Rolling Stone Italia

Le 25 canzoni per celebrare il Pride

In occasione della parata di Milano abbiamo scelto i brani più importanti della storia della comunità LGBTQ, da Sylvester ai Perfume Genius
Pride 25 canzoni

Che cos’è la sensibilità LGBTQ? Che cos’era 40 anni fa, prima della diffusione delle discussioni sul gender e sulle identità sessuali? Oppure, per farla breve: quali canzoni evocano meglio il sesso, il dramma, l’angoscia, la lotta, la liberazione e le assurdità delle vite dei queer di adesso e di allora? Quella che segue non è una lista completa (e non è nemmeno una classifica), ma una sorta di ponte tra la comunità post-Stonewall e quella millennial di oggi. Certo, abbiamo selezionato alcuni classici, ma molti sono rimasti fuori: Glorya Gaynor, Kylie Minogue, RuPaul, Britney e Cher, ci dispiace, vi vogliamo bene.

Detto questo, ecco le nostre 25 pride songs preferite, dal 1970 a oggi:

“I Feel Love” di Donna Summer (1977)

Il pezzo che ha dato vita alla moderna EDM sembrava trasmesso da un lontano sexy-pianeta. La collaborazione tra Donna Summer e Giorgio Moroder si è subito trasformata in un inno al desiderio e all’erotismo. Cosa c’è di più queer?

“YMCA” Village People (1978)

I Village People non sono mai stati una one-hit-wonder. Il gruppo è nato nei gay clubs, poi si è imposto sulla scena nazionale grazie a questo pezzo: il singolo ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e rimane un must di feste, matrimoni e chi più ne ha più ne metta.

“You Make Me Feel Mighty Real” di Sylvester (1978)

Con tutto il rispetto per Prince, il falsetto di Sylvester è il più espressivo di tutta la musica pop. Il virtuoso (e apertamente gay) cantante è stato tra i primi a pensare la sessualità in maniera fluida. L’artista (attivista per i diritti dei malati di AIDS) è morto nel 1988: 30 anni dopo la sua canzone più famosa ci fa ancora ballare (e piangere).

“Don’t Stop Me Now” Queen (1978)

Nonostante molti dei fan dei Queen non sapessero dell’omosessualità di Freddie Mercury, il frontman non ha mai fatto niente per nascondersi. Don’t Stop Me Now non fu un grandissimo successo, ma con il tempo è diventato un vero e proprio inno.

“I’m Coming Out” di Diana Ross (1980)

Come molti classici della disco, I’m Coming Out è nata grazie a Nile Rodgers e Bernard Edwards, contattati da Diana Ross in prima persona per scriverle qualche brano. Rodgers ha detto che hanno scritto il pezzo proprio grazie alla sua “fanbase gay”. Oggi vive una seconda giovinezza grazie al sample inserito in Mo’ Money Mo’ Problems.

“Elton’s Song” di Elton John (1981)

Questo è uno dei pezzi più sottovalutati di The Fox, uno degli album più dark della carriera di Elton John. Questa ballata parla di com’è crescere sentendosi gay: il testo è di Tom Robinson, l’autore di Glad to be Gay. Il finale è di una tenerezza unica, Elton canta: “I would give my life/For a single night beside you”.

“It’s Raining Men” The Weather Girls (1983)

Ci sono due aneddoti incredibili su questa meraviglia dance: Paul Shaffer (la storica spalla di David Letterman) l’ha scritta, e Donna Summer si è rifiutata di cantarla. «La odiava, pensava fosse un pezzo blasfemo. Era il periodo in cui era molto religiosa». Il brano è diventato una hit mondiale nel giro di pochi anni.

“A Little Respect” Erasure (1988)

La maggior parte della discografia degli Erasure racconta la realtà romantica del mondo gay: il loro ritratto dell’amore queer nel 20esimo secolo è molto vivido e onesto. Questo pezzo ha spaccato le classifiche nel 1988, un anno notoriamente poco felice per la comunità LGBTQ: sembrava rivoluzionario, i ragazzini americani si rendevano conto di cosa stavano ballando?

