Live Nation e Ticketmaster sono state accusate di permettere ai bagarini di accaparrarsi milioni di biglietti per poi rivenderli sulle stesse piattaforme di rivendita di Ticketmaster con rincari esorbitanti per i clienti.
Una nuova causa intentata dalla Federal Trade Commission (FTC) e da sette stati accusa il più grande promotore di concerti e sito di biglietteria del Paese di aver messo in atto «tre pratiche illegali che danneggiano gli artisti, costringono i consumatori a pagare molto di più per i biglietti degli eventi e favoriscono i guadagni dell’imputato». Le prime due sono: l’accusa di nascondere le commissioni fino al momento del checkout, una tattica descritta come un «approccio di esca e switch» nella pubblicità dei prezzi; e l’accusa di consentire ai rivenditori di biglietti di “superare” i limiti stabiliti dagli artisti sul numero di biglietti acquistabili per volta.
La terza accusa è forse la più significativa: la FTC sostiene che Ticketmaster e Live Nation abbiano guadagnato «centinaia di milioni di dollari violando sistematicamente» il BOTS Act (Better Online Ticket Sales), la legge che vieta la vendita di biglietti acquistati «aggirando le misure utilizzate per far rispettare» i limiti di acquisto o altre regole di vendita.
Secondo la causa, invece di far rispettare queste regole, Live Nation e Ticketmaster «consapevolmente permettono, e anzi incoraggiano, i broker a utilizzare più account Ticketmaster per aggirare le misure di sicurezza e i sistemi di controllo… in modo che gli stessi broker possano poi rivendere i biglietti acquistati illegalmente sui marketplace di rivendita degli imputati». Questo, continua la FTC, «fa salire il prezzo dei biglietti e impedisce ai fan comuni di accedere ai biglietti disponibili al prezzo originale».
La FTC sostiene inoltre che questo meccanismo consente a Live Nation e Ticketmaster di «guadagnare tre volte sulle commissioni: la prima volta quando i broker acquistano i biglietti, la seconda quando li rimettono in vendita, e la terza quando i consumatori comprano i biglietti rivenduti.
In una dichiarazione, il presidente della FTC Andrew N. Ferguson ha ricordato l’ordine esecutivo firmato da Donald Trump a marzo, che stabiliva che la FTC dovesse collaborare con il procuratore generale statunitense Pam Bondi per garantire che i rivenditori di biglietti rispettassero le leggi sulla concorrenza, fossero in regola con le norme fiscali e che il BOTS Act fosse applicato per impedire ai bagarini di usare programmi informatici per comprare biglietti in massa.
Ferguson ha dichiarato che l’ordine era volto a «proteggere gli americani dalle truffe nell’acquisto di biglietti per eventi dal vivo», aggiungendo: «Gli spettacoli dal vivo americani sono i migliori al mondo e dovrebbero essere accessibile a tutti. Non dovrebbee costare un occhio della testa portare la famiglia a una partita di baseball o a un concerto. La FTC sta lavorando per garantire ai fan la possibilità di acquistare biglietti a prezzi equi, e la causa di oggi è un passo monumentale in quella direzione».
Un portavoce di Live Nation non ha immediatamente risposto alla richiesta di commento di Rolling Stone US.
In un comunicato, Stephen Parker, direttore esecutivo della National Independent Venue Association, ha elogiato la causa, affermando che dà «credibilità a ciò che fan, artisti e locali indipendenti hanno creduto per anni: Live Nation e Ticketmaster sfruttano il loro dominio non solo nella promozione dei concerti e nella biglietteria primaria, ma anche nel mercato delle rivendite».
E aggiunge: «Non è solo cattivo business, è inganno e abuso di potere monopolistico. Chiudendo un occhio di fronte ai bagarini, arrivando persino a fornire loro gli strumenti per aggirare i limiti e accaparrarsi biglietti, Live Nation ha agito allo stesso tempo come promotore, venditore, manager degli artisti e bagarino».
La causa della FTC aggrava ulteriormente i guai di Live Nation con il governo federale, dopo che lo scorso maggio i procuratori federali avevano intentato una maxi causa antitrust contro la società. Quel procedimento è ancora in corso, con un giudice che la scorsa primavera ha respinto la richiesta di Live Nation-Ticketmaster di far cadere un elemento centrale del caso del Dipartimento di Giustizia.
