reati penali.

La reazione di Tolokonnikova? «Oopsie», ha scritto su Instagram accompagnando la dida «Sono stata appena inserita nella lista dei ricercati federali russi» con un dito medio alzato, ovviamente in lingerie e con indosso una fascia rossa con la scritta “Danger”, pericolo.

Le Pussy Riot sono diventate celebri nel 2012 per via della “preghiera punk” in una chiesta di Mosca durante la quale hanno chiesto a Maria di cacciare Putin dal paese. Tre di loro erano state arrestate e condannate a due anni di prigione.

All’incirca un mese fa Pavel Chikov, avvocato a capo dell’Agora International Human Rights Group, ha detto che era stato avviato un procedimento penale contro Tolokonnikova con l’accusa di aver offeso i sentimenti religiosi di chi crede, che è diventato reato penale in Russia dopo la “preghiera punk” delle Pussy Riot. Nel 2021, il governo russo ha cominciato a considerare Tolokonnikova, che da tempo vive altrove, un’agente straniera.

A questo link la nostra intervista a Tolokonnikova («Fanculo Putin, spero muoia presto»), qui la recensione dell’esibizione delle Pussy Riot a Milano a settembre 2022.

Questo invece è il post pubblicato sull’account ufficiale delle Pussy Riot in cui si ipotizza che l’inserimento nella lista dei ricercati sia collegato alla produzione di un NFT venduto a sette milioni di dollari per raccogliere fondi per la causa ucraina. «Sono sicura che a Putin non è piaciuto. Non gli sarà piaciuta nemmeno la mia ultima esibizione con Jeffrey Deitch, in cui abbiamo bruciato l’effigie di Putin e poi raccolto e venduto la cenere». Morale: «Ci minacciano, ma non dobbiamo mostrarci impauriti. Userò i miei strumenti di artista e attivista per continuare la lotta. Non sono una soldatessa, sono un’artista, la mia arma è l’arte. Bello vedere che hanno paura».

 

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Un post condiviso da 𝖕𝖚𝖘𝖘𝖞 𝖗𝖎𝖔𝖙 (@pussyriot)

Altre notizie su:  pussy riot