“Vogue” di Madonna (1990)

Madonna e Shep Pettibone hanno prodotto questo pezzo con un budget di circa $5.000: alla fine quasi tutto è stato improvvisato in una cantina di Manhattan. «Lei è sempre stata una da prima take», ha detto Pettibone a Billboard nel 2015. Il risultato? Uno dei pezzi più famosi di Madonna, un ponte ideale tra Hollywood, la clubbing scene degli anni ’80 e il mondo di Harlem. Per non parlare del video.

“Freedom! ’90” di George Michael (1990)

George Michael avrebbe rivelato pubblicamente la sua omosessualità solo otto anni dopo, ma all’epoca era già un sex symbol della comunità LGBTQ. Le sue composizioni successive avrebbero affrontato il tema con più chiarezza, ma questo singolo del 1990 ha un’onestà unica e commovente: “I think there’s something you should know/I think it’s time I told you so/There’s something deep inside of me / There’s someone else I’ve got to be”.

“Groove is in the Heart” Deee-Lite (1990)

Il trio pansessuale (e psichedelico) Deee-Lite ha conquistato i club un sample funky dopo l’altro: questo brano orgiastico (e il suo video) è un modo perfetto per lasciarsi andare completamente.

“Anthem” Pansy Division (1993)

Questa band gay-punk della Bay Area si è trovata nel mezzo del mare mainstream grazie al tour con i Green Day nel 1994: i loro testi (sexy) e la loro attitudine menefreghista li hanno trasformati negli idoli di tutta una generazione di ragazzini queer. È difficile scegliere un pezzo, ma Anthem è la cosa che più si avvicina a un vero e proprio “inno gay”.

“Come to My Window” di Melissa Etheridge (1993)

Melissa Etheridge, quando ha scritto questo pezzo, era nel bel mezzo di un tour. Si sentiva sola e ha scritto questa hit che l’ha aiutata a lanciare il suo album Yes I Am. Non sapeva che il suo blues le avrebbe fruttato un Grammy e l’amore di tutta la comunità gay.

“Fuck the Pain Away” di Peaches (2000)

Questo è un ottimo consiglio. La rapper bisessuale ha cambiato la musica disco con Teaches of Peaches, il suo album del 2000. Fuck the Pain Away era troppo per le classifiche, ma è stata utilizzata ovunque, da South Park a 30 Rock. “Suckin’ on my titties like you wanted me/Calling me all the time like Blondie/Check out my Chrissy behind/It’s fine all of the time”. È la workout-song preferita di Madonna.

“Wig in a Box” di Hedwig and the Angry Inch (2001)


Questo brano è tratto da un musical: la storia è quella di un cantante transgender di Berlino, Hedwig. «Non avevo mai fatto la drag, non avevo mai cantato in una rock band. Per me è stato quasi un battesimo», ha detto Mitchell a Rolling Stone.

“I Love Hardcore Boys / I Love Boys Hardcore” Limp Wrist (2001)

I Limp Wrist erano in prima linea negli anni ’90, parte del movimento Queercore. Orgogliosamente omosessuali, la loro musica li ha fatti emergere in un periodo in cui gli spazi sicuri per la comunità LGBTQ erano davvero pochi. Questo pezzo del 2001 è un brano catartico e racconta del coming out del frontman Martin Sorrondeguy: «Non ce l’avrei mai fatta negli anni ’80. Mi ricordo molti ragazzi queer di quel periodo, avevo paura per loro. C’era davvero tanta gente violenta in giro. Ci ho messo un po’ a trovare il coraggio per farlo anche io».

“Take Your Mama” Scissor Sisters (2004)

Questo pezzo trasforma il dilemma del coming out in commedia pura. Il frontman Jake Shears suggerisce di far ubriacare la mamma prima di darle la notizia. La canzone fa parte del loro debutto omonimo, in cima alle classifiche britanniche per mesi. Bono li considera il miglior gruppo pop del mondo.