La causa entra nei dettagli sulle presunte pratiche di Ticketmaster per nascondere le commissioni dal prezzo mostrato dei biglietti. Cita documenti interni risalenti almeno al 2014 che mostrano come Live Nation e Ticketmaster «abbiano scelto costantemente di continuare a oscurare il prezzo reale dei biglietti anche dopo che test interni avevano dimostrato che una comunicazione chiara e trasparente avrebbe ridotto le vendite».
Secondo la FTC, solo lo scorso maggio la società ha annunciato “«’intenzione di includere le commissioni nei prezzi dei biglietti mostrati». Ma questo è avvenuto quando l’indagine dell’agenzia era già in corso e poco prima che entrasse in vigore una nuova regola contro le commissioni ingannevoli.
Per quanto riguarda i rapporti di Live Nation-Ticketmaster con broker e bagarini, la causa sostiene che l’azienda fosse da tempo a conoscenza di broker che «creano regolarmente centinaia o migliaia di account Ticketmaster» per acquistare biglietti in massa. Nella denuncia viene citata un’email che un ingegnere di Ticketmaster inviò a un dirigente nel 2018, suggerendo che la società «sceglieva regolarmente di chiudere un occhio» sull’aggiramento dei limiti di acquisto da parte dei broker.
Nell’email si legge: «Abbiamo un tizio che assume 1000 studenti universitari e fa comprare a ciascuno il limite di 8 biglietti, ottenendo così 8000 biglietti da rivendere. Poi abbiamo un altro che crea 1000 account falsi e usa ognuno per acquistare 8 biglietti, ottenendo anche lui 8000 biglietti da rivendere. Noi diciamo che il primo è legittimo e lo chiamiamo “broker”, mentre il secondo infrange le regole ed è un “bagarino”. Ma dal punto di vista dei fan, il risultato è sempre un unico tizio che rivende 8000 biglietti».
Nella causa è presente anche una tabella che elenca cinque broker che avrebbero controllato 6345 account Ticketmaster e posseduto 246407 biglietti per 2594 eventi. Tra questi c’è il Key Investment Group, che la FTC ha già accusato lo scorso mese di violare il BOTS Act in una causa separata.
La FTC sostiene inoltre che Ticketmaster fornisca supporto tecnologico ai broker che superano i limiti di acquisto per rivendere i biglietti» grazie a una piattaforma software chiamata TradeDesk. TradeDesk permette ai broker di «aggregare i biglietti acquistati da più account Ticketmaster in un’unica interfaccia per gestirne più facilmente la rivendita». Ed è disponibile solo «per i broker ad alto volume».
Sebbene Live Nation-Ticketmaster abbia pubblicamente sostenuto una maggiore applicazione del BOTS Act (approvato nel 2016), la causa sostiene che la società non solo abbia guadagnato milioni da biglietti «che sapeva essere stati acquistati illegalmente», ma abbia anche rifiutato di utilizzare strumenti che avrebbero «impedito ai broker di aggirare i limiti di acquisto… perché farlo avrebbe ridotto i ricavi».
Ad esempio, la denuncia cita un broker che nel 2018 aveva infranto le regole creando centinaia di account falsi. L’anno successivo lo stesso broker fu segnalato per l’uso di un «modello di acquisto di massa». Eppure, questa «condotta violativa» sarebbe continuata fino al 2023 e 2024, con il broker che manteneva l’accesso a TradeDesk.
Secondo la causa, questo broker avrebbe poi «acquistato oltre 9000 biglietti su Ticketmaster per una sola data del tour Renaissance di Beyoncé, e Ticketmaster ne avrebbe rivenduti oltre 2500 sul proprio mercato di rivendita. Successivamente avrebbe usato 1075 account Ticketmaster per comprare 8518 biglietti per un unico concerto di Travis Scott nel 2024, e Ticketmaster ne avrebbe offerti e venduti 1149 nel mercato delle rivendite. In entrambi gli eventi il limite di acquisto per cliente era fissato a 8 biglietti».








