Kerry King: i miei 10 album metal preferiti | Rolling Stone Italia
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Kerry King: i miei 10 album metal preferiti

Quella del chitarrista degli Slayer è una classifica eterogenea, tra classici come 'Master of Puppets' e dischi meno conosciuti

Kerry King: i miei 10 album metal preferiti

È dal 1981 che gli Slayer continuano ad alzare l’asticella del thrash e dello speed metal, tra ritmi scavezzacollo e un flagello di chitarre. Dopo aver collaborato con il produttore hip-hop Rick Rubin, il gruppo ha poi sviluppato un suono che rivoluzionerà il genere con Reign in Blood – album alla sesta posizione della classifica di Rolling Stone dei migliori dischi metal di sempre.

Il produttore ha pompato il volume su tutte le batterie di Dave Lombardo e ha tolto dalle chitarre di Kerry King e Jeff Hanneman tutto il riverbero e l’eco che all’epoca andava per la maggiore, trasformando così la band in una macchina killer ben oliata mentre il cantante-bassista Tom Araya sciorinava liriche ispirate da ogni possibile atrocità in canzoni come Angel of Death, Criminally Insane e Raining Blood.

Quell’album elesse la band a capostipite dei ‘Fantastici Quattro’ del thrash insieme a Metallica, Megadeth e Anthrax. Ed è continuando con questo approccio che, nel 1988, produssero South of Heaven e nel 1990 Seasons in the Abyss – lavoro più accessibile del precedente – entrambi presenti nella classifica di Rolling Stone. Il loro LP più recente, Repentless, è targato 2015 mentre, nelle scorse settimane, gli Slayer sono partiti in tour con Lamb Of God.

Nel corso degli anni King, uno dei membri fondatori della band di cui ha forgiato il suono marchio di fabbrica, ha suonato o registrato con Megadeth, Beastie Boys, Pantera, Rob Zombie e Marilyn Manson. Ecco perché, alla luce di queste credenziali, lo abbiamo raggiunto per chiedergli quali siano i suoi 10 album metal preferiti: «Avevo pensato di inserire anche un disco degli Slayer – ci ha confidato – avrei potuto scegliere Reign in Blood ma poi avrei dovuto escludere una di queste fantastiche band, quindi ho deciso di non metterlo».

Ecco a voi, in rigoroso ordine alfabetico, gli album metal preferiti da Kerry King con annesso commento del chitarrista degli Slayer.

“Highway to Hell” AC/DC (1979)

Avrei potuto scegliere i dischi in maniera diversa. Amo Powerage. Amo If You Want Blood You’ve Got It. Tutti i primi lavori degli AC/DC sono straordinari, ma Highway to Hell, oltre a essere l’ultimo album con Bon Scott, è un disco in cui non c’è nulla fuori posto. Tutto quanto è estremamente studiato. Ha forse qualche vibrazione oscura, come sul brano Walk All Over You o la stessa Highway to Hell, per non parlare di Night Prowler. Forse è per questo che mi piace così tanto, non saprei dire, ma queste canzoni sono semplicemente grandiose.

“Sabotage” Black Sabbath (1975)

Sabotage è davvero un disco con gli attributi. Dentro ci sono tante ottime canzoni. Fra i dischi che ho scelto alcune sono scelte obbligate, come Sabotage dei Black Sabbath che ascolto sempre quando mi alleno o guido. Ci sono canzoni piene di carattere come Megalomania, Symptom of the Universe o Hole in the Sky. Poi c’è la strumentale Supertzar che mi prende particolarmente ma non so dirti il perchè.

“Bonded By Blood” Exodus (1985)

Per fare questa lista ho esplorato i miei album, a un certo punto ho pensato “Oh, gli Exodus!”. Se dovessi ascoltare un loro album per il resto della mia vita sarebbe Bonded By Blood. Adoro Shovel Headed Kill Machine e The Atrocity Exhibition, ma questo ha davvero delle canzoni bellissime. Strike of the Beast è una delle mie preferite del loro repertorio.

