Le più grandi porte in faccia prese dalle popstar | Rolling Stone Italia
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Le più grandi porte in faccia prese dalle popstar

Perché David Bowie è stato un signore quando ha rifiutato la collaborazione coi Red Hot Chili Peppers, ma Lorde con David Guetta è stata davvero una iena.

Le più grandi porte in faccia prese dalle popstar

L’idea iniziale era di incentrare questa lista esclusivamente su David Bowie. Anche perché, chi più di lui ha rifiutato offerte di collaborazioni da altri artisti? Non c’è nemmeno da chiedersi il motivo. Gli altri artisti sono gli altri artisti e lui, beh, David Bowie.

Qualche giorno fa però è saltato fuori l’aneddoto di un illustre rifiuto riguardante Lou Reed e gli MGMT. Perciò la lista che segue è una raccolta delle porte in faccia più clamorose mai successe nel pop degli ultimi anni. Alcune in fin dei conti educate, altre proprio da denuncia.

LOU REED vs. MGMT


Va da sé che è stato Lou Reed a declinare (più o meno) gentilmente la richiesta di collaborare da parte degli MGMT. Correva l’anno 2009, anno in cui il duo del Connecticut sta lavorando al secondo Congratulations. VanWyngarden e il suo socio avevano fra le mani questo pezzo strumentale, Lady Dada’s Nightmare, su cui volevano una voce, a metà fra il cantato e il parlato. Ma non una voce a caso, volevano proprio Lou Reed. «Così ci siamo dati appuntamento a colazione» ha raccontato VanWyngarden qualche giorno fa in un podcast radio. Peccato che Reed però, dopo aver ascoltato il pezzo, disse senza mezzi termini che il pezzo non aveva «bisogno» della sua voce, così come nemmeno gli MGMT avevano «bisogno di un manager». Tutto questo, detto ovviamente davanti ai loro manager. In ogni caso, i due hanno fatto tesoro del consiglio e Lady Dada’s Nightmare oggi è uno splendido pezzo strumentale.

PRINCE vs. MICHAEL JACKSON

Quincy Jones si è lasciato andare parecchio con gli aneddoti. Ha fatto parlare quello sui Beatles, in cui il compositore ci è andato un po’ pesantino definendoli «i peggiori musicisti al mondo» ma in compenso è passato in sordina quello che vede protagonisti Prince e Michael Jackson. Perché sì, nel lontano 1987 i due sovrani del pop in falsetto sono arrivati a tanto così dal collaborare in una hit. All’epoca, il 1987, Jones stava producendo Bad dopo aver già firmato Thriller e Off The Wall di MJ. «Abbiamo invitato [Prince] a casa di Michael per cantare sul singolo Bad ed è stato molto perspicace al riguardo» ha raccontato il compositore. «Prince era sempre in competizione con Michael, quindi dissi a Michael: “Ti si siedi qui e Prince invece là, così non sembrerà che stiamo facendo comunella per convincerlo a cantare sul pezzo.”» Le cose però non andarono come sperato, e Prince disse loro qualcosa che ricorda molto Lou Reed con gli MGMT: «Non avete bisogno di me qui. Sarà una hit in ogni caso.» E così è stato.

ADELE vs. MACKLEMORE


Growing Up è un brano di Macklemore e Ryan Lewis tratto dal secondo album del duo, The Untruly Mess I’ve Made (2016). Con la sua coltre di intimità—due linee di piano, una chitarra acustica, un piatto, rullante e cassa—il pezzo vuole essere una dedica del cantante alla figlia Sloane Ava. L’idea iniziale però era che il ritornello, cantato da Ed Sheeran, sfoggiasse invece la voce calda di Adele. «Ma lei ha elegantemente rifiutato» ha detto Macklemore sulla cantante inglese, aggiungendo di aver comunque apprezzato la risposta perché «ci sono state volte in cui abbiamo scritto a un artista e nemmeno ci hanno degnato di un no.»

LORDE vs. DAVID GUETTA

Lorde in un'esibizione live. Foto via Twitter

Lorde in un’esibizione live. Foto via Twitter


Meno gentile di Adele è stata invece Lorde. Ma giusto un pelo, eh, dato che quando dal management di David Guetta le è arrivata una richiesta di collaborazione su un singolo, la giovane neozelandese l’ha toccata piano rispondendo: «No, cazzo. NO! Lui è disgustoso!» Tutto questo, tenendo conto che all’epoca Guetta era già un DJ e popstar affermata, mentre non era ancora uscita Royals, cioè la hit che ha dato alla piccola Lorde una fama mondiale.

