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Laurie Anderson inaugura la nuova edizione del Ravenna Festival

Animatrice della scena d’avanguardia, pioniera della musica elettronica, inventrice di strumenti musicali, compositrice, poeta, fotografa, regista, ventriloqua, artista visiva e molto altro: il 7 giugno, al Pala De André, aprirà la 34esima edizione della manifestazione

La NASA – sì, quella NASA, missioni spaziali e tutto il resto – l’ha scelta, nel 2002, come sua prima artista residente. Sarà che quando il tuo orizzonte sono l’intero Universo e miliardi di stelle, al tuo fianco vuoi proprio una come lei, l’universale Laurie Anderson: animatrice della scena d’avanguardia, pioniera della musica elettronica, inventrice di strumenti musicali, compositrice, poeta, fotografa, regista, ventriloqua, artista visiva e molto altro. Mercoledì 7 giugno, alle 21.30 al Pala De André, la raffinata e travolgente vena performativa di Laurie Anderson è protagonista dell’appuntamento di apertura della XXXIV edizione di Ravenna Festival, che l’artista ha scelto come sola data italiana del tour Let X = X con i Sexmob di Steven Bernstein, splendidi veterani della scena downtown di New York. Una serata per dimostrare come la ricerca di nuove forme espressive, tanto quanto la grande avventura dell’umanità alla scoperta delle regioni siderali, non finisca mai. D’altronde, come afferma Laurie Anderson in una canzone, “il linguaggio è un virus proveniente dallo spazio profondo”…e farsene contagiare è un (elettrizzante) incontro ravvicinato del terzo tipo.
 
Non c’è vera competizione: per quanto l’etichetta “artista multimediale” sia applicata a molti con (discutibile) frequenza, la corona spetta di diritto a Laurie Anderson, non solo per la camaleontica capacità di vestire ruoli diversi, ma anche e soprattutto per il gioioso coraggio con cui frantuma i confini fra media e campi della creatività, scovando combinazioni inaspettate e scardinando tutte le aspettative. In lei si annodano i fili della performance art come ce l’hanno insegnata John Cage e il gruppo Fluxus e dell’avanguardia elettronica. Quest’ultima è declinata in strumenti mirabolanti come il violino digitale o la stessa voce dell’artista, di volta in volta robotica, angelica, aliena… E la magia non finisce qui: perché Laurie Anderson è, sempre e comunque, un’artista che sa raggiungere il pubblico; meglio ancora, un’artista che sa trascinarlo dritto dritto dove non c’è gravità ad ancorarci al suolo delle convenzioni.
 
Al centro dell’esclusivo appuntamento a Ravenna c’è il brano Let X = X, parte dell’album capolavoro Big Science (1982), felice sintesi minimalista tra Steve Reich e Robert Ashley che liofilizza il teatro d’avanguardia nel lessico della pop-music. Allo stesso album appartiene, per intenderci, O Superman, singolo di straordinario successo che ha segnato la consacrazione dell’artista sulla scena internazionale e in otto minuti distilla il potere straniante della sua musica, che sa essere sinistra e inquietante quanto ironica o poetica. Come quando Let X = X fa seguire alla diligente solennità di tastiere, marimba e hand clap la voce di un trombone che sembra aver smarrito la strada. Accanto a canzoni tratte da Big Science e altri album – tutte reinventate grazie alla complicità dei Sexmob – lo spettacolo include la rilettura di un paio di brani di Lou Reed (che Anderson ha sposato nel 2008), tra cui l’ultima traccia del suo ultimo disco, Junior Dad, ma anche momenti affidati all’improvvisazione e al dialogo fra gli artisti.
 
Certo che, da chi ha respirato la stessa aria di – solo per citarne alcuni – Brian Eno, Philip Glass, Lou Reed, William Burroughs, Marianne Faithfull, Bill Frisell; composto colonne sonore per i film di Wim Wenders e i balletti di Trisha Brown; organizzato un concerto per automobili, cercato ispirazione in Moby Dick di Melville, collaborato al progetto delle cerimonie di apertura di un Olimpiade e fatto da spalla al comico Andy Kaufman nei clubs di Coney Island…c’è da aspettarsi di tutto. Come lei stessa ha raccontato in una lunga intervista a CBS News, “non sono il tipo di artista che vuole rendere il mondo un posto migliore. Non è il mio scopo, proprio per nulla… eccetto, magari, in segreto”.
 
È nel DNA di Ravenna Festival comporre un programma che, accanto agli appuntamenti “classici” che esplorano la grande tradizione musicale, include altre e più eccentriche rotte.

Quest’anno il 30° anniversario della scomparsa di Frank Zappa offre l’occasione per proporne la suite The Yellow Shark con il PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble (9 giugno, Pala De André).

Attinge da folk, elettronica, suggestioni orchestrali e, per l’ultimo album The Gods We Can Touch, anche dalla mitologia greca il pop sognante e raffinato delle cantautrice norvegese Aurora (4 luglio, Pala De André).

Sono due gli eventi a Palazzo S. Giacomo di Russi, splendida cornice “campestre” che ha per scenografia l’imponente casa di campagna dei conti Rasponi: il concerto di Fatoumata Diawara, che sposa la tradizione dell’Africa occidentale a blues e jazz (13 luglio) e Un rave classico con l’Orchestra Notturna Clandestina di Enrico Melozzi e ospiti come Niccolò Fabi e Giovanni Sollima (15 luglio).   

L’appuntamento con i Fast Animals Slow Kids è invece al Pavaglione di Lugo, dove le ballate della band perugina saranno proposte in veste sinfonica grazie all’Orchestra La Corelli diretta da Carmelo Emanuele Patti (22 luglio); al Pavaglione anche l’appuntamento di chiusura del programma estivo, quello con la band di Mike Stern che – forte dell’aver militato nei Blood, Sweat & Tears e aver lavorato con Billy Cobham e Miles Davis – sa spaziare dal jazz classico alla fusion (23 luglio).
 

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