Abbiamo fatto un tour con gli Exodus e i Venom, sarà stato il 1985. Non ho passato molto tempo con Paul Baloff, sicuramente meno che con Gary Holt e Rick Hunolt. Mi sembrava di essere tutti nella stessa band. Certo, noi eravamo molto più oscuri, ma il sound e l’aggressività erano simili. Le nostre composizioni avevano una struttura quasi identica, eravamo fratelli.

Bonded By Blood è pieno di canzoni meravigliose come Piranha, la title track e And Then There Were None. Sono tutti pezzi incredibili. Ogni volta che ascolto questo album non riesco a saltarne neanche una.

“The Number of the Beast” Iron Maiden (1982)

Non è stato facile scegliere un album dei Maiden, adoro alla follia i primi tre. Alla fine ho scelto Number of the Beast perché è il primo con Bruce alla voce, e quando è arrivato lui è come se ci avesse preso tutti a calci nelle budella. Bruce si è presentato e ha disintegrato quello che gli Iron Maiden erano prima di lui. E gli Iron Maiden erano pazzeschi.

Mi piaceva la voce di Paul Di’Anno, e la musica era un po’ più punk, ma Bruce li ha fatti diventare grandiosi. Certo, Number of the Beast non ha quasi niente di punk, è puro heavy metal. Abbiamo fatto una cover di praticamente tutti i brani in scaletta, anche se non avevamo intenzione di suonarle dal vivo.

Mi piace un sacco Invader. Qualcuno mi ha detto che Steve Harris odia quel pezzo. Anche io odio alcuni brani del mio repertorio, quindi posso capirlo. Però cavolo, Invader è davvero bella. Ma non fa niente, Steve, sei libero di avere la tua opinione. Alla fine l’hai scritta tu.

“Stained Class” Judas Priest (1978)

Da un punto di vista storico penso che questo sia il disco più completo dei Judas Priest. Adoro l’intro di Stained Class. E Rob Halford è il mio cantante preferito in assoluto, dopo di lui solo Ronnie James Dio e Bruce Dickinson. In questo album hanno proposto per la prima volta il “Priest Sound”, quel modo unico di suonare i riff.

Certo, con Sin After Sin l’hanno perfezionato. Di quel disco abbiamo suonato Dissident Aggressor, tutti pensavano fosse un pezzo nostro, perchè è davvero oscuro. In questo album, però, c’è quel modo unico di mettere insieme le chitarre, uno stile fondamentale per il nostro Reign in Blood.

“Melissa” Mercyful Fate (1983)

Mi ero quasi dimenticato dei Mercyful Fate. Melissa, poi, è il disco in cui hanno davvero capito il loro sound. E se non si fossero sciolti suonerebbero ancora così. La scrittura è magnifica, gli intrecci tra le chitarre di Michael Denner e Hank Shermann pure. King Diamond canta in maniera unica, lo ami o lo odi. Non conosco nessuno in grado di trovare un difetto a Melissa. È davvero un gran disco.

C’è molto dei Mercyful Fate nel nostro Hell Awaits. Soprattutto nei brani lunghi con 10.000 riff uno dietro l’altro: ascoltate Melissa – ogni volta che sento quel pezzo ci penso tutto il giorno, è così triste -, brani fondamentali per noi.

Nel 2015, durante il Mayhem Fest, ho suonato Evil con King Diamond. È stato fantastico, se qualcuno me l’avesse detto quando ero un teenager gli avrei detto: “ma vaffanculo!”. Per me loro sono sempre stati un gradino più in alto degli Slayer. Sono degli eroi.

“Master of Puppets” Metallica (1986)

Non è stato difficile scegliere un disco dei Metallica per questa lista, ma non sono stato così frettoloso. Sono una grande band e ho pensato: “Qual è un disco dei Metallica che ascolterei per fare palestra?” Beh, Puppets, perché c’è la mia canzone preferita della band, Damage Inc. Avrei messo questo disco in classifica solo per quel pezzo.

