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Led Zeppelin, gli ultimi giorni

Il 7 luglio del 1980 la band andava sul palco per quello che sarebbe stato l'ultimo concerto con la formazione originale

Led Zeppelin, gli ultimi giorni

Led Zeppelin (Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Robert Plant) 1969 (Photo by Chris Walter/WireImage)

Non si può parlare della fine dei Led Zeppelin, in realtà non si può parlare in modo significativo dei Led Zeppelin in generale, senza prendere in considerazione John Bonham. In un certo senso è lui il fulcro della band, la potenza che l’ha spinta avanti e il problema che l’ha fatta fermare. Bonham è cresciuto bevendo nella Black Country e si è ritrovato immerso in una scena musicale che al tempo era basata sull’alcol. Il problema è che da ubriaco Bonham è una persona orribile. In molti lo hanno descritto come il più amichevole e senza pretese tra i membri dei Led Zeppelin da sobrio. Dopo qualche drink, però, poteva diventare tremendamente aggressivo. Secondo Richard Cole il suo comportamento era causato dallo stress di stare lontano da sua moglie e dai suoi figli per troppo tempo. Su Mojo, Nick Kent ha riportato il ricordo di Bryan Ferry di una notte passata con Bonham a Los Angeles: «Ferry mi ha detto che Bonham è scoppiato a piangere all’improvviso e lo ha pregato di riportarlo a casa dalla sua famiglia nelle Midlands. Era terrorizzato dai suoi stessi insaziabili appetiti in tour». I suoi comportamenti però potevano diventare davvero spietati.

Secondo quanto si legge ne “il martello degli dei”, una volta, durante un volo sullo Starship Bonham è uscito barcollando dalla sua cabina completamente ubriaco, ha afferrato una hostess e ha gridato di volerla stuprare prima di essere fermato da Grant e Cole. Un’altra volta è entrato al Rainbow, il bar rock&roll più famoso di Los Angeles, ha bevuto 10 black russian uno dietro l’altro, ha cominciato a guardare storto tutti e, quando una giovane addetta stampa lo ha riconosciuto e gli ha sorriso, lui le ha dato un pugno in faccia e poi è tornato a concentrarsi sui suoi drink.

I Led Zeppelin, dettaglio della copertina della raccolta ‘Early Days’

Il 24 settembre del 1980 i Led Zeppelin si incontrano per iniziare le prove del nuovo tour Usa. Bonham ha appena smesso di fare uso di eroina e prende medicine per combattere ansia e depressione, ma continua a bere vodka per tutto il giorno, cosa che aumenta la sua depressione. Plant ricorda di averlo visto distrutto e sconsolato: «Mi ha detto: “Non voglio più suonare. Suona tu la batteria, e io canto”». Continua a bere durante le prove, finché la band è costretta a interrompere tutto. Si riuniscono nella nuova casa di Page a Windsor. Bonham beve ancora molte vodke doppie e verso mezzanotte perde conoscenza. Un assistente lo porta in camera. Il giorno dopo, nel pomeriggio, John Paul Jones e l’assistente di Plant, Benji LeFevre, vanno a svegliarlo e lo trovano morto. Si è rigirato nel sonno ed è soffocato nel suo vomito. Jones ha detto a Cameron Crowe che la sua morte è stata «scandalosamente accidentale».

Per due mesi nessuno lo dice, ma la storia della band è finita quel giorno. «Non ho preso in considerazione nemmeno per un momento il futuro della band», ha detto Plant. Quella dei Led Zeppelin è una storia di arroganza che ha avuto un brutto finale. Una storia con giudizi durissimi e sentimenti feriti, alcuni meritati perché causati da loro stessi, altri no. È stata anche una storia di terribile innocenza e intensità, e in mezzo a tutto questo c’è stata una magnifica grandezza. E adesso rimane solo un peso da sopportare. Robert Plant, l’unico nella band che con il tempo sembra maturare e diventare più profondo (anche se pagando un prezzo altissimo) per molti anni mantiene le distanze dalla musica e dalla storia della band. Jimmy Page, al contrario, ama la storia e la musica della band e gli rimane molto vicino, rimasterizzando gli album, mettendo insieme raccolte di materiale dal vivo pubblicate in cd e dvd e suonando i pezzi dei Led Zeppelin ogni volta che si presenta l’occasione. John Paul Jones vive tranquillo con la sua famiglia, fa l’arrangiatore e il produttore, e registra senza troppi clamori dischi di musica intraprendente (supera anche la dipendenza dalle droghe nel 1983). Page, Plant e Jones suonano insieme poche volte: al “Live Aid” nel 1985, alle celebrazioni per il 40esimo anniversario dell’Atlantic Records nel 1988, in occasione dell’introduzione della band nella Rock&Roll Hall of Fame nel 1995. In nessuna di queste tre occasioni sono soddisfatti del risultato. Sanno bene che c’è qualcosa che manca. Nel 1994 Plant viene invitato da MTV a fare un concerto unplugged e chiede a Page di accompagnarlo. Diventa l’occasione per una vera collaborazione.