KING KRULE vs. KANYE WEST

King Krule, foto Frank Lebon


Il 13 ottobre scorso è uscito The Ooz, lo splendido album di King Krule (il secondo). E dato che dove c’è un album ci sono delle interviste, in una di queste il giovane Archy Mashall ha parlato di quella volta in cui Kanye West gli ha chiesto di fare un pezzo insieme. «Mi ha contattato persino Kanye, voleva che andassi nel suo studio. Chiunque al posto mio l’avrebbe fatto, ma io non volevo essere disturbato.» Detta così potrebbe sembrare brutta. Eppure, come ha proseguito lungo la chiacchierata col NY Times, Archie si è sentito solo sotto pressione. Non voleva fare lo spaccone, ma per collaborare con un altro artista preferisce «sentire la fisicità del vivere con qualcuno, dormire vicino, mangiare insieme.»

DAVID BOWIE vs. COLDPLAY

David-Bowie-Kate-Moss

David-Bowie-Kate-Moss


Bowie guarda caso vince il premio dell’artista più corteggiato dai colleghi. Negli anni ha firmato brani con Brian Eno, Iggy, John Lenno, Queen, Lou Reed, Arcade Fire e LCD Soundsystem. Pochi amici però ben selezionati. Quelli di cui però non si parla mai sono tutti gli altri artisti che lo hanno contattato ma che lui ha prontamente rimbalzato, per usare un termine da buttafuori. In cima alla lista ci sono i Coldplay (nome che tornerà più sotto), che un bel giorno hanno contattato il Thin White Duke per firmare qualcosa insieme. È stato il batterista Will Champion a chiamare Bowie e sottoporgli il pezzo. La risposta però è stata: «Non è un granché come canzone, non trovi?» Interessante come la versione cambi se raccontata dal cantante Chris Martin: «Un giorno mi chiamò [Bowie] e mi disse: “Non è una delle vostre migliori.” Quanto al pezzo in questione, nessuno sa quale sia né se sia mai uscito davvero.

DAVID BOWIE vs. RED HOT CHILI PEPPERS

I Red Hot Chili Peppers. Foto di SNAPPER/Bauer-Griffin / IPA


Oltre ad aver rifiutato un ruolo da cattivo in un film di James Bond (Bersaglio Mobile del 1985) e persino la nomina a Baronetto offerta dalla Regina d’Inghilterra in persona, Bowie ha avuto modo di chiudere le porte in faccia ai Red Hot Chili Peppers. Anthony Kiedis e i suoi vedevano in lui il produttore perfetto, quindi più volte il cantante si è ritrovato nella scomoda situazione di chiamarlo e sentirsi dire “No, grazie” al telefono. «Dopodiché, abbiamo iniziato a scrivergli lunghe mail in cui spiegavamo tutto, e perché per noi fosse giunto il momento di collaborare» ha raccontato Kiedis. «Ma lui ha sempre declinato gentilmente.» Cercarsi un produttore comunque è sempre stato una maledizione per i RHCP. Rick Rubin ha sempre rifiutato per via delle dipendenze di Kiedis e Slovak (poi ha ceduto per Bood Sex Sugar Magik), Bowie avrà detto di no due o tre volte, mentre Brian Eno si è rifiutato di collaborare per almeno otto volte.

BEYONCE vs. COLDPLAY


David Bowie non è stato l’unico ad allontanarsi dalle attenzioni dei Coldplay. Anche Beyoncé è stata contattata almeno una volta da Chris Martin, che ha ricordato così l’episodio: «Ricordo di averle sottoposto un pezzo di nome Hook Up, l’ho suonata nello studio insieme a lei. Nella maniera più dolce ed educata possibile mi ha detto: “Tu mi piaci davvero, ma questa roba è orribile.”» E Beyoncé non mentiva, visto che per Hymn For The Weekend del 2016 poi ha accettato non solo di fornire le voci di duetto con Chris, ma di apparire anche come una dea indiana nel video ufficiale.