Michael Stipe: «Trump? È una vipera, un sacco pieno di bugie» | Rolling Stone Italia
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Michael Stipe: «Trump? È un sacco pieno di bugie»


Ospite del ‘Late Show’ di Seth Meyers, l’ex R.E.M. ha parlato del presidente degli Stati Uniti, dei R.E.M. all’epoca di Reagan e del produttore Hal Willner: «Abbiamo registrato un tributo a Lou Reed, uscirà presto»

Michael Stipe: «Trump? È un sacco pieno di bugie»


Michael Stipe

Foto: Steven Ferdman/Getty Images

Michael Stipe è stato ospite dell’ultima puntata del Late Night di Seth Meyers e ha parlato di Donald Trump, dei R.E.M. durante l’era Reagan e del suo amico Hal Willner, il produttore scomparso pochi mesi fa.

All’inizio il frontman ha ripercorso la carriera politica di Trump:«Ha iniziato come imprenditore edile fallito, poi è diventato una star di un reality televisivo«, ha detto. «E adesso ci ritroviamo con un vaneggiante sacco di bugie. Cosa arriverà dopo?». Stipe ha anche ricordato come ha iniziato ad appassionarsi di politica, quando i R.E.M. erano agli inizi e Reagan era presidente. «In un certo senso ci siamo politicizzati, abbiamo studiato e cercato di capire chi eravamo per il resto del mondo e per noi stessi».

Willner, storico produttore e collaboratore di Saturday Night Live, è scomparso lo scorso aprile per complicazioni dovute al Covid-19, ed era amico sia del cantante che di Meyers. «Non puoi immaginare una perdita simile finché non succede, è una cosa drammatica e inaspettata», ha detto Stipe commosso. «L’ultima cosa che abbiamo fatto insieme è stata un tributo al suo migliore amico Lou Reed. Probabilmente uscirà presto, celebreremo il suo genio».

Stipe ha anche scritto un editoriale per il Guardian in cui chiede ai suoi concittadini di Athens, in Georgia, di agire per prevenire il contagio da coronavirus. Il cantante chiede che vengano adottate le stesse misure applicate in altre città, come il limite alla capienza dei ristoranti e gli eventi sportivi a porte chiuse. «In pochi capiscono l’eccitazione di stare in mezzo alla folla come me», ha scritto. «Dagli inizi modesti dei R.E.M. al 40 Watt Club di Athens al trionfo sul MainStage di Glastonbury, ho passato gran parte delle serate della mia vita adulta in compagnia di migliaia o decine di migliaia di persone, celebrando la vita. Il 2020, però, è un anno in cui dobbiamo trovare una fonte di calore più intima, un’alternativa alle masse assembrate».

«La Georgia che conosco e amo è piena di persone meravigliose e profonde, dalle strade di Athens alle contee vicine, fino alle città costiere», ha scritto. «Storicamente abbiamo dato molto: da James Brown ai B-52, da Jessye Norman a Childish Gambino, da Martin Luther King Jr a Stacey Abrams. La loro casa ed eredità meritano un supporto più forte di quanto hanno dimostrato lo stato e le sue istituzioni».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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