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Marco Mengoni a Torino: l’amore ha vinto, vince e vincerà

È partito il 28 aprile il secondo girone del "Mengoni Live Tour 2016", primo di una lunga serie di tutto esaurito in Italia. Dopo i festival estivi arriveranno le date europee e un nuovo tour invernale «l'insoddisfazione è un bene per me, voglio fare sempre di più»
Marco Mengoni a Torino per la prima data del "MENGONILIVE2016 TOUR" - Foto di Francesco Prandoni

Marco Mengoni a Torino per la prima data del "MENGONILIVE2016 TOUR" - Foto di Francesco Prandoni

«Bisogna sempre partire dalle cose che ci fanno più paura e il PalaAlpitour mi sembra sempre grandissimo, da far paura appunto» racconta il cantautore poche ore prima del concerto del Mengoni Live Tour 2016, primo di una lunga serie di sold out in tutta Italia. E dopo i festival estivi arriveranno le date europee e un nuovo tour invernale che chiuderà il cerchio. Un progetto inaugurato nel 2015 con i due album Parole in circolo e Le cose che non ho, usciti lo stesso anno. È tranquillo, ma scherza e parla sottovoce, chissà se sta risparmiando la voce per il live che sarebbe iniziato poco dopo «questi sono concerti-maratona, ed io sono pronto a correre». La verità è che le discipline sportive coinvolte sono più d’una, – Marco salta, balla, vola in alto e plana sul suo pubblico sospeso mezz’aria – si tratta di una sorta di triathlon. «È la parte che preferisco, quando sono sospeso e attraverso il palazzetto su tutto quel ben di Dio di gente che si è fatto chilometri di distanza e di coda per diventare parte di tutto questo. Nel primo tour mi mancava molto la vicinanza e il contatto con il pubblico, voglio stare con loro, voglio sentirli. Infatti, per questa serie di live, il palco è stato pensato con meno spostamenti e con un’isola al centro del pubblico». A metà concerto, dopo In un giorno qualunque si tufferà tra la folla protetto solo da alcuni elementi della sua crew, quelli più grossi, attraversando la folla per tornare sul palco principale. Un guerriero dall’inizio alla fine.

Marco Mengoni a Torino per la prima data del “MENGONILIVE2016 TOUR” – Abito Z Zegna – Foto di Francesco Prandoni

Marco Mengoni esce dai due megaschermi, in diagonale sul palco, cantando Ti ho voluto bene veramente e il PalaAlpitour lo segue dalle prime parole alle ultime, quelle di Guerriero. Le due canzoni che hanno lanciato i due progetti discografici del 2015, riarrangiati di nuovo in occasione della seconda parte del tour. Il pubblico non smetterà mai di cantare né di fare foto con gli smartphone, come fosse un polmone gigante composto da tanti piccoli alveoli luminosi che si muovono insieme anche senza la guida dell’applicazione che la crew di Marco – fortissima sul digital – ha lanciato mesi fa. Una roba forte, un legame molto simile a quello che i protagonisti di Avatar hanno con la natura, le luci dell’albero della vita del film di James Cameron del 2009. Al quarto brano, Resti indifferente, si accendono le prime luci viola e il pensiero va a Prince, ma il tributo a The Purple One, questa volta, arriverà solo dopo l’ultima canzone. Le cover in questa scaletta saranno quindi due, Kiss, tributo a uno dei miti del cantautore e Freedom di Pharrell Williams, dedicata a tutte le donne che per arrivare alla loro indipendenza hanno dovuto aspettare molto, troppo.

Marco Mengoni a Torino per la prima data del “MENGONILIVE2016 TOUR” – Foto di Francesco Prandoni

I megaschermi continuano a muoversi – in circolo, seguendo i suoi spostamenti anche al centro del palazzetto – e le canzoni filano una dopo l’altra e sorriso dopo sorriso. Lui è molleggiato e ride, si diverte anche sul palco alternando momenti molto intimi con il suo pubblico ad assaggi di pura estate. «Credo negli altri, nelle persone che non conosco, credo nei diritti uguali per tutti e ho un’unica definizione di famiglia possibile, quella dell’amore. Credo nel coraggio di essere umani.» E un sacco di esseri umani credono in te, Marco, e ti aspettano per altri 13 concerti sold-out su 15 prima dell’estate. Sugli spalti una ragazza con i capelli legati e la fascia del tour canta tranquilla Esseri Umani, dal naso le escono due tubi per la respirazione che finiscono nello zaino, quelli del parterre intanto sono in mezzo a tutt’altro delirio e cantano a squarciagola: “L’amore ha vinto, vince e vincerà”. È vero.

Marco è ancora sospeso per aria e adesso sta attraversando il palazzetto per raggiungerne il centro e cantare su un palco più intimo, di 3 metri, altre 4/5 canzoni dopo Pronto a correre. “Il dolore diventa forza, mi sono rialzato e mi sono rimesso a correre”, è vero. Il pubblico è in delirio, lui scende e canta accarezzandoli Ad occhi chiusi, Solo, Mai e per sempre e In un giorno qualunque. Da lì in poi è solo festa – tralasciando il momento da “chitarrista”, che abbiamo perdonato a lui come a Madonna, sempre al PalaAlpitour lo scorso dicembre – prima del gran finale con bis e tributo.

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