Gli eredi di Michael Jackson avrebbero versato in segreto 2,5 milioni di dollari per mettere fine alle accuse di abusi sessuali avanzate da cinque membri della famiglia Cascio, amici di lunga data del cantante. A rivelarlo è il Financial Times, che è riuscito a entrare in possesso di assegni e corrispondenza riservata, dove il pagamento sarebbe l’ultima tranche di un accordo da 16,5 milioni di dollari totali raggiunto nel 2020, che però è al centro di una nuova disputa legale.
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I Cascio, infatti, sostengono di essere stati costretti a firmare l’intesa senza comprenderne appieno i termini. E accusano gli eredi di averli manipolati e privati di un’adeguata assistenza legale. Gli avvocati della popstar, invece, definiscono le accuse «false e infamanti», aggiungendo che si tratta di «un tentativo di estorsione», e chiedendo che la vicenda resti confinata all’arbitrato privato previsto dall’accordo originario.
La battaglia legale arriva, non a caso, in un momento cruciale per la gestione del patrimonio lasciato da Jackson. Il 6 novembre prossimo, la Corte Superiore di Los Angeles deciderà se il caso potrà approdare in tribunale o dovrà rimanere riservato. Sullo sfondo, un investimento da 155 milioni di dollari che riguarda il biopic Michael, prodotto da Lionsgate e Universal, atteso nelle sale ad aprile e accompagnato da una massiccia campagna pubblicitaria.
Dopo la morte del King of Pop nel 2009, i co-esecutori testamentari John Branca e John McClain hanno rigenerato un patrimonio che, fino ad allora, era sommerso dai debiti, generando oltre 3 miliardi di dollari di nuovi introiti e tentando di ripulire la reputazione del loro assistito. Ma le accuse, riaccese dal documentario HBO del 2019, continuano a minarne la memoria. «Dopo Leaving Neverland siamo sopravvissuti, ma altre accuse distruggono tutto», ha ammesso Branca al Financial Times. E oggi, a quindici anni dalla morte di Michael Jackson, l’eredità più ricca nella storia della musica è ancora legata a cause legali.