La protesta delle femministe svizzere contro Fabri Fibra | Rolling Stone Italia
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La protesta delle femministe svizzere contro Fabri Fibra

Il collettivo "Io, l'8 ogni giorno" ha scritto una lettera al Comune per chiedere l'annullamento del concerto che Fibra terrà il 6 luglio a Lugano, spiegando di non volere concedere «alcuno spazio pubblicitario e promozionale a chi banalizza e legittima la cultura sessista, misogina, omofoba, violenta e discriminante»

La protesta delle femministe svizzere contro Fabri Fibra

Fabri Fibra

Foto: Alessandro Treves

«Vi scriviamo questa lettera con profonda indignazione e rabbia per lo sconcertante atto di violenza, offesa, odio, umiliazione e ipocrisia che avete deciso di organizzare, sostenere e promuovere».

Con queste parole, lo scorso lunedì, il collettivo femminista “Io, l’8 ogni giorno” ha mostrato la propria contrarietà nei confronti del concerto che Fabri Fibra terrà il prossimo 6 luglio al Lac di Lugano. In una lettera aperta indirizzata al Comune, le attiviste hanno spiegato di trovarsi «allibite e incredule di fronte alla vostra decisione di offrire un palco illustre, altamente simbolico e un’ingente campagna pubblicitaria ad un personaggio che da 20 anni costruisce la propria fama e profittabilità commerciale inneggiando pubblicamente all’odio e alla violenza contro le donne e le persone LGBT, vantandosi regolarmente di perseguire unicamente una logica utilitaristica e le esigenze di mercato nella scelta dei contenuti e della violenza dei suoi messaggi».

E non è una questione di libertà d’espressione, sottolineano le femministe, ma di «incitamenti all’odio e alla violenza, legittimati e banalizzati volontariamente e in modo colpevole e complice da chi contribuisce a promuoverli».

Per fornire sostegno alle proprie tesi, il collettivo ha citato alcune strofe di due brani di Fibra, Venerdì 17 (la quarta traccia del secondo album del rapper di Senigallia, Mr. Simpatia) e Su le mani (tratta da Tradimento, la sua terza fatica discografica). Nella lettera, inoltre, le attiviste hanno precisato di non volere concedere «alcuno spazio pubblicitario e promozionale a chi banalizza e legittima la cultura sessista, misogina, omofoba, violenta e discriminante per farne un vettore commerciale», chiedendo esplicitamente l’annullamento dell’evento che, nella loro ottica, andrebbe sostituito con «un’intera serata, magari proprio il 6 luglio, per promuovere musiciste e cantanti locali che vogliano impegnarsi per diffondere una cultura responsabile e rispettosa del genere e sensibilizzare alla gravità della violenza verso le donne».

Non è la prima volta che Fabri Fibra finisce per essere coinvolto in situazioni del genere: era già accaduto nel 2013, quando fu escluso dal concertone del Primo Maggio perché messo sotto accusa dall’associazione Di.re (Donne in rete contro la violenza) a causa dei suoi testi che, a loro detta, avrebbero «oltraggiato» la dignità delle donne.

Intervistato da RSI, il capo del Dicastero cultura sport ed eventi della città di Lugano, Roberto Badaracco, ha fatto sapere che il concerto si terrà lo stesso, dato che «L’artista è stato vagliato da chi è competente per proporre spettacoli di questo tipo». Badaracco ha poi provato a mitigare gli animi: «Credo che l’arte, la cultura e la musica debbano rimanere in una libertà espressiva che certamente non devono superare certi limiti. Fabri Fibra in passato li ha chiaramente superati e gli è stato fatto notare; credo che abbia compreso di non dover andare oltre i limiti».

A stretto giro è arrivata anche la replica del municipale di Lugano, Lorenzo Quadri, che ha preso le difese dell’artista e criticato l’atteggiamento censorio del collettivo: «Sinceramente so a malapena chi sia costui e non mi ricordo nessuna sua canzone, figuriamoci i testi. Prendo però atto che, quando qualcuno da “destra” contesta l’utilizzo di eventi di intrattenimento o “culturali” per fare politichetta immigrazionista e sovranofoba, queste stesse cerchie anti-Fibra strillano allo scandalo e all’ingerenza “fascista”. E naturalmente non viene cambiata alcuna programmazione né decurtati i finanziamenti pubblici. Quindi, per quel che mi riguarda il concerto in questione rimane dov’è. E il collettivo con l’indignazione a senso unico può andare a Baggio a suonare l’organo».

Al momento, Fabri Fibra non ha commentato l’accaduto. La questione, però, è sempre la stessa: è legittimo criticare un artista per quel che ha scritto 18 anni fa, peraltro in un album dagli intenti palesemente provocatori? Questa giustizia punitiva e fine a se stessa può avere davvero un qualche tipo di utilità nello scoraggiare comportamenti misogini?