Secondo me i Metallica sono stati la prima thrash band della storia. Mi ricordo di averli ascoltati dal vivo a Orange County. Io e Jeff andavamo lì e cercavamo di capire quali fossero le band più forti del momento. E mi ricordo Dave Mustaine che suonava questi assoli senza neanche guardarsi le mani. Ho pensato: “Quello stronzo è forte, ha talento”. Sfortunatamente, però, i suoi demoni hanno preso il sopravvento.

Master of Puppets è pieno di roba incredibile. La title track è un po’ lunga per i miei gusti, gli Slayer non fanno pezzi così epici. Ma quel disco è davvero pieno di brani eccezionali.

“Diary of a Madman” Ozzy Osbourne (1981)

Non è stato facile decidere tra Blizzard of Ozz e Diary of a Madman. E insomma, mi andava bene qualsiasi album con Zakk Wylde, perché è una superstar. Questo è un album più heavy del suo esordio solista, molto più pesante. Over the Mountain è un inizio incredibile, e la title track è spaventosa, inquietante. Poi Believer, cazzo se mi piace.

L’ho visto dal vivo a Long Beach, è stato grandioso. Sono felice di essere andato, perché è un ricordo che non mi abbandonerà mai. Vederlo sul palco, gli viene tutto così naturale, fa sembrare tutto semplice.

“Long Live Rock ‘n’ Roll” Rainbow (1978)

Ronnie James Dio è – anzi, purtroppo, era – un cantante fantastico. Non l’ho mai visto con i Rainbow, ma anche con i Sabbath sembrava di ascoltare direttamente l’album. Ultimamente, poi, sto vivendo una sorta di “Rinascimento-Blackmore”: ha scritto della roba meravigliosa e non se ne parla mai abbastanza. Long Live Rock ‘n’ Roll è pieno di bella musica, pieno di merda heavy.

Kill the King, la title track, The Shed, Gates of Babylon… Gesù Cristo uno dei pezzi più fichi di sempre. Secondo me Blackmore e quello che ha fatto con i Deep Purple sono stati importantissimi per il thrash metal. Se avessi dovuto mettere un loro album in lista sarebbe stato Machine Head. Sembrava che Ritchie volesse solo suonare ritmiche più veloci dei Sabbath, e i Sabbath non sono riusciti a stargli dietro almeno fino all’arrivo di Dio, probabilmente in Neon Nights.

Highway Star è un pezzo magnifico, l’abbiamo suonato tante volte. Però ecco, secondo me l’album definitivo di Ritchie Blackmore è Long Live Rock ‘n’ Roll.

“Black Metal” Venom (1982)

Trovare musica nuova negli anni ’80 era molto più difficile di adesso. Dovevi aspettare riviste come Metal Forces e Kerrang, ora invece c’è internet e le informazioni sono a disposizione di tutti. All’epoca, comunque, andavo sempre nei negozi di dischi e compravo queste riviste. Quando ho visto le prime foto dei Venom ho pensato: “ecco, si fa così, cazzo”. Ora sono un po’ cheesy, fanno quasi ridere, ma all’epoca noi ragazzini pensavamo: “Guardate che fichi questi stronzi”.

I primi Slayer devono molto ai Venom. Eravamo impressionabili, volevamo fare una specie di via di mezzo tra i Venom e i Mercyful Fate, con una spruzzata di Judas Priest e di punk. Noi siamo nati così. Ho scelto Black Metal perché secondo me i Venom sono migliorati con il tempo. La versione di Bloodlust sulla remastered di questo disco è molto meglio dell’originale.

Non saprei come definire questo album. Non so se sia thrash metal, ma è sicuramente veloce e potente. È fottuto “black metal”. L’hanno inventato loro.

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