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La potenza pop di Christine and the Queens

Héloïse Letissier è la voce queer di cui la musica aveva bisogno, con un album in cui mescola maschile e femminile, per un capolavoro di sicurezza

La potenza pop di Christine and the Queens

Foto Press

«Sono ossessionata dalla potenza del pop. Amo l’idea che qualcosa di intimo e profondo possa avere un coinvolgimento collettivo grazie a un bel ritornello. E poi fare musica pop standard non può che farmi bene, visto che in tutta la mia vita non mi sono mai sentita standard in niente!», dice con l’inglese macchiato di un delicatissimo accento francese Héloïse Letissier, un caso standard di “se tutti fossero come lei
il mondo sarebbe un posto meraviglioso”, che nelle vesti di Christine and the Queens ha scalato le classifiche francesi e internazionali, ed è considerata una giovane icona pop tra le più brillanti del panorama mondiale.

Un encomio che però non fa passare in secondo piano il suo costante attivismo politico: «È un buon momento per l’iconografia pop femminile, sono felice di farne parte. Però sarei molto più felice se nel mondo della musica ci fossero altrettante donne a occuparsi di produzione, che siano microfoniste, foniche o tecniche del suono, tutti ruoli che vengono svolti esclusivamente da uomini», e infatti «molti si sorprendono quando scoprono che sono io stessa a produrre i miei dischi, dall’inizio alla fine».

Christine and the Queens - Damn, dis-moi (feat. Dâm-Funk) (Clip Officiel)

Il fatto che Héloïse segua dalla prima nota la gestazione di una traccia – che può nascere «smanettando tutta la notte su Logic Pro X», o componendo al pianoforte – è solo una delle tante caratteristiche che rendono Christine and the Queens una performer completa, dal sound pop iper-contemporaneo, ispirato nello stesso momento a Madonna e Janet Jackson o ad Arca: «Sono due mondi che spesso vengono considerati agli antipodi, ma in realtà credo che la distanza sia molto esigua di quanto si possa pensare, ci sono tantissime tematiche pansessuali o queer che vengono trattate in maniera mainstream, così come i progetti “sperimentali” sono influenzati dall’immaginario pop. Io ascolto anche moltissimo rap o musica classica, amo trovare ovunque delle ispirazioni per comporre o per trattare argomenti personali».

Il suo secondo disco Chris è un piccolo capolavoro che sublima alla perfezione tutti questi concetti: «Ho cercato con grande sincerità di maturare nei contenuti e nella ricerca musicale, è un periodo della mia vita in cui mi sento molto forte e consapevole, quindi anche ispirata». Al punto da pubblicare un doppio album
sia in inglese che in francese. «Mi piace molto essere ibrida, faccio lo stesso mischiando, nelle mie performance, la femminilità della danza a un’estetica mascolina».

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