Mario Venuti aggredito a Catania: «Città in mano ai delinquenti» | Rolling Stone Italia
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Mario Venuti aggredito a Catania: «Città in mano ai delinquenti»

Il cantautore ha raccontato com'è andata in un post: un litigio per futili motivi sfociato in un calcio al petto. «Denunciare non serve a niente e dovrei lasciare il quartiere per evitare rappresaglie»

Mario Venuti aggredito a Catania: «Città in mano ai delinquenti»

Mario Venuti

Foto: Monica Silva

Mario Venuti, dopo lo sfogo dello scorso febbraio sull’inciviltà che ormai regnerebbe a Catania, torna a denunciare quella che definisce «una città in mano ai delinquenti». Stavolta ne avrebbe fatto le spese personalmente, descrivendo un’aggressione che ha subito.

«Catania è una città in mano ai delinquenti. Stamattina (sabato 1 aprile, ndr) sono stato aggredito con una violenta pedata al petto, data di rovescio, come una mossa di arti marziali. Motivo: una banale difficoltà di vicinanza tra il mio cane e i suoi due pit-bull a sua detta molto aggressivi», scrive il cantautore in un post su Facebook. «Si è inalberato quando gli ho chiesto se erano assicurati. Detenere cani aggressivi (il padrone in questo caso lo è molto più dei suoi cani) comporta gravi responsabilità in caso di incidenti con bambini, adulti o altri cani. La domanda gli è sembrata una domanda da sbirro e lo ha innervosito. Comunque io mi ero allontanato visto il personaggio. Mi stavo avviando e avevo già percorso circa 20 metri, quando ha cominciato a inseguirmi, colpevole di aver detto qualcosa a un ragazzo che aveva assistito alla scena. “Ancora sta’ parrannu?”. Al che mi è arrivato alle spalle e mi ha colpito violentemente di rovescio con un calcio».

«Denunciarlo non serve a niente. A parte che non so chi sia e dovrei fare una inutile denuncia contro ignoti. Credo sia nullatenente, quindi spenderei tempo, soldi e stress per trovarmi con un pugno di mosche in mano. E poi dovrei comunque lasciare il quartiere per evitare rappresaglie. Quindi, incassato il colpo non posso fare altro che cercare di dimenticare l’accaduto». Nel frattempo, a un utente che gli ha chiesto se avesse riportato delle conseguenze dall’episodio, ha risposto tra i commenti: «Petto dolorante e poi non riesco a fermare i pensieri che girano attorno all’accaduto».

Non è la prima volta che Mario Venuti, cantautore e polistrumentista nato a Siracusa e trasferitosi a Catania con la famiglia da adolescente, segnala quanto la sua città sia peggiorata negli anni. Già il 20 febbraio scorso, sempre con un post su Facebook dal titolo “L’idillio con il popolo è finito”, aveva spiegato perché aveva deciso di acquistare casa a Catania, e non altrove, dicendo che i segnali di cambiamento (in positivo) si erano visti, ma che ultimamente la situazione era drasticamente peggiorata.

«Vent’anni fa scelsi di venire a vivere in un quartiere che i borghesi della città disdegnavano perché considerato malfamato. Però come in molte zone dei centri storici che col tempo avevano subito un degrado, si trovavano case bellissime, sontuose, con soffitti a volta affrescati, ampi saloni gattopardeschi, abitazioni della ricca borghesia ottocentesca, poi abbandonate in favore delle “case nuove” dei quartieri alti. Mia madre mi disse: Mario, no ti prego, in quel quartiere no! Io le dissi: vedrai che qui nel giro di pochi anni cambierà e la casa si rivaluterà. Così è stato».

«La zona del Castello Ursino» proseguiva il post «adesso è il centro della movida cittadina, e il quartiere è abitato da alternativi o gente che comunque ha puntato su un futuro cambiamento. Che però è stato parziale. Ovviamente una sacca piuttosto numerosa di vecchi abitanti continua a vivere qui. Io, infarcito di pasolinismo, provavo anche una certa empatia per gente semplice che lotta ogni giorno per svangarla. E in effetti molta gente qui lavora duramente e onestamente per permettersi una vita dignitosa. Sono gentili con me e c’è un rapporto di reciproco rispetto. Naturalmente ci sono anche molti immigrati che mi sembrano discreti e rispettosi».

«Una parte degli autoctoni però, purtroppo non ha fatto il salto evolutivo che si richiede a chi deve stare in una comunità civile. E purtroppo la mia empatia nei loro confronti diminuisce di giorno in giorno. Posteggiatori abusivi che spadroneggiano davanti ai ristoranti della piazza e che adesso fanno posteggiare le macchine perpendicolarmente al marciapiede così da occuparlo e impedire il passaggio dei pedoni. La recente introduzione della raccolta differenziata porta a porta fatica a entrare nelle abitudini e la gente butta di tutto dappertutto. Uno scempio. La parte pedonale che costeggia il castello è infestata da moto che sfrecciano in barba alle regole, incuranti dei turisti che passeggiano ammirando il castello, o di chi come me porta il cane a passeggio o di chi va in giro a piedi con i bambini. Nessuno gli dice niente perché ti rispondono male e i loro genitori più maleducati di loro sarebbero pronti a difenderli. Forze dell’ordine non se ne vedono mai. I prati sono un merdaio perché molti non raccolgono le deiezioni dei loro cani. Insomma il degrado morale e materiale avanza sempre più. E la mia sopportazione diminuisce».

«Non voglio andare via perché amo la mia casa e cerco comunque di trovare i lati positivi di vivere in un posto centralissimo che mi evita l’uso quotidiano della macchina. Però è dura. Lo zaurdo (il tamarro) che prima mi poteva stare anche simpatico, lo trovavo folcloristico, adesso mi suscita rabbia. Probabilmente sono io ad essere cambiato con l’età e mal sopporto la maleducazione e la mancanza di rispetto verso gli altri. Però lo stato d’animo attuale è questo».

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