La guida definitiva ai migliori bootleg dei Pearl Jam | Rolling Stone Italia
News Musica

La guida definitiva ai migliori bootleg dei Pearl Jam

Rarità! Cover! Ospiti speciali! Ecco le migliori registrazioni dei concerti di una delle live band più esplosive d’America

La guida definitiva ai migliori bootleg dei Pearl Jam

La maggior parte delle rock band va in tour e suona la stessa scaletta ogni sera, a volte ripetendo persino le presentazioni dei brani, come stessero leggendo da una sceneggiatura. I Pearl Jam hanno sempre preso una strada diversa. La loro scaletta è di fatto il catalogo completo in modalità shuffle, e non c’è canzone che non possa apparire da un momento all’altro. Un modo di fare che negli anni ’90 trasformò in fan in accaniti commercianti, uno scambio continuo di cassette e CD masterizzati. Nel nuovo millennio, poi, la band ha cominciato a vendere registrazioni professionali di ogni show. Ascoltare e selezionare le migliori tra centinaia di registrazioni è un’operazione difficile, soprattutto per i neofiti, ed è per questo che abbiamo scelto i 15 show migliori della carriera dei Pearl Jam. Non abbiamo preso in considerazione quelli del tour del 2018. Per ora.

“Off Ramp Cafe, Seattle” 22 ottobre 1990

Appena due settimane dopo la prima volta in sala prove, i Pearl Jam (all’epoca chiamati Mookie Blaylock) accettarono un’apertura al piccolo Off Ramp Cafe di Seattle, una specie di battesimo del fuoco per Vedder, che la band aveva incontrato all’inizio del mese. Per fortuna, un operatore ha registrato l’intero (monumentale) concerto, soundcheck compreso – dove suonarono Even Flow, Black e Once.

“Cow Palace, Daly City, CA” 31 dicembre 1991

Dopo aver suonato in tour per tutto il 1991, i Pearl Jam chiudevano l’anno aprendo il live di Red Hot Chili Peppers e Nirvana al Cow Palace, vicino San Francisco. La faida con i Nirvana non era ancora nata davvero, e fa sorridere scoprire che i Pearl Jam suonarono 15 secondi di Teen Spirit prima di Porch. «Ricordate», disse quella sera il chitarrista, «l’abbiamo suonata prima noi». È una delle poche volte in cui le leggende del grunge hanno condiviso il palco.

”Moderna Museet, Stoccolma“ 25 giugno 1992

Ten diventò un successo così rapidamente che il concerto fu cambiato di location all’ultimo, da un piccolo club a un teatro con 1500 posti. Vedder e il chitarrista Mike McCready aprirono la serata con una versione acustica di Driven to Tears dei Police; poi un set incendiario che includeva quasi tutto Ten, I’ve Got a Feeling dei Beatles e Rockin in the Free World di Neil Young (adesso un classico dei loro concerti). Il giorno dopo i Pearl Jam suonarono per più di 70mila persone al Roskilde Festival, in Danimarca; sono i fan di Stoccolma, però, ad aver visto il concerto migliore.

”Slim’s, San Francisco“ 13 maggio 1993

«Quindi, chi è quello che non sa tenere un segreto?», chiese Vedder all’inizio del secret show a sorpresa allo Slim di San Francisco – 900 posti -, dove si erano presentati come la “David J. Gunn Band”. Quando si è sparsa la voce, i PJ hanno mantenuto le promesse e hanno regalato al pubblico il primo ascolto del nuovo Vs, appena concluso. Il concerto è finito con una cover dei Dead Boys, Sonic Reducer, che da allora non ha più lasciato il repertorio dal vivo della band.

Eddie Vedder dei Pearl Jam, foto di Michel Linssen/Redferns

Eddie Vedder dei Pearl Jam, foto di Michel Linssen/Redferns

”Fox Theatre, Atlanta“ 3 aprile 1994

Alla fine del tour di Vs, i Pearl Jam erano al picco assoluto della loro forma. Questo concerto per la radio contiene quasi tutti i brani dell’album e di Ten, inframezzati da accenni di cover di Angie degli Stones e persino Detroit Rock City dei Kiss. Lo show arrivò appena dopo la fuga di Kurt Cobain da una clinica per il rehab. «Spero che stia bene», disse Vedder. «Ti prego fa che stia bene».

