L’appello di Massive Attack, Thurston Moore e Brian Eno a Live Nation: basta concerti in Israele | Rolling Stone Italia
«Fallimento morale»

L’appello di Massive Attack, Thurston Moore e Brian Eno a Live Nation: basta concerti in Israele

Per i 600 firmatari di una lettera aperta esibirsi nel Paese significa fare «artwashing dell’apartheid e del genocidio»

massive attack todays Torino 2024

I Massive Attack a Todays Festival 2024

Foto: Daniele Baldi

Oltre 600 musicisti e lavoratori del mondo della musica tra cui i Massive Attack, Thurston Moore e Brian Eno hanno firmato un appello affinché Live Nation Entertainment, colosso mondiale nell’organizzazione dei concerti, smetta di portare musica in Israele e interrompa ogni rapporto con Live Nation Israel. Esibirsi nel Paese significherebbe fare «artwashing dell’apartheid e del genocidio».

«In quanto musicisti, autori, produttori, tecnici e lavoratori ci rifiutiamo di stare zitti mentre Israele, dove vige un regime di apartheid, continua la sua oppressione genocida contro il popolo palestinese», si legge nella lettera aperta che fa parte delle iniziative di Musicians for Palestine e in cui si chiede che «vengano poste in essere azioni concrete al fine di mettere i responsabili delle ingiustizie di fronte a quello che hanno fatto».

Dopo aver spiegato che il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti è «corrotto» e non porterà «a una assunzione di responsabilità, né a vera giustizia» visto che le forze armate israeliane «continuano ad assediare, affamare e uccidere i palestinesi a Gaza», i firmatari scrivono che la solidarietà quando è autentica non può che iniziare dal confronto con chi è complice. Anche nella musica.

«Segmenti della nostra industria hanno troppo spesso mancato di sostenere la causa della liberazione palestinese. Chiediamo di porre fine una volta per tutte a questo fallimento morale. Perciò esprimiamoci tutti assieme a favore della vita, della dignità e della fine dell’impunità».

I firmatari non possono «restare in silenzio mentre Live Nation Israel celebra l’esercito israeliano genocida che ha ucciso più di 70 mila palestinesi a Gaza. Facciamo eco agli appelli di lunga data dei palestinesi affinché si assuma la responsabilità di avere fatto per anni artwashing dell’apartheid israeliano e ora del genocidio». Live Nation Entertainment viene invitata a seguire le indicazioni della Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel, ovvero «interrompere i rapporti con Live Nation Israel, adottare politiche che garantiscano che la sua programmazione e le sue partnership non siano in alcun modo complici dell’oppressione, rispettare le linee guida della società civile palestinese. Ai locali e ai festival di Live Nation: fate vostre queste richieste e attenetevi ad esse».

«Non possiamo più permettere che la nostra musica venga usata per fare artwashing dell’apartheid, del genocidio o dell’oppressione contro un popolo. Siamo motivati dalla visione condivisa di un mondo più giusto e pacifico. Unitevi a noi».

Tra i firmatari ci sono musicisti che vanno da Angel Deradoorian (ex Dirty Projectors) a Dan Snaith (Caribou) passando per L’Rain, Nicolas Jaar e Tim Schneider, ma anche manager, dj, organizzatori di concerti, proprietari di etichette discografiche, produttori, programmatori radiofonici.