L’esercito degli stronzi all’attacco di Spotify | Rolling Stone Italia
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L’esercito degli stronzi all’attacco di Spotify

La piattaforma di streaming, prossima al debutto sul mercato azionario, ha bloccato chi usufruiva dei servizi premium illegalmente. E c'è davvero chi se ne è lamentato, inondando il web di commenti surreali.

L’esercito degli stronzi all’attacco di Spotify

Foto Peter Tsai Photography / Alamy / IPA

Nella giornata di ieri le pagine dedicate a Spotify degli store digitali di Apple e Android si sono riempite di “Non è possibile pagare 10 euro al mese per della musica”, “Con quei soldi ci vado a puttane”, “Un’app fantastica ridotta in poltiglia. Sputatevi in faccia”, “Siete anche convinti di aver fatto la furbata, non siete solo ladri ma fate pure pena”.

La “furbata” è la seguente. Spotify ha inviato una mail ad alcuni suoi utenti spiegando che avrebbe sospeso o chiuso gli account che utilizzano la versione Premium illegalmente. L’annuncio è arrivato in vista del debutto dell’azienda sul mercato azionario. L’operazione, molto probabilmente, serve a “ripulire” l’immagine di Spotify agli occhi degli investitori. «Abbiamo rilevato delle attività anomale sulla app che stai utilizzando, per questo motivo l’abbiamo disabilitata. Se vuoi tornare ad avere accesso al tuo account disinstalla qualunque app non ufficiale di Spotify», si legge nella mail.

Prima di continuare, però, una piccola divagazione: ci sono buone ragioni per avercela con Spotify, una su tutte la quota minuscola che gli artisti ricevono per ogni ascolto. Ma, come ha spiegato Andrea Girolami nel suo bell’articolo, «entro il 2030 lo streaming porterà a triplicare il guadagno dell’intera industria musicale per un totale di 41 miliardi di dollari. In sintesi: Apple Music, Tidal e Spotify non stanno uccidendo la musica, il contrario semmai. La stanno salvando da un’eutanasia». E queste piattaforme sono sostenibili proprio grazie agli account premium – nel caso di Spotify 71 dei 159 milioni di utenti complessivi, e il numero è probabilmente “gonfiato” dagli scrocconi.

Quindi, i commenti. Faccio davvero fatica a capire la logica di chi si lamenta se un’azienda si protegge da chi usufruisce dei suoi servizi a scrocco, ma purtroppo si è andati molto oltre. “Non è possibile pagare seriamente 10€ al mese per della musica. Che poi, parliamoci da amici, nessuno acquista la musica”.

È proprio questo il punto, colpito e affondato. Ora, non possiamo dire come Rolling Stone che abbiamo scaricato tutti musica illegalmente. È vero ma non possiamo dirlo. Ma qui abbiamo collezionato una serie di paradossi inquietanti. Primo: Spotify offre già una versione gratuita, che avrà pure le sue limitazioni, ma esiste; secondo, siamo davvero arrivati al punto in cui ci si lamenta perché non si può più truffare un’azienda privata? Terzo: siamo tutti bravissimi a dire che i lavori creativi sono importanti tanto quanto quelli “tradizionali”, ma poi facciamo il pianto per una cosa del genere?

Pagare Spotify non è e non sarà mai la soluzione ai problemi della nostra scena, ai concerti in posti malandati, alle suppliche per 50€ di cachet in più, alla triste mancanza di band perché “i cantautori costano meno”, ma da qualche parte bisognerà pure iniziare.

Per concludere: non siete solo stronzi (e ladri), siete anche pigri. Ci sono un’infinità di band e artisti che permettono di ascoltare la loro musica gratuitamente, senza i limiti di Spotify free: canali YouTube, pagine Bandcamp e Soundcloud, fatevi un giro e guardate con i vostri occhi. Al posto della bile provate la curiosità, a volte funziona.