Foto di Michael Putland/Getty Images

Foto di Michael Putland/Getty Images

I due si lanciano insieme in un’avventura in cui mischiano forme musicali vecchie e nuove, folk e loop elettronici, droni spirituali marocchini, blues sepolcrale, tonalità indiane, orchestrazioni occidentali ed egiziane e rock&roll, filtrando il tutto attraverso il prisma delle canzoni più profonde dei Led Zeppelin. Jones non viene invitato a partecipare al progetto e ci rimane molto male, anche perché il titolo scelto da Page e Plant è quello di una delle sue canzoni più importanti. Ma dopo tutto questo tempo è chiaro che, se si vuole cercare un po’ di grazia nella storia dei Led Zeppelin, bisogna guardare soprattutto alla musica, e non ai loro comportamenti. L’album No Quarter è notevole: due artisti meticolosi e riflessivi, che cercano linfa nuova e nuove risorse in una cosa che hanno iniziato tanto tempo fa. Per un certo periodo portano questi nuovi suoni in giro per il mondo. Nel 1998 esce un altro album, Walking into Clarksdale, che ha una strumentazione rock&roll più tradizionale e si allontana dal percorso iniziato con No Quarter. Page e Plant fanno un altro tour mondiale mettendo insieme brani estratti da …Clarksdale e vecchi pezzi dei Led Zeppelin, ma stavolta danno l’impressione di essere due artisti impegnati a chiudere prospettive invece che aprirle. Plant declina l’offerta di continuare il tour nel 1999. La magia sembra finita per sempre, ma nel 2007 i Led Zeppelin annunciano la loro reunion alla O2 Arena di Londra durante la cerimonia in onore di Ahmet Ertegün, fondatore della Atlantic Records.

Oltre 20 milioni di persone cercano di comprare i 16mila biglietti disponibili. Page dice a Rolling Stone che la sua unica aspettativa è: «Se lo facciamo dobbiamo farlo molto bene, visto il casino che abbiamo combinato in passato». Ci riescono, e il concerto viene universalmente riconosciuto come un trionfo. Nel 2012 esce anche il film al cinema e in dvd, ma alla reunion non fa seguito un tour, a quanto pare perché Plant non vuole. I Led Zeppelin sono rimasti sempre incredibilmente popolari dopo il loro scioglimento, conquistando continuamente nuove generazioni di fan e vendendo più di 20 milioni di album solo dagli anni ’90 in poi. A dicembre hanno ricevuto un riconoscimento al Kennedy Center Honors per i risultati ottenuti nel campo dell’arte. Un’ulteriore dimostrazione di trascendenza oltre ogni difficoltà. La musica dei Zeppelin è sempre stata basata sulle possibilità: del suono, del pubblico, di un gruppo di persone imperfette che riescono a fare qualcosa che è migliore di loro. Quella musica ha cambiato le cose più di quanto chiunque (compreso quelli che l’hanno creata) si aspettasse o addirittura desiderasse. È una musica immediata, troppo grande e travolgente per finire o venire dimenticata, troppo piacevole per essere rifiutata. Questi quattro uomini incasinati hanno creato una musica che ancora oggi rivendica se stessa e afferma il proprio ruolo nel tempo. Questa è l’ombra dei Led Zeppelin e sopravviverà alle anime che l’hanno creata.

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