Lo spirito del “pit” spiegato da Juliette Lewis | Rolling Stone Italia
#LongLiveRocknRoll

Lo spirito del “pit” spiegato da Juliette Lewis

I Queens of the Stone Age, l’estasi, la violenza, il caos controllato, la differenza fra Stati Uniti e Cina: il pogo è libertà all’interno di certe regole. Ed è anche politica

Lo spirito del “pit” spiegato da Juliette Lewis

Juliette Lewis in concerto

Foto: Mat Hayward/Getty Images

Lo spirito del pit spiegato da Juliette Lewis. L’attrice americana ha pubblicato su Instagram immagini da un recente concerto dei Queens of the Stone Age al Kia Forum di Inglewood, California in cui la gente crea un mosh pit e si mette a pogare. Sono accompagnate da un breve scritto in cui Lewis spiega la differenza fra violenza e caos controllato, e condivide un aneddoto personale di quando si è esibita in Cina.

«Lasciate che vi parli del pit… della bellezza e della potenza del “caos controllato” causato dalla febbre del rock’n’roll, un impulso involontario a lasciarsi andare in modo “violento”, gioioso ed estatico», scrive Lewis descrivendo il pubblico che forma il pit al concerto dei Queens seguendo, anche in quello spazio apparentemente anarchico, dinamiche e regole interne.

La gente che non comprende questo tipo di cultura, scrive l’attrice, «potrebbe pensare che sia una cosa spaventosa o che abbia a che fare con la lotta. Chi ne fa parte sa invece che in quello spazio ci sono delle regole: devi comportarti bene e se non lo fai verrai gestito dal gruppo. È una forma di anarchia al suo meglio».

Lewis racconta poi un aneddoto: «Una volta mi sono esibita in Cina e la polizia antisommossa è stata chiamata dopo la prima canzone. All’inizio l’ho preso come un enorme complimento. Col senno di poi ho capito che si trattava di una forma di oppressione della libertà. Laggiù controllano il grado di entusiasmo con cui puoi applaudire o urlare. Vogliono controllare l’energia, non solo le parole e le azioni, ma anche il tuo livello personale di esuberanza. Riuscite a immaginare una cosa del genere?».

«Io non ci riuscivo finché non l’ho visto coi miei occhi. La polizia antisommossa, con tanto di pistole, è arrivata marciando e si è disposta al fianco del pubblico meraviglioso che stava assistendo al nostro concerto per fargli sapere che, nel caso avesse applaudito o urlato con troppo entusiasmo, rischiava di essere arrestato o allontanato».

Morale: «Mi libera l’anima vedere questo gruppo di persone trasportate dalla musica che creano uno spazio dove poter esprimere gioia e pericolo».

 

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Un post condiviso da Juliette Lewis (@juliettelewis)