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La Geffen smise di stampare altri dischi per seguire il successo di ‘Nevermind’ dei Nirvana

Lo raccontano Dave Grohl e Krist Novoselic al podcast di Conan O'Brien: «Inizialmente stamparono solo 50 mila copie»: la previsione era di venderne 250 mila in un anno, furono quasi 3 milioni. «Prima di 'Nevermind' vivevamo nello squallore»

Foto press

Ci sono dei momenti – spesso imprevedibili – che possono cambiare la traiettoria della storia della musica. Uno di questi, senza ombra di dubbio, segna la data 21 settembre 1991, il giorno in cui la Geffen Records (o meglio, la sua sussidiaria DGC) dà alle stampa un album che fondamentale nella storia del rock, Nevermind dei Nirvana.

Un successo imprevedibile, e imprevisto, come hanno raccontato gli ex Nirvana Dave Grohl e Krist Novoselic riuniti nel nuovo episodio del podcast Conan O’Brien Needs a Friend: la Geffen si aspettava di vendere, al massimo, 250 mila copie vendute in totale e «iniziarono stampandone solo 50 mila». . L’obiettivo della Geffen era quello di bissare – in un anno – i numeri di Goo degli Sonic Youth. Nel gennaio 1992 Nevermind viaggiava a 300 mila unità vendute a settimana arrivando a raggiungere quasi 3 milioni totali nel 1992. Per questa ragione la Geffen dovette bloccare la stampa di qualsiasi altro album per dedicarsi puramente a Nevermind e riuscire a soddisfarne la grande richiesta. Ora, a 33 anni di distanza, l’album ha venduto oltre 30 milioni di copie.

«Prima di Nevermind vivevamo nello squallore», ricorda Grohl «vivevo in un piccolo appartamento con Kurt pieno di sigarette ovunque. Avrei fatto qualsiasi cosa per riuscire ad avere una mia casa pagata con la musica. Eravamo dei ragazzini». «I Nirvana sono passati dal dormire sul divano ad essere la più grande band rock della storia», commenta il produttore di Nevermind, Steve Albini.

Questo venerdì uscirà invece la trentesima edizione di In Utero, una super edizione da 72 tracce con 53 brani live finora inediti degli ultimi concerti della band.

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