Sei giorni fa Stevie Van Zandt/Little Steven ha annunciato che avrebbe saltato alcuni concerti del tour europeo con Bruce Springsteen e la E Street Band a causa di una appendicite per la quale è stato operato a San Sebastián. «L’operazione è riuscita perfettamente e spero di tornare sul palco per almeno uno degli show di Milano», scriveva. «Grazie a tutti per le buone vibrazioni. Ci vediamo presto».
In una intervista pubblicata oggi dal Corriere della sera, il chitarrista spiega che la sua presenza al concerto di stasera a San Siro (con replica il 3 luglio) «sarà una decisione dell’ultimo minuto» e dice di essere stato fortunato perché «non mi sono sentito male sul palco o in aereo».
Nell’intervista di Barbara Visentin, il musicista non certo per la prima volta si schiera dalla parte di chi vuole conservare lo Stadio di San Siro, dove lui stesso si è esibito con Springsteen: «Noi abbiamo suonato ovunque e possiamo dirlo: è il più grande stadio al mondo, ha personalità, cuore e anima. Sembra che i luoghi sacri del rock’n’roll non interessino a nessuno e ne abbiamo già persi tanti. E questo è uno di quelli che dovrebbero rimanere, è una cosa criminale. Il nostro promoter Claudio Trotta è in missione per salvarlo, spero che gli italiani si oppongano a questa operazione dettata dall’avarizia. Se ci sono di mezzo squadre di calcio, di soldi ce ne sono abbastanza».
E sugli attacchi di Trump a Springsteen dopo le cose dette in concerto: «Bruce dice ciò che bisogna dire in maniera eloquente: c’è insoddisfazione, ma tutti hanno paura di aprire bocca e quindi tocca a personaggi come lui o Bobby De Niro dire le cose come stanno. Ovviamente io sottoscrivo tutto ciò che dice Bruce, ma non penso al presidente: i cattivi restano tali, ma quando i buoni non riescono a essere un’alternativa, è colpa loro. La mia delusione è al 100% per il partito Democratico del mio Paese».
Arriverà su Sky Arte il 5 luglio il documentario su Stevie Van Zandt di cui abbiamo scritto qui.