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Miracoli di Maria

Poche settimane prima della fine del talent creato dalla De Filippi, siamo entrati nelle "casette" di Elodie e Sergio, voci di punta della 15esima edizione. Già famosi ancora prima di avere una carriera
Sergio Sylvestre, 24 anni. Foto: Kimberley Ross

Sergio Sylvestre, 24 anni. Foto: Kimberley Ross

È facile credere a chi scredita Roma guardando la città da via Tiburtina. L’arteria che va dalla Stazione a Tivoli è così lunga che una volta oltre il 1500 spariscono i numeri civici in favore del chilometraggio. Non mi sono spinta così in là per raggiungere gli Studi Elios, ma tecnicamente non è già più Roma – anche se capire cosa sia Sette Camini è più complesso che calcolare la strada più rapida per arrivarci. Metà degli otto studi della succursale romana di Mediaset sono occupati da programmi di Maria De Filippi: Uomini & Donne, C’è Posta per Te, Amici in edizione pomeridiana e serale, quest’ultimo girato nell’enorme tensostruttura che nell’ambiente chiamano «PalaMaria».

Amici di Maria De Filippi all’anagrafe, solo Amici per gli amici, è il primo talent show d’Italia. Nato nel 2001, ha insegnato a generazioni di spettatori adolescenti cos’è un RVM (Registrazione video magnetica, termine che Maria usava per lanciare i contributi all’interno del programma) e la durezza delle scuole di danza classica albanesi, mentre drenava le ricariche del cellulare con il televoto. Anche io una volta ho televotato: c’era un ballerino che assomigliava a un ragazzo che mi piaceva al liceo e volevo che restasse lì – è stato eliminato la sera stessa.

Da allora sono capitata sul programma solo nei pomeriggi del sabato passati sul divano. In uno di questi pomeriggi ho visto le esibizioni di alcuni ragazzi che dovevano entrare nella scuola – o forse restare, o entrare in qualche squadra, il regolamento cambia ogni anno ed è impossibile da seguire. Il primo era un ragazzo di colore altissimo e piazzato, che quando ha attaccato a cantare con un timbro soul ha stretto i cuori dei giudici. L’altra era una ragazza con i capelli corti rosa, che riusciva a portare senza sembrare una scappata dal liceo artistico grazie a un viso dai lineamenti perfetti. Senza lasciar trasparire la minima agitazione ha spettinato i presenti con una voce tra Mia Martini e Gianna Nannini. Quei due ragazzi erano Sergio Sylvestre ed Elodie Di Patrizi. Qualche mese dopo quel mancato pisolino, sono agli Studi Elios per intervistarli.

Chi starà leggendo saprà già chi avrà vinto l’edizione 2016 di Amici, mentre scrivo so che entrambi saranno nella finale, ma già quando li incontro a inizio maggio si sapeva che erano i cantanti di punta dell’edizione. Sergio ed Elodie fanno parte uno della squadra dei blu e l’altra della squadra dei bianchi. Vivono separati, seguono le lezioni separati e faranno anche questa intervista separati, attenti a non incrociarsi. Inizio con entrambi dalla stessa domanda: è la vostra prima intervista? Rispondono di sì, anche se non è del tutto vero: ogni giorno i ragazzi di Amici sono sottoposti a sessioni di confronto diretto con la telecamera, infatti dimostrano una capacità di racconto di sé che neanche anni di terapia riescono a darti. Peggio per me, che arrivo all’intervista dopo una notte insonne passata a fissare il soffitto pensando a cosa si chiede a un cantante che è già famoso senza neanche avere una carriera.

Elodie di Patrizi, 25 anni. Foto: Kimberley Ross

Parlo prima con Elodie Di Patrizi, alla sua seconda esperienza con un talent. Nel 2008, a 18 anni, aveva partecipato a X Factor, ma era stata eliminata nella fase finale dei provini. L’anno scorso ha deciso di fare le cose per bene, lasciando il lavoro per cantare. Poi è arrivato Amici. Dall’alto dei suoi 25 anni (l’età limite per partecipare al programma) mi sembra la persona giusta a cui chiedere una visione lucida della trasmissione: «Cambia poco tra vincere o perdere, ogni edizione ha il suo vincitore e non è detto che gli vadano bene le cose. Ho paura di quello che dovrò fare dopo. Qui ti aiutano, ti seguono, stai in una piccola oasi. Esci che hai la popolarità e un mestiere, ma se non hai carattere la gente potrebbe dimenticarsi di te». Mi rendo conto di avere di fronte una ragazza che da circa sei mesi vive come segregata. Mi racconta la sua giornata tipo: «Ci svegliamo alle 8 e studiamo tutto il giorno. Non abbiamo telefono, internet, contatti con il mondo esterno. Guardiamo la tv a orari fissati, e non possiamo seguire nulla di inerente ad Amici. Non riguardiamo neanche le nostre esibizioni». Quando mi lascio sfuggire che, leggendo di lei e Sergio online, ho scoperto che sono tra i preferiti, i suoi occhi si illuminano e la produzione mi dice di evitare il discorso.

Una delle due ragazze che mi seguono durante l’intervista mi spiegherà poi che gli autori non vogliono che le opinioni esterne influenzino i comportamenti dei ragazzi, che devono essere concentrati nel preparare le esibizioni per gli show del serale. È facile dedurre il motivo: questo è un varietà da milioni di spettatori che pesa sulle spalle di ragazzi non professionisti, è un miracolo che non crollino emotivamente.

