Laura Pausini: «Non canto ‘Bella Ciao’, è una canzone troppo politica» | Rolling Stone Italia
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Laura Pausini: «Non canto ‘Bella Ciao’, è una canzone troppo politica»

Durante l'ultima puntata del talk show spagnolo 'El Hormiguero', la cantante e presentatrice di Eurovision 2022 ha rifiutato di intonare lo storico inno della Resistenza italiana, sollevando un coro di polemiche. «Rifiutarsi di cantare una canzone antifascista dice molto della Signora Pausini e niente di positivo», ha scritto in un tweet la deputata socialista Adriana Lastra

Laura Pausini: «Non canto ‘Bella Ciao’, è una canzone troppo politica»

Vi ricordate quando, a maggio, Laura Pausini finì nel mirino collettivo anticastrista di Miami ‘Vigilia Mambisa’, che l’aveva accusata di filocomunismo a causa di una foto scattata nel 2018 che la ritraeva in compagnia di alcuni membri del controspionaggio cubano?

Bene, la presentatrice di Eurovision 2022 ha catalizzato di nuovo l’attenzione mediatica per motivi politici: è accaduto ieri, quando la cantante era ospite di El Hormiguero, un talk show spagnolo – la notizia ha avuto risonanza in Italia soprattutto grazie a questo articolo di Davide Maggio.

Riassumendo: nel corso della puntata, Laura ha preso parte a un gioco in cui i concorrenti avrebbero dovuto intonare un brano che riportasse nel testo, almeno una volta, la parola “Corazon“. Dopo aver scelto alcune canzoni in spagnolo, lingua che conosce molto bene, Pausini è passata all’italiano, abbozzando il ritornello di Cuore Matto di Little Tony, che però in studio non conosceva nessuno. Così, il conduttore Pablo Motos ha deciso di andare sul sicuro intonando Bella Ciao, storico inno della Resistenza italiana famoso in tutto il mondo – e canzone che, come sappiamo, in Spagna ha vissuto una seconda giovinezza, tornando di moda anche tra i giovanissimi grazie all’enorme successo riscosso da La Casa di Carta.

Motos si aspettava che anche Pausini prendesse parte al coro, ma la cantante non ha risposto l’invito. «È una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche», ha spiegato, chiudendo la vicenda e facendo finta di nulla.

Il problema è che, come spesso accade, l’episodio è finito nel mirino del tribunale dei social, che nelle ultime ore ha rimproverato alla cantante una scarsa coscienza politica. «Rifiutarsi di cantare una canzone antifascista dice molto della Signora Pausini e niente di positivo», ha scritto la deputata socialista Adriana Lastra, allineandosi al pensiero del parlamentare europeo Ibán García – che ha commentato sarcasticamente: «Né con i democratici, né con i nazisti. Uguale». Probabilmente, si tratta dell’ennesimo polverone sollevato per nulla: dopo i fatti di maggio, quando i manifestanti diedero vita a un atto di contestazione eclatante, distruggendo i cd di Laura Pausini con l’ausilio di un rullo compressore e agitando cartelli su cui erano stati riportati messaggi del tenore di “Laura Pausini, castrista, comunista, amica di Díaz-Canel”, la cantante potrebbe aver deciso, comprensibilmente, di de–politicizzarsi del tutto; un comportamento che qualcuno potrebbe tacciare di ignavia, ma che tutto sommato è perfettamente comprensibile (per quanto Bella Ciao sia una canzone di cui tutti noi andiamo fieri, non si può condannare un’artista per aver scelto di non schierarsi pubblicamente).