La Rai può davvero perdere Sanremo? A quanto pare sì, ma non sarà così facile | Rolling Stone Italia
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La Rai può davvero perdere Sanremo? A quanto pare sì, ma non sarà così facile

Era la bomba che mancava al Festival dei record (per ascolti): una cordata di soggetti del mondo dello spettacolo ha proposto al Comune di organizzare Sanremo al posto della Rai. È possibile? A quanto pare sì: nel 2023 scade la convenzione tra il Servizio pubblico e l’amministrazione

La Rai può davvero perdere Sanremo? A quanto pare sì, ma non sarà così facile

Foto: Roberto Finizio/Getty Images

«La valutazione per la gestione di un festival come questo non può essere fatta a fronte di una proposta arrivata poche ore fa. È una valutazione da fare al momento opportuno, con gli uffici opportuni, di certo non in questo momento» ha detto Giuseppe Faraldi, l’assessore al Turismo di Sanremo come se parlasse di un evento qualsiasi, non del principale show del Paese che per cinque giorni catalizza l’attenzione di milioni di telespettatori e rappresenta durante tutto l’anno il principale motore della discografia italiana. Infatti, l’indiscrezione lanciata da Striscia la notizia – e poi confermata dal Comune della “Città dei fiori” – è di quelle che stanno facendo rumore.

In pratica, riordinando le idee – e le poche informazioni che si conoscono finora – all’amministrazione è arrivata una proposta, protocollata in questi giorni, da parte di un operatore del mondo dello spettacolo pronto a organizzare il 76esimo festival, soffiandolo così alla Rai dopo 73 anni.

Non si tratterebbe, comunque, di un’altra emittente televisiva, ma di una cordata di operatori del mondo dello spettacolo formata da una serie di imprenditori (o aziende) che già organizzano eventi nell’ambito della discografia. Escluse dalle ipotesi, per ora, le piattaforme streaming o satelitari. Ma com’è possibile che la Rai perda il festival?

Può sembrare incredibile ai più, ma la convenzione tra il Servizio pubblico e il Comune di Sanremo è in scadenza e una recente sentenza del Tar, sollecitata anche da Afi (Associazione Fonografici Italiani) porterà con ogni probabilità all’avvio di un bando pubblico al quale tutti possono partecipare. Tutti, sì, ma con delle garanzie.

Perché, è giusto ricordarlo, Sanremo rientra nella schiera di quegli eventi di interesse pubblico compresi nel decreto del Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che prevede, per la loro organizzazione, sia «garantita ai cittadini la qualità della trasmissione sui palinsesti dei media audiovisivi, sia in diretta o in differita sia in chiaro o a pagamento, con adeguati standard di regolarità, continuità del servizio e la migliore visualizzazione delle immagini».

Sulla proposta della cordata pronta a rilevare Sanremo si sta parlando molto, visto che il Festival è in corso e quindi tutto viene amplificato, ma al momento sarebbe soltanto una manifestazione di interesse. Fatto sta che, secondo la sentenza del Tar della Liguria (del 2021), il Comune proprietario del marchio avrà la facoltà di assegnare la kermesse canora tramite bando, quindi aperto chiunque. La convenzione con la Rai scade proprio nel 2023, dopo due anni di proroghe a causa della pandemia, e poi si aprirà questa partita inaspettata, ma di certo in grado di aprire scenari da vero FantaSanremo.

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