The Gangsters of Love sono una band che tutta Italia ha visto suonare. Per anni, Mel Previte, Rigo Righetti e Robby Pellati hanno calcato i palchi assieme a Luciano Ligabue. Ma dopo che, per vari motivi, le strade si sono divise, i tre hanno mantenuto e, anzi, puntato forte, sulla loro carriera. Con una band che hanno messo in piedi quasi 30 anni fa, uniti dalla passione per la musica. E adesso, che hanno pubblicato “incredibilmente” il loro disco d’esordio con Rivertale, On/Off, sono pronti a suonare ancora di più.
Com’è nata l’idea di incidere questo disco?
È un’avvenutra che dura da quasi 30 anni: siamo sempre stati insieme. Ci siamo detti, «Perchè non registriamo le cose che facciamo dal vivo, per avere un documento della nostra carriera?» e grazie a Paolo Pagetti e a Rivertale abbiamo inciso questo disco: ha molto sponsorizzato la cosa, ci ha convinti a farlo. Sono i Gangsters of Love versione 2016, con tanti brani riarrangiati che finalmente hanno preso una forma definitiva.
E cosa è successo, quasi 30 anni fa, quando siete nati?
Inizialmente, volevamo riproporre dei grandi classici del rock’n’roll, una musica nei confronti della quale saremo sempre debitori. È qualcosa che ci piace ancora vivere e ascoltare, non è diventata semplicemente quella del revival col ciuffo anche perchè i capelli non li ho! Abbiamo fatto un lavoro di aggiornamento, di riarrangiamento dei superclassici con una sonorità che ci rappresentasse di più. È una sorta di rock’n’roll con il turbo.
Avete per anni visto sia i grandi stadi che i piccoli club. Come sono cambiati gli spazi della musica?
Al di là dei grandissimi spazi, il club rimane sempre una forma che ci piace moltissimo. L’atmosfera, la gente attaccata alla mano mentre suoni, è sempre molto bello. Purtroppo stiamo vivendo una crisi che coinvolge sia il reparto economico ma anche quello sociale: tanti locali stanno chiudendo, storici e belli, dove abbiamo suonato. Ma anche la programmazione è più orientata a tributi e cose simili, meno a progetti originali. Noi continuiamo a girare con piacere e con passione, anche se a volte non c’è neanche un lavandino per lavarsi le mani. Meno male che la musica viene fuori anche in condizioni disastrate.
Anche perché voi non vi fermate mai…
Siamo sempre in giro, ci sono delle fiammate in cui facciamo più date, ma da quando abbiamo iniziato questo progetto, senza voler scomodare il grande Dylan e il Never Ending Tour, di fatto è una roba del genere. Siamo sempre “suonanti” e disponibili.
Il disco si chiama On/Off, so che c’è un significato…
È un aneddoto di cui parlo nel booklet. Si riferisce a un episodio che ho passato con un grande artista che non cito, ma che puoi immaginare. Una volta durante un soundcheck disse che avevo un amplificatore a “un volume impossibile”. Il backliner che seguiva le mie chitarre in quel momento, gli rispose che non esiste un volume impossibile. Il rock o è acceso o è spento. E da lì, on o off. E a noi piacerebbe fosse sempre “on”.