I Radiohead, Robert Smith dei Cure, gli Iron Maiden e Dua Lipa sono tra i firmatari di un appello indirizzato da una quarantina di artisti al governo inglese. Oggetto: il mercato secondario dei biglietti dei concerti che vengono rivenduti a prezzi stratosferici, minando la fiducia nel sistema.
A inizio 2025 il governo del Regno Unito si è impegnato a mettere un tetto ai prezzi praticati nel secondary ticketing, annunciando una consultazione tra i principali attori dell’industria live, consultazione che è andata avanti fino a inizio aprile. Siccome sette mesi dopo i risultati non si sono ancora visti gli artisti citati e molti altri tra cui Mark Knopfler, PJ Harvey, Sam Fender e New Order hanno sottoscritto con alcune associazioni di consumatori un appello affinché quell’iniziativa sia implementata in tutti i settori, da quello della musica live a quello degli eventi sportivi.
Le misure annunciate, si legge nell’appello indirizzato a Keir Starmer, sono necessarie per contribuire a ristabilire equità in un settore in cui il «mercato secondario dei biglietti favorisce gli interessi dei bagarini, le cui pratiche di sfruttamento impediscono ai veri appassionati di accedere ai concerti, alle rappresentazioni teatrali, agli eventi sportivi».
«Per troppo tempo alcune piattaforme di rivendita hanno permesso ai bagarini di acquistare biglietti in gran quantità per poi rivenderli a prezzi gonfiati, costringendo i fan a pagare più del dovuto oppure a rinunciare del tutto. Questa pratica mina la fiducia nel settore degli eventi dal vivo e compromette gli sforzi che artisti e organizzatori fanno per rendere gli spettacoli accessibili e a prezzi abbordabili».
La soluzione è per i firmatari, l’introduzione di un tetto ai prezzi. «Ripristinerà la fiducia nel sistema, contribuirà a rendere democratico l’accesso alle arti in linea con l’agenda del governo e renderà più facile per i fan individuare comportamenti illegali, come le frodi nella vendita dei biglietti».
Nel Regno Unito il tema è diventato particolarmente caldo dopo il caso degli Oasis. Secondo un report di Which?, associazione dei consumatori inglesi che è tra i firmatari dell’appello, su Stubhub si è arrivati a vendere a quasi 3500 sterline (circa 4000 euro) un biglietto per i Gallagher a Wembley, su Viagogo a quasi 4500 sterline (circa 5000 euro). Proprio la multinazionale Viagogo, tra i principali attori del mercato del secondary ticketing, ha replicato all’appello dicendo che «l’industria ha bisogno di riforme basate sui fatti e non sulle opinioni, per garantire che proteggano davvero i fan. Le evidenze dimostrano che mettere un tetto al prezzo ha più volte danneggiato i consumatori: in Paesi come Irlanda e Australia ha spinto gli utenti a comprare biglietti sui social e in siti non regolamentati, dove le frodi sono quasi quattro volte tanto quelle del Regno Unito». Viagogo invita quindi il governo a «condurre una valutazione formale dei rischi prima di introdurre nuove riforme».
In altre parole, per Viagogo il tetto ai prezzi non arginerebbe gli eccessi del secondary ticketing, ma anzi peggiorerebbe la situazione spingendo gli acquirenti nel mercato nero. Per la piattaforma la soluzione è l’open ticketing, ovvero «collegare in tempo reale le piattaforme di vendita primaria e quelle di rivendita». Farlo permetterebbe di «condividere informazioni cruciali per identificare le attività illegali dei bot ed eliminare le frodi. È lo stesso tipo di tecnologia che permette di prenotare voli tramite compagnie aeree o siti di viaggio. Aprire il mercato a una concorrenza ancora maggiore aiuterebbe inoltre a far scendere i prezzi, essendoci più piattaforme che competono su tariffe, commissioni e servizi». La soluzione per Viagogo potrebbe anche contribuire a rompere il monopolio di Live Nation e Ticketmaster «che controllano l’80% del mercato primario dei biglietti».













