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Mario Tozzi scrive a Jovanotti: «I concerti con 50mila persone non sono sostenibili da alcun sistema naturale»

Il geologo e divulgatore scientifico, conduttore di 'Sapiens', ha scritto una lettera aperta al cantante, invitandolo a un ripensamento e affrontando il tema dell'insostenibilità del Jova Beach Party

Al Jova Beach Party, con Lorenzo

Il dibattito sulla sostenibilità del Jova Beach Party continua a tenere banco: il duro sfogo su Instagram della scorsa settimana, quando il cantante ha etichettato come “eco-nazisti” i movimenti ambientalisti che, da mesi, protestano contro il tour per via del suo impatto ambientale negativo e per i pericoli che ne conseguono sul fronte della biodiversità, ha inevitabilmente generato diverse reazioni da parte di studiosi e attivisti.

Tra queste, sta facendo discutere soprattutto una lettera aperta pubblicata su La Stampa dal geologo e ricercatore del CNR Mario Tozzi, conduttore di Sapiens – Un solo pianeta, famoso programma di divulgazione scientifica che va in onda su Rai 3.

Per incentivare un dibattito costruttivo e non polarizzante su una questione così delicata, Tozzi – che ha dichiarato di apprezzare la musica di Jovanotti almeno dai tempi di Serenata Rap – ha saggiamente scelto di impiegare dei toni pacati e concilianti, specificando sin da subito che «non c’è ombra di pregiudizio nella mia analisi».

Subito dopo, lo scienziato ha precisato di essere a favore del connubio tra arte, ambiente e paesaggio; nel caso del Jova Beach Party, infatti, il problema non è tanto da ricercare nell’evento in sé, ma nelle sue proporzioni: secondo Tozzi, nel caso del tour del cantante di Cortona «gli effetti sono dirompenti, semplicemente per il numero di individui che vi partecipano: un conto sono cento persone, un altro cinquantamila». Il geologo ha poi citato un recente studio del CNR che «ha stimato che, dalle spiagge del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, ogni bagnante che passa una giornata al mare porta via con sé, volente o nolente, dai 50 a 100 grammi di sabbia. Lo studio è stato elaborato per la famosa spiaggia di Budelli che veniva sistematicamente depredata delle sue sabbie rosa e che è stata chiusa all’accesso proprio perché, comunque, dieci bagnanti trasportavano inconsapevoli altrove almeno un chilo di sabbia al giorno. Moltiplica questa cifra per le tue diecimila o cinquantamila persone e vedi a che montagna di sabbia si arriva, senza contare che si balla e ci si agita, aggiungendo erosione a erosione».

Ai numeri insostenibili, Tozzi affianca come problematica principale i luoghi preposti per i concerti, ossia le coste e le spiagge: «le linee di costa sono quanto di più delicato esista sul pianeta e sono compromesse soprattutto in Italia. Oggi le nostre coste sabbiose sono spesso in via d’erosione, mentre quelle alte, di falesia, finiscono per subire i colpi delle maree, sempre più disastrosi anche a causa delle frequenti tempeste», ha scritto, aggiungendo che «In Italia circa il 40 per cento delle spiagge è sottoposto a un’erosione costante e l’esito di questo processo è che rischiano di andare perdute, se non si interviene incisivamente».

L’altra riflessione dello scienziato è di natura prettamente culturale: non bisogna fare l’errore di ritenere che gli esseri umani possano disporre a proprio piacimento degli ambienti naturali, dato che «trasformandoli in luoghi per eventi di massa si potrebbe dare l’idea che la natura e il paesaggio siano, in fondo, modificabili costantemente dai sapiens anche per esigenze che non sono di immediata sopravvivenza, pur riconoscendo il valore assoluto della musica. Ma ci sono luoghi deputati per quelle manifestazioni, anche giganteschi: stadi, palazzetti, piazze municipali e quant’altro.

Infine, Tozzi è tornato sullo sfogo piccato della scorsa settimana, spiegando come i dubbi sulla sostenibilità dell’evento non siano argomenti da estremisti, ma perplessità del tutto razionali: «Ciascuno di noi sbaglia benissimo da solo e i consigli so dove posso mettermeli, ma davvero non devi pensare che ci sia una pattuglia combattiva di eco-nazisti, come li hai chiamati, che vuole distruggere la tua iniziativa per invidia sociale. Se pure ci sono voci estreme, ci sono anche altri, ecologisti di lunga data come me, che studiano l’ambiente da un punto di vista scientifico e che ne hanno viste abbastanza per suggerirti di rinunciare a questo progetto e rimodularlo legandolo a vere iniziative di compensazione ambientale: dalle emissioni clima alteranti che un evento ha sempre e comunque, alla piantumazione di alberi seguita e certificata, alla restaurazione di dune e praterie di Posidonia, alla difesa dell’avifauna e delle tartarughe marine».

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