L’album "Achtung Baby” degli U2 è in edicola | Rolling Stone Italia
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L’album “Achtung Baby” degli U2 è in edicola

Un cofanetto raccoglie tutti i dischi della band di Bono e soci, e oggi con TV Sorrisi e Canzoni è possibile acquistare i primi tre dischi

L’album “Achtung Baby” degli U2 è in edicola

Dal 26 agosto con Tv Sorrisi e Canzoni, in collaborazione di Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, arriva in edicola l’intera opera degli U2 all’interno di un cofanetto che comprende tutti gli album in studio, un cd live e 4 dvd live, in edizione digipack. La storica recensione del 1992 di Rolling Stone celebra l’uscita di Achtung Baby anche in edicola.

Dopo aver trascorso una buona parte degli anni ottanta come una delle band più iconiche al mondo, gli U2 non hanno certo bisogno di ricorrere ad assurdi stratagemmi per attirare l’attenzione sul loro primo album dopo tre anni. Per di più, la finezza non è mai stata una delle virtù del gruppo. Nei giorni del loro esordio e grazie al loro approccio musicale minimalista – una chitarra, un paio di accordi e la verità, per parafrasare una delle affermazioni più famose di Bono – si confondevano alle altre giovani band nate sulla scia del punk. Ma gli U2 si distinsero subito grazie al loro sound gigantesco e un idealismo imperturbabile, radicato di spiritualismo. Nel loro periodo migliore, questi irlandesi hanno dimostrato – proprio come hanno fatto Springsteen e gli Who – che quella stessa predilezione per gesti musicali e discorsi eclatanti che porta molti artisti all’auto-parodia può, in mani più ispirate, alimentare il fuoco indimenticabile che definisce il grande rock & roll.

Al contrario, nei loro momenti peggio… beh, il doppio album dal vivo Rattle and Hum (1988) – prodotto dell’auto-infatuazione della band per la musica americana – non è stato un completo disastro, ma si trattava di un gesto tanto errato e pomposo da giustificare una certa preoccupazione. Con Achtung Baby, gli U2 sono tornati alla ricerca di nuovi colori per la loro musica, ma questa volta le loro ambizioni si sono realizzate. Lavorando con produttori che già hanno prestato la loro arte ai precedenti album – Daniel Lanois ha supervisionato l’intero album, aiutato in alcune tracce da Brian Eno e Steve Lillywhite – gli U2 hanno deciso di usare la propria musica per sperimentare piuttosto che per rendere omaggio a qualcun altro. Così facendo, la band è stata capace di lavorare con fiducia e in maniera costante, armata della forza dei primi giorni.

Posto d’onore tra i nuovi elementi che gli U2 hanno inserito nel sound di Achtung è detenuto dai beat elettronici in stile hip-hop. La band fa uso di questi elementi tratti dalla dance music in circa metà delle dodici canzoni dell’album, spesso mescolandoli a tappeti di chitarre distorte allo stesso modo di come, negli ultimi anni, è stato fatto da giovani gruppi inglesi come Happy Mondays e Jesus Jones. Fra queste tracce spicca Mysterious Ways, che sfoggia un tiro incontrollabile e un assolo di chitarra in cui The Edge passa con disinvoltura dalle esplosioni di luce che l’hanno reso famoso a un insidioso riff funk.

Altrove, come nella miscela perfetta di distorsioni e feedback con cui si apre Who’s Gonna Ride Your Wild Horses, The Edge ricorre a quella cacofonia e quell’audacia elettronica che caratterizza band noise come Sonic Youth. Difatti, il coraggio che The Edge dimostra in Achtung è la chiave con cui interpretare lo spirito temerario dell’album. Il suo stile chitarristico malinconico e minimalista – tra i più particolari e imitati del rock moderno – ha sempre utilizzato con classe effetti come eco e riverbero; sono immediatamente riconoscibili le sue ondate luminose di colore in Until the End of the World, e le vette esplosive di Even Better Than the Real Thing e Ultraviolet (Light My Way).
Ma altre tracce vedono il chitarrista mettersi al lavoro su texture più crude, lasciando tutti a bocca aperta con un nuovo arsenale di effetti.
Nella canzone che apre il disco Zoo Station, usa la sua chitarra alla maniera di uno strumento ritmico, ripetendo un fraseggio oscuro e rumoroso che detta il ritmo finché il suo modo di suonare si apre sulla melodia del ritornello. Allo stesso modo The Fly esibisce riff taglienti che giocano con le solide linee di basso di Adam Clayton e riflettono e impreziosiscono la batteria di Larry Mullen.

Il compito di Bono, quindi, è di prestare la sua voce sensuale e il proprio romanticismo melodrammatico a espressioni che possano rappresentare questo fervore sonoro. In Zoo Station annuncia “Sono pronto a lasciar andare il volante”; ciò che segue sono i testi più introspettivi e coraggiosi che abbia mai scritto. In passato, il frontman degli U2 si era trasformato in un accanito sostenitore di battagli politiche e sociali, tuttavia, le sue canzoni più intime e romantiche erano sempre sembrate un po’ sfuggenti. Al contrario, in Achtung, Bono affronta i suoi sentimenti più nascosti in maniera diretta – per non parlare dei suoi ormoni. “Il cacciatore peccherà…per la tua pelle d’avorio”, canta in Wild Horse, mentre in Even Better Than the Real Thing si pavoneggia con “Ti farò cantare/ Dammi una mezza possibilità/ Per cavalcare le onde che hai portato”.

Ancor più sorprendenti, e ancor più d’effetto, sono le riflessioni di Bono sul significato dell’essere un artista. In Acrobat, sopra un arrangiamento che richiama la frenesia apocalittica di Bullet the Blue Sky, il cantante supplica per trovare l’ispirazione: “Che cosa faremo adesso se è già stato detto tutto?”. In The Fly l’insicurezza lascia il posto all’auto-accusa: “Ogni artista è un cannibale”, canta in un gemito sussurrato, “ogni poeta è un ladro”. Rispetto al passato, Bono risulta più umile e vulnerabile, ammettendo con sincerità la possibilità di risultare ipocrita e inadeguato, e affrontando le debolezze umane basilari piuttosto che i difetti della società presa in generale. “La disperazione è un tenero inganno”, canta in So Cruel, “E ti cattura ogni volta”.

Ciò non significa che gli U2 abbiano abbandonato la propria fede o che Bono abbia smesso di cercare ciò di cui è ancora alla ricerca – come cantava in I Still Haven’t Found What I’m Looking For. Sulla radiosa ballata One, la band punta su un messaggio non proprio originale – “Siamo uno/ Ma non siamo lo stesso / Dobbiamo curarci l’uno dell’altro” – ma lo fa con fervore tale che suona come una rivelazione. Sono poche le band che possono mettere sul piatto una potenza così sublime, ma è solo uno dei tanti momenti di Achtung in cui ci torna in mente perché, dopo tante prese in giro di cui questi ragazzi sono stati bersaglio, gli U2 erano e sono ancora degli eroi del rock & roll.

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