Elodie mi dice che il consiglio che le hanno dato più spesso è di rilassarsi, «di non pensare troppo alle note o all’estensione, ma non mi piace molto la mia voce: è dura e spessa, e a me piacciono le donne con le voci più morbide». Quella voce la avvicina a una dei giudici di questa edizione, Loredana Bertè, idolo di Elodie: «È la prima donna rock d’Italia, è sfacciata, vorrei esserlo anche io – lo sono nella vita, ma non quando canto». Ad esempio, è stata sfacciata quando ha deciso di avere una storia d’amore all’interno del programma con Lele Esposito, 18 anni, anche lui cantante della squadra bianca e pure lui arrivato in finale. Grazie a Lele si è lasciata andare: «Ho sempre visto adulti intorno a me che avevano delle rigidità, e da ragazzina mi sembravano assurde, poi mi sono accorta che con il tempo ho iniziato ad averle anche io, e me ne sono accorta stando qui».

Esaurito lo sforzo di portare avanti un varietà senza averne l’esperienza, i ragazzi si sobbarcano il peso di reggere il mercato musicale, schizofrenico

Sergio invece è il contrario della rigidità: è un ragazzone che verrebbe voglia di abbracciare fortissimo al primo sorriso che ti rivolge. Nato a Los Angeles nel 1992, frequenta assiduamente l’Italia da quattro anni, e prima di allora non pensava alla musica: «Facevo football americano negli Stati Uniti, poi a 19 anni ho avuto un infortunio al ginocchio e ho dovuto smettere. Mi sono sentito smarrito. Sono venuto in Italia su consiglio di mio padre. Sono arrivato a Lecce e me ne sono innamorato».

La prima esperienza canora, se vogliamo definirla così, è stata a Gallipoli: «Una volta avevo bevuto un po’ e un mio amico che stava facendo il vocalist mi ha passato il microfono su un pezzo che mi piaceva tanto – Scream & Shout di Britney Spears e Will.i.am ». Poi sono iniziate le collaborazioni come cantante per alcuni dj della zona, ma la svolta è stata l’incontro con il proprietario del Samsara Beach, che gli ha chiesto di lavorare con loro per la stagione estiva, a condizione di studiare canto con dei professionisti.
Tornato a Los Angeles, studia con un nome gigante della musica: Lydia Mouton, insegnante anche di Michael Jackson, «costava molto e non potevo più permettermela, ma lei ha continuato a farmi lezione dicendo che aveva visto in me qualcosa». Di nuovo in Italia, i suoi amici iniziano a consigliargli di partecipare a dei talent, prima X Factor, finito in nulla, e poi Amici.

La mia mentalità un po’ provinciale mi impone di chiedergli: con tutta la gente che insegue il sogno di cantare negli Stati Uniti, lui cosa ci fa qui? «In America senza soldi e contatti non vai da nessuna parte. Qui qualcuno ti dice: “Dai, facciamo qualcosa”, e la si fa, anche da casa. Io neanche ci ho pensato a fare musica negli Stati Uniti, talent inclusi, perché là i giudici sono molto cattivi».

Temeva che l’atmosfera dei talent italiani fosse altrettanto difficile, invece in casetta (dove vivono i ragazzi scelti per il serale) se la passa bene – più o meno: «Ogni tanto ci sentiamo soli. Passo il tempo con Ale (Gaudino, ballerino della squadra blu, ultimo rimasto con Sergio, ndr) e con i coach, loro sono la mia famiglia adesso». E poi c’è la questione delle telecamere. «A volte vorrei avere dei momenti in cui stare da solo, non voglio che la gente pensi che piango sempre. Ma ormai non mi trattengo più, non mi vergogno di piangere, e vivo più serenamente». Sfrutto il fatto che è fresco dall’arrivo in Italia per chiedergli com’è Maria De Filippi, il Master of Puppets della tv: «È come la nostra mamma, ci chiede sempre come stiamo, se abbiamo bisogno di qualcosa. È molto calma, e sembra strano per una persona che lavora così tanto come lei». Altra persona che stima del programma è Anna Oxa, anche lei giudice dell’edizione 2016: «Mi ha detto le cose più belle della mia vita. È la persona che sento più vicina, mi fa sentire tranquillo». Per il futuro si auspica di essere un esempio per i ragazzi che vorrebbero seguire questo sogno, ma non hanno il coraggio di farlo: «Sembrerà strano, ma ho imparato molto stando senza fare musica».

Neanche il tempo di tornare verso Milano che al pomeridiano di Amici si vedono Elodie e Sergio che firmano il loro primo contratto, lei con Universal e lui con Sony. Le case discografiche sanno di poter avere un po’ di respiro economico grazie ai personaggi dei talent. Così, appena esaurito lo sforzo di portare avanti un varietà senza averne l’esperienza, i ragazzi si sobbarcano il peso di reggere un mercato schizofrenico come quello musicale, ma già con la disillusione di chi sa che da un momento all’altro potrebbero “dimenticarsi di te”. Una cosa positiva almeno c’è: Maria gli ha insegnato a non vergognarsi delle lacrime.

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