L’Arezzo Wave visto da Amir, inviato speciale per RS | Rolling Stone Italia
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L’Arezzo Wave visto da Amir, inviato speciale per RS

Il rapper romano di origini egiziane ha suonato sul palco del festival il 18 luglio. E ha raccontato per noi la sua esperienza: "In molti mi hanno chiesto che cosa pensassi di Emis Killa. Ma perché voler sempre creare rivalità tra il rap underground e quello che riesce a vendere? A me lui piace!"

L'Arezzo Wave visto da Amir, inviato speciale per RS

L'Arezzo Wave visto da Amir, inviato speciale per RS

Di Amir

Raccontarvi cosa ho provato durante il viaggio di andata verso l’Arezzo Wave festival non è semplice. Ho iniziato a calcare i primi palchi intorno ai sedici anni come “spalla” ai mitici Colle Der Fomento, con cui ho avuto la fortuna di collaborare nei primi anni della mia carriera, e non so quanto tempo fa ci esibimmo proprio a questo festival.

Ho ricordi di quel giorno ormai sbiaditi come una vecchia Polaroid chiusa per anni in un cassetto, flash di uno scazzo tra i vari membri del Rome Zoo, di cui al tempo facevo parte, e un incidente in auto che per fortuna finì con un paio di amici in ospedale, ancora vivi e in piena forma.

Tutto questo proprio in quel famoso giorno di cui non ricorderò mai la data, e di certo internet non aiuta poiché al tempo era ai suoi primi passi, e di certo non era nelle nostre possibilità, ma torniamo a venerdì 18 luglio, tra le altre cose un giorno speciale essendo l’anniversario della data di nascita del grande Nelson Mandela.

Già alla prima sosta in autogrill un gruppo di ragazzi molto giovani che stavano andando al festival mi riconosce chiedendomi: “Ma tu sei quello della canzone del film Scialla?” E dentro di me penso: “Ecco qui, anni e anni di dischi con testi impegnati, a sbattermi per portare un messaggio profondo nelle mie canzoni e mi riconoscono per il brano più frivolo che abbia mai scritto”. In fondo va bene così.

Arrivato a destinazione la prima cosa che ho notato, è stata la quantità di ragazzi giovanissimi vestiti in stile “urban”, cappellini snapback e sneaker in quantità, aspetto notevolmente differente rispetto alla tradizione più “rockettara” del festival.

Amir intervistato all'Arezzo Wave

Amir intervistato all’Arezzo Wave

Inizio il giro delle prime interviste, essendo in promozione in questo periodo con Ius Music, il mio nuovo progetto musicale, e fino a qui nulla di strano, le solite domande di rito sul rap, curiosità sulle mie origini di ragazzo di seconda generazione, ma, la cosa che mi ha più stupito è che quasi tutti hanno cercato di catturare la mia attenzione lanciandomi delle frecciatine riguardo al fatto che nella stessa giornata della mia performance, tra i tanti artisti si sarebbe esibito anche Emis Killa. Tutti si aspettavano da me una critica in quanto lui viene considerato un artista più “commerciale”, dando per scontato che io faccio musica per risolvere i problemi del mondo, e non anche per camparci come fanno tutti gli altri.

Emis Killa, sì proprio lui, una delle più importanti rapstar italiane e attualmente l’idolo di migliaia di
giovani, con cui ho collaborato più di una volta e che reputo tra i rapper migliori della cosiddetta nuova scuola. Dopo aver visto il suo live dalla posizione privilegiata del backstage posso testimoniare che dietro all’aspetto “zarro” e sfacciato, che ovviamente fa anche parte di un personaggio, c’è un ragazzo umile e determinato che si è impegnato tanto per arrivare dove è ora, e sfido il 99% dei rapper cosiddetti “hardcore” che lo criticano, a reggere metà del suo concerto, e con la stessa carica e professionalità.

Una menzione speciale poi va a Karima, artista rivelazione di Roma con origini liberiane, che tra le
tante novità presentate al festival ha veramente fatto muovere la folla con uno stile unico a metà
strada tra il mondo dubstep e grime inglese con sfumature afro beat. Mi hanno colpito i bassi pazzeschi del dj set degli Aucan, che a mio avviso hanno veramente spaccato, per il resto non sono mai andato particolarmente d’accordo con il rock. Sono consapevole che questo è un mio grande limite, ma, non ho mai ceduto al suono di una chitarra elettrica, preferendo sempre una linea di synth, un sample caldo campionato da un disco soul Anni ‘70, o una batteria elettronica.

Il live di Amir all'Arezzo Wave

Il live di Amir all’Arezzo Wave

In conclusione una bella giornata di musica e tanto divertimento, ma, c’è una cosa che mi ha fatto riflettere molto in questi giorni. Dopo tutti questi anni in Italia c’è ancora una parte di addetti ai lavori che cerca volutamente di creare rivalità tra mondo musicale commerciale e quello underground, quando al giorno d’oggi questa dicotomia non ha più senso. Spesso gli artisti anche se apparentemente hanno stili musicali diversi, nella maggior parte dei casi si rispettano, e ve lo dice uno che è cresciuto con l’idea che nel rap non dovevano esserci nemmeno i ritornelli cantati, altrimenti eri un sucker come diceva mio fratello Mc Giaime, un rapper leggendario di Roma che purtroppo non è più tra noi.