”Flinders Park Tennis Centre, Melbourne, Australia“ 17 marzo 1995

«Qui ci sono un bel po’ di mutanti», disse Vedder al pubblico australiano, sia sul luogo che collegato via radio. «Siamo mutanti anche noi quassù!». I mutanti suonarono in anteprima Lukin, da No Code, e Rockin in the free World con l’aiuto di Dave Grohl. Si tratta della prima apparizione del batterista dalla morte di Cobain.

”MGM Grand Arena, Las Vegas“ 22 ottobre 2000

I Pearl Jam si esibirono all’MGM Grand di Las Vegas per festeggiare il decimo compleanno del loro primo concerto. Vedder cantò vecchi classici come Jeremy e Black, ma con un entusiasmo nuovo. Da ricordare la cover di Crown of Thorns dei Mother Love Bone, cioè la prima volta in cui Vedder ha cantato una canzone del suo predecessore Andy Wood.

”Bryce Jordan Center, Penn State University“ 3 maggio 2003

Alla fine della prima leg del lunghissimo tour del 2003, i Pearl Jam suonarono un set di oltre tre ore, 34 canzoni, il più lungo della loro carriera. Il bis era lungo quanto l’intera scaletta, e comprendeva sia cover di You’ve Got to Side Your Love Away, Gimme Some Truth che super-rarità come Satan’s Bed e Mankind.

”Piazza Duomo, Pistoia“ 20 settembre 2006

Qui in America non sappiamo bene perché, ma gli italiani amano davvero i Pearl Jam. Sulla carta questo concerto non ha niente di speciale, ma la tirata Hail, Hail, State of Love and Trust, Black, Crazy Mary e Alive mostra la band al suo massimo assoluto.

”The Spectrum, Philadelphia“ 31 ottobre 2009

Prima che la Spectrum arena venisse demolita nel 2010, i Pearl Jam suonarono quattro concerti d’addio dedicati alla location. L’ultimo – che capitò proprio nella notte di Halloween, e contemporaneamente alla terza partita delle World Series – fu particolarmente gioioso; la band si vestì come i Devo per una cover di Whip It, e portò per la prima volta sul palco pezzi semi-sconosciuti come Bugs e Sweet Lew.

”Madison Square Garden, New York“ 21 maggio 2010

Tutti i concerti con una sezione acustica e un quartetto d’archi sono speciali. Metteteci anche cover di Real Me degli Who, Kick Out the Jam degli MC5 e rarità come Sweet Lew e Black, Red, Yellow, ed ecco un vero classico. In questo caso bisogna aggiungere anche Ben Bridwell dei Band of Horses, che ha cantato la parte di Chris Cornell in Hunger Strike, e una versione interamente cantata dal pubblico di Better Man.

”Alpine Valley Music Theatre East Troy, WI“ 4 settembre 2011

Per festeggiare il loro 20esimo compleanno i Pearl Jam scelsero un anfiteatro isolato, così che i fan di tutto il mondo potessero raccogliersi per una serata memorabile. Il climax è stato il set di quattro brani dei Temple of the Dog, con Chris Cornell alla voce.

”Wrigley Field, Chicago“ 19 giugno 2013

Dopo un rinvio di tre ore causato da un acquazzone, che colpì la band dopo appena sette brani, i Pearl Jam regalarono ai fan una maratona, dove spicca il debutto live di Lightning Bolt. Il produttore Brendan O’Brien salì a sorpresa sul palco per suonare l’organo in Future Days. L’ultimo brano, la cover di Rockin’ in the Free World, suonò fino alle 2 del mattino.

”Bon Secours Wellness Arena, Greenville“ 16 aprile 2016

I Pearl Jam sono state per anni una delle poche band a rifiutarsi di dedicare un concerto a un intero album, e quando hanno ceduto hanno fatto le cose a modo loro. La band non annuncia mai gli show di questo tipo, e li propone sempre a mercati più piccoli. Nella serata di Greenville, in South Carolina, suonarono interamente Vs, una performance incredibile.

”Fenway Park, Boston“ 7 agosto 2016

I Pearl Jam, nel 2016, sono partiti in tour senza un album da promuovere, così da essere liberi di suonare concerti a dir poco imprevedibili. Il pubblico di Fenway Park ha visto Tom Hamilton, il bassista degli Aerosmith, sul palco per una cover di Draw the Line, e J Mascis dei Dinosaur Jr per Rockin in the Free World. E nonostante avessero già suonato Alive centinaia di volte, Vedder l’ha cantata con la stessa passione del 1991.

Altre notizie su:  Pearl Jam