Led Zeppelin, le fatiche del "detective" Jimmy Page | Rolling Stone Italia
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Led Zeppelin, le fatiche del “detective” Jimmy Page

A colloquio con "l'enciclopedia umana" in materia di Led Zep, che ci guida nella lavorazione delle edizioni deluxe degli album della leggendaria rock band

Led Zeppelin, le fatiche del “detective” Jimmy Page

Jimmy Page si trova quasi nello stesso punto degli Olympic Studios di Londra dove 45 anni fa registrò la parte di chitarra di Whole Lotta Love. Un assistente preme un pulsante su un pannello di controllo, e il riff ormai familiare del brano esplode dagli amplificatori a un volume assordante. Ma non suona bene. La voce di Robert Plant è incerta, e manca l’assolo di chitarra. Invece di distruggere tutto quello che incontra sul proprio cammino, questa versione suona come se fosse pronta a cambiare direzione da un momento all’altro, e le direzioni possibili sono tante. “Allettante, vero?”, è il commento di Page.

Page ha ritrovato questa versione in un deposito con tanto di guardie armate e con la temperatura rigidamente controllata che si trova nella zona ovest di Londra, dove i master dei Led Zeppelin occupano uno spazio accanto alle pellicole dei film di Harry Potter e altri inestimabili cimeli inglesi. È una delle decine di chicche mai ascoltate prima che compariranno da qui a un anno sull’ambiziosa collana di nuove ristampe degli album dei Led Zeppelin, con i primi tre in arrivo il 3 giugno.

Page ha trascorso la maggior parte degli ultimi anni chiuso in uno studio di Londra ad ascoltare ogni take di ogni canzone di ogni LP dei Led Zeppelin, scegliendo con cura le migliori rarità, le versioni alternative più belle, le tracce dal vivo e altro ancora – da un’outtake di Immigrant Song a una versione che ancora non era nota del classico blues Keys to the Highway incisa nel 1970. “Ho guardato dappertutto”, dice l’ormai settantenne Page, seduto accanto al caminetto di un albergo di lusso vicino alla Royal Albert Hall. “Non posso affidare questo tipo di lavoro a un’altra persona perché voglio che sia fatto come si deve. Mi viene paura a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se le ristampe fossero state messe assieme senza la mia supervisione”.

Negli ultimi anni Page si è trasformato in una enciclopedia umana sugli Zeppelin, che chiacchiera di continuo di dettagli oscuri relativi a vecchie sessioni di studio oppure delle minime differenze tra versioni di Black Dog. Quando si è imbattuto in un bootleg di uno show parigino del 1969 che era stato trasmesso alla radio in un negozio di dischi giapponesi (!), Page si è messo alla ricerca dei nastri originali… estendendo la caccia all’intero pianeta. Ora quel concerto è un contenuto extra della nuova edizione di Led Zeppelin I, anche se poi il più del materiale aggiunto alle altre edizioni deluxe dei dischi dei Led Zep consiste di materiale registrato in studio:

Considero il materiale in più come “album di accompagnamento”, più che bonus. Comprendono lavori fatti negli stessi esatti periodi in cui nascevano gli album. È affascinante ascoltarli, e hanno un loro valore intrinseco rispetto ai dischi veri e propri.

Nell’assemblare questo materiale, Page è stato attento a non inserire troppe tracce già apparse su bootleg. “Sono stato piuttosto diligente nel mio lavoro da detective”, dice. “Non volevo mettere in piedi una compilation di cose già note. Ho chiesto a uno dei ragazzi che gestisce una delle fanzine su di noi se conoscesse già le cose che avevo trovato. Mi ha detto di no. Che bella sensazione!”.

Per quanto lo riguarda, Robert Plant ha dato la sua benedizione a tutta l’operazione, ma è stato molto meno coinvolto di Page. “Ci sono troppe poche ore in una giornata. Ma Jimmy è un vero professore in questo campo”. Il cantante è seduto al piano di sopra del suo pub preferito a Londra Nord, vicino casa sua, e mentre parla dei Led Zeppelin nel loro momento di massimo successo non si può mettere in dubbio il suo entusiasmo per l’operazione-ristampe:

Quel periodo più o meno attorno all’uscita di Led Zeppelin II… c’era da perderci la testa. Fu un sogno che si avverava per me e per John Bonham. Venivamo tutti e due dalla stessa area dell’Inghilterra. Un po’ come i Black Keys che sono di Akron… Eravamo molto più naif degli altri.

I primi concerti dei Led Zeppelin sono al centro di storie leggendarie, ma la verità è che la maggior parte non vennero mai nemmeno registrati e sono persi per sempre, compreso un live del 1969 alTea Party di Boston dove suonarono per quasi quattro ore, con la gran parte della scaletta proposta due volte di seguito e con anche una serie di cover improvvisate, compresa I Saw Her Standing There e Please Please Me dei Beatles (Se ne trovano circa 90 minuti, corrispondeti alla prima parte dell’esibizione). “Mi ricordo bene quel concerto”, dice Robert Plant. “Mi ricordo un ragazzo che prese a testate il palco finché non cominciò a sanguinare”.

Led Zeppelin Live at The Boston Tea Party 1969 Full Concert

Molti dei bootleg degli anni 1968-1969 furono registrati dal pubblico con un equipaggiamento a dir poco rudoimentale e il suono è terribile. “Va capito come funzionava il meccanismo delle registrazioni professionali dell’epoca”, spiega Page. “C’era bisogno di un camion, un bel po’ di nastri analogici e due macchine per registrare, perché visto che le nostre canzoni non erano quelle classiche che duravano tre minuti, bisognava avere due macchine che registravano insieme nel caso un nastro fosse arrivato alla fine mentre la canzone era ancora in corso”.

Le edizioni deluxe di Led Zeppelin IV, Houses of the Holy, Physical Graffiti, Presence e di In Through The Out Door sono già pronte, ma Page esita a fornire i dettagli su di esse. “Voglio che la gente rimanga sorpresa. È sempre stata la mia strategia”. Led Zeppelin IV probabilmente arriverà entro la fine dell’anno. Conterrà forse registrazioni inedite dalle session per Stairway To Heaven? Page sorride, semplicemente, e risponde solo con una parola: “Certamente”.

Nonostante gli anni passati quasi esclusivamente a disseppellire materiale dagli archivi dei Led Zep, Jimmy Page non se la sente di escludere la possibilità di altre pubblicazioni basate sui ritrovamenti. “Ci sono di sicuro molte altre cose che si possono fare”, sostiene, “Ma in questo caso ci è voluto davvero molto tempo e non voglio iniziare a proporre un altro progetto perché mi porterà via altri sei mesi se non un anno. Preferirei passarli a suonare la chitarra o a esibirmi”.