“Blind” Hercules and Love Affair (2008)

Blind è frutto della collaborazione tra il DJ Andy Butler e Anohni, cantante transgender: è diventato subito un classico della pista da ballo, soprattutto grazie alla performance vocale vintage di Anohni. «Sono cresciuta come una ragazzina gay, rifiutata da tutto il mio gruppo sociale… Sapevo che sarei scappata, ma da adulta mi sono trovata dentro una vita piena di eccessi e confusione. Per questo mi sono sentita cieca».

“Dancing on My Own” di Robyn (2010)

C’è qualcosa in questo mini-capolavoro pop che ha colpito i queer: la storia della protagonista, del suo isolamento… o forse la soluzione ai suoi problemi: niente scenate, niente fughe a casa, ma un ballo solitario e scatenato.

“Born This Way” di Lady Gaga (2011)

Ignorate i casini con Madonna e concentratevi sul sound disco-metal di questo pezzo, sul messaggio di amore e di accettazione che Lady Gaga ha sparato in tutti gli stereo del mondo. «Quando ho scritto Born This Way ho pensato: “Eureka!”. Quelle tre parole erano la risposta a moltissime domande che mi giravano in testa da anni. “Chi sono? Chi sono veramente?” Io sono nata così», ha detto Gaga a Rolling Stone nel 2011.

“She Keeps Me Warm” di Mary Lambert (2013)

Apertamente lesbica e cristiana, la cantautrice di Seattle ha scritto questo pezzo ispirandosi a Same Love, la hit di Macklemore e Ryan Lewis. “I’m not crying on Sundays”, canta in questo brano, quasi una preghiera.

“Closer” Tegan and Sara (2013)

Closer fa parte del loro album del 2013 Heartthrob. Il video mostra amici e amanti di tutti i generi: è un ritratto emozionante di cos’è l’amicizia queer, descrive un amore che non è solo sessuale ma che abbraccia tutto lo spettro emotivo. Tegan Quin ha detto: «Ho scritto della mia giovinezza, di come mi sentivo a camminare nei corridoi della scuola con gli amici, di quelle emozioni bellissime e ambigue».

“Queen” di Perfume Genius (2014)

Michael Hadreas si trasforma da giovane uomo in queer nel video di Queen. Canta “No family is safe when I sashay”, il suo brano è una risposta all’omofobia. In una intervista del 2014 ha detto: «Questo è un pezzo che manda affanculo un po’ di gente: vorrei che fossero loro quelli a disagio, non io».

“True Trans Soul Rebel” Against Me! (2014)

Nel suo Tranny: Confessions of Punk Rock’s Most Infamous Anarchist Sellout, la frontwoman Laura Jane Grace ricorda il periodo del suo cambiamento, quando si nascondeva per vestirsi da donna: «Diventi sempre più coraggiosa, ma sei sempre in qualche modo nascosta, non hai un posto dove andare», ha spiegato a Rolling Stone nel 2014. «Finisci in questi motel nel nulla più assoluto, cammini nei corridoi e speri che nessuno ti veda». L’esperienza è raccontata in questo brano.

“On the Regular” di Shamir (2015)

Shamir Bailey ha sconvolto i suoi ascoltatori con il debutto Ratchet. Nello stesso anno ha dichiarato di identificarsi come genderqueer: «Non ho genere, non ho sessualità, e non me ne frega un cazzo». Questo brano è un trionfo di swag-disco: “Don’t try me, i’m not a free sample”.

“Alive” di Sia (2016)

Nel 2013 ha scritto su Twitter: «Sono queer. Non mi sento lesbica perché ho frequentato soprattutto maschi. Ma anche alcune donne». Dopo essere stata subito adottata dalla comunità LGBTQ, ha scritto Diamonds di Rihanna e Pretty Hurts di Beyoncé, due brani molto empowering. Alive è stata scritta con Adele e Tobias Jesso Jr. “You Took it all, but i’m still breathing, i’m alive!

Iscriviti