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Marilyn Manson, archiviato uno dei casi di molestie sessuali

Un giudice della Corte Suprema di Los Angeles ha stabilito che l’ex assistente della rockstar Ashley Walters ha «presentato pochi fatti» e oltre i termini di prescrizione

Foto: press

Un giudice della Corte Suprema di Los Angeles ha archiviato una delle cause di molestie sessuali nei confronti di Marilyn Manson. Si tratta delle accuse mosse alla rockstar dalla sua ex assistente Ashley Walters.

Secondo il giudice Michael Stern, citato da CBS News, «la querelante ha addotto troppi pochi fatti e troppo tardi» perché il caso venga discusso in tribunale. Il giudice era di questa idea anche a febbraio, ma ha concesso a Walters del tempo per presentare nuove evidenze sufficientemente forti da superare la prescrizione. Non è accaduto.

Walters, scrive il giudice, «dichiara di essere stata a conoscenza delle azioni contro di lei nel momento in cui ha lasciato il suo impiego. Pertanto, da allora fino all’azione legale sono passati nove o dieci anni, ben oltre i due previsti dalla prescrizione». Secondo il giudice, a questo caso specifico non si applica l’emendamento «che prevede un periodo di prescrizione di dieci anni, in quanto tale revisione non è retroattiva».

La donna è stata la seconda, dopo Esmé Bianco, a denunciare Manson nel maggio 2021. Tra le accuse: aggressione sessuale, percosse, molestie. La prima volta che si sono incontrati, quando Walters faceva la fotografa, Manson l’avrebbe legata al letto e costretta a mettere le mani nelle sue mutande, per poi proporle di diventare direttrice della fotografia se fosse apparsa in video in biancheria intima e giacca nazista.

Sempre secondo l’accusa, Manson le avrebbe detto di «amare quando le ragazze sembrano appena stuprate». Una volta diventata assistente personale, incarico ricoperto tra il 2010 e il 2011, Manson avrebbe assunto nei suoi confronti un atteggiamento aggressivo, impedendole di vedere famiglia e amici per le vacanze e spingendola ad accettare le molestie dei colleghi del cantante.

Secondo Walters, Manson controllava i computer dei suoi collaboratori alla ricerca di materiale per ricattarli. Si sarebbe inoltre vantato di aver stuprato delle donne senza subire alcuna conseguenza e le avrebbe mostrato un video in cui fa sesso con una minorenne.

«Non si può scegliere il modo in cui elaborare abusi e minacce», ha detto Walters. «La decisione odierna (di ieri, ndr) della Corte è demoralizzante non solo riguardo al mio caso specifico, ma anche per il messaggio che invia alle altre sopravvissute che cercano di trovare un equilibro tra la necessità di elaborare gli abusi subiti e i tempi dei tribunali. Non permetteremo che questo ostacolo ci impedisca di fare luce su quanto è accaduto a me e ad altre».

Restano in piedi le cause intentate nei confronti di Manson da Esmé Bianco, Ashley Morgan Smithine e da una terza accusatrice di cui non è stato reso noto il nome.

A questo link trovate i risultati dell’inchiesta di Rolling Stone sugli abusi, qui invece i punti chiave del documentario sulla vicenda Phoenix Rising.

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