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La storia della “copertina sbagliata” di ‘Obscured by Clouds’ postata dai Pink Floyd

È uno degli errori più clamorosi nella storia della discografia internazionale: guardare per credere
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Foto: Koh Hasebe/Shinko Music/Getty Images

Se non fosse una storia vera, sembrerebbe uno scherzo. Se non fosse un vinile, sembrerebbe una di quelle magliette sbagliate col logo dei Nirvana sotto la foto degli Hanson o la scritta Beatles abbinata alla lingua dei Rolling Stones.

L’account ufficiale dei Pink Floyd ha postato la copertina di un’edizione particolare di Obscured by Clouds, l’album del 1972 del gruppo contenente la colonna sonora del film di Barbet Schroeder La vallée. La cover originale, ideata come gran parte di quelle della band inglese da Storm Thorgerson e Audrey Powell dello studio Hipgnosis, raffigura un uomo seduto su un albero. È un fotogramma del film fuori fuoco. L’idea venne riproducendo delle slide da 35 mm su un vecchio proiettore le cui lenti non funzionavano bene. «Facevano sì che le piccole macchie di sole tra le foglie si espandessero fino a trasformarsi in sfere incandescenti sospese e a ricordare le diapositive delle bolle usate nei primi concerti dei Floyd», ricorda Thorgerson nel libro Spirito e materia. L’arte visionaria dei Pink Floyd.

Ieri i Pink Floyd hanno postato una versione alternativa chiedendo di individuare l’errore e in quale Paese è stata prodotta:

Sorvolando sul fatto che alcuni utenti pensano che il Paese di origine di un tale orrore sia l’Italia – ci siamo fatti una certa fama, diciamo – la copertina sbagliata è stata prodotta in Turchia, dove nel 1978 l’etichetta Sierra ha ristampato l’album prendendosi la libertà di inserire un logo incoerente con la storia grafica di Pink Floyd (è adatto maggiormente agli ZZ Top) e soprattutto la foto di un gruppo in concerto: non i Pink Floyd, ma i Queen.

La copertina sbagliata e quella originale di ‘Obscured by Clouds’

First reaction shock? In realtà, all’epoca le copertine non erano considerate intoccabili, nemmeno quelle dei Pink Floyd prodotte con cura e frutto di sforzi concettuali. Non era raro che gli album venissero ristampati in altri Paesi con cover e persino con titoli differenti. Accadeva anche in Italia, dove ad esempio Bringing It All Back Home di Bob Dylan è stato stampato come Subterranean Homesick Blues (da una delle canzoni contenute, accadde in vari Paesi), ma con l’immagine di copertina giusta, e Bayou Country dei Creedence Clearwater Revival che nella versione della Fonit Cetra è diventato Proud Mary, con una diversa cover.

Nella discografia degli stessi Pink Floyd ci sono copertine alternative, anche se non frutto di un errore clamoroso come quella di Obscured by Clouds: basti pensare alla maschera finita su certe edizioni di Relics al posto del disegno, che è stato poi riprodotto nella ristampa anni ’90.

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