Mike McCready dei Pearl Jam sta lavorando a un’opera rock su Chris Cornell e la scena di Seattle | Rolling Stone Italia
Say Hello 2 Heaven

Mike McCready dei Pearl Jam sta lavorando a un’opera rock su Chris Cornell e la scena di Seattle

«Potrebbe diventare un disco e magari essere portata in qualche forma sul palco»

Mike McCready dei Pearl Jam sta lavorando a un’opera rock su Chris Cornell e la scena di Seattle

Mike McCready dal vivo coi Pearl Jam

Foto: Kevin Mazur/Getty Images

Mike McCready dei Pearl Jam sta scrivendo un’opera rock sulle tragedie e i trionfi della scena di Seattle. Il chitarrista, che lo ha raccontato a Guitar World, ha offerto una piccola anteprima il mese scorso condividendo una versione live dell’inedita Crying Moon, scritta in onore di Chris Cornell (vedi sotto). Il cantante dei Soundgarden, amico di McCready e suo compagno nei Temple of the Dog, è una presenza fondamentale nell’opera.

«Al di là del fatto che fosse un amico, lo considero uno dei migliori cantanti e autori di tutti i tempi. Lo adoro e sto lavorando a un piccolo progetto sulla scena di Seattle e a un musical, tipo opera rock. E lui c’è dentro».

Crying Moon farà parte dell’opera rock. «Sto lavorando al copione e a circa 18 canzoni che canto io». Non è ancora chiaro quale forma prenderà il progetto, «potrebbe diventare un disco e magari essere portato in qualche forma sul palco».

 

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Un post condiviso da Mike McCready (@mikemccreadypj)

Nella stessa intervista, McCready ha fornito un aggiornamento sulla lavorazione del nuovo album dei Pearl Jam, il primo da Gigaton del 2020. «È quasi finito. Ci sono piccole modifiche da fare, ma probabilmente non pubblicheremo nulla quest’anno».

McCready ha parlato del lavoro fatto sul disco dal produttore Andrew Watt, che ha lavorato anche all’album solista del 2022 di Eddie Vedder Earthling. «Ha portato nuova energia, una po’ di giovinezza e l’orecchio di cui avevamo bisogno. Ci ha messi in una stanza e spinti a dare il massimo. Sai, non è facile per un outsider, tra virgolette, entrare nel nostro mondo perché è da trent’anni che siamo abituati a fare le cose in un certo modo, anche se siamo aperti alle novità. Conosciamo alla perfezione le dinamiche interne della band, ma a volte c’è bisogno di qualcuno che dall’esterno ti dia una spinta e ti metta in discussione. Andrew l’ha fatto benissimo».

Da Rolling Stone US.