Jake La Furia, Ligabue e la fidanzata: il super mondo del supereroe Emis | Rolling Stone Italia
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Jake La Furia, Ligabue e la fidanzata: il super mondo del supereroe Emis

Un disco, un corto e un fumetto, zero politica e zero gossip. «La superficialità del rap passerà di moda, come le scarpe brutte»

Emis Killa sarà in tour dal 9 dicembre. Foto:Graziano Moro-min

Emis Killa sarà in tour dal 9 dicembre. Foto:Graziano Moro-min

«Ci sono un sacco di eroi quotidiani, dai medici ai pompieri, ma anche gli artisti. A volte mi ritrovo dei messaggi di fan che mi colpiscono, si confidano, chiedono consigli…». È da qui che nasce l’idea del Supereroe, il nuovo triplice progetto di Emis Killa. Sì, perché il progetto è un po’ più ampio del semplice disco: c’è un fumetto (che si trova nel libretto del Cd ed è disegnato da Alessandro Vitti, matita di Sergio Bonelli e Marvel) e c’è un corto, ovviamente tutti a tema supereroe.

«I videoclip hanno perso valore: i ragazzi ascoltano le canzoni su YouTube, non guardano i video. Quello che abbiamo voluto fare è provare a fare qualcosa di più grande. Ho provato a cimentarmi come attore, ma si vede che non è il mio pane», dice Emis, del cortometraggio realizzato con la regia di Alessandro Prete e con protagonista Giacomo Ferrara, nella parte del cattivissimo Fioretto.

Emis Killa - Rollercoaster

E quali sono i supereroi di Emis, parlando di artisti? «Ne avevo due da piccolo: Bassi Maestro e Jake La Furia. Bassi è il primo rapper importante per me, che ha cambiato la mia vita. Jake ha raccontato Milano come nessun altro. E per me, che sono della provincia, Milano era come New York». E Jake ha scritto anche un pezzo del disco, Fuoco e benzina, nuovo singolo.

Nel disco c’è parecchia rabbia («Le canzoni sono come una sbronza: enfatizzano tutti i lati di una persona. Se sono frustrato per qualcosa, divento incazzato nelle canzoni»), anche se è meno scuro del precedente. Se la prende con i “fake”, con le radio che non passano il rap. Facendo anche un nome. «Non è che schifo Ligabue, però è vero, ha fatto due canzoni che si ricordano tutte, il resto mi sembra un po’ la stessa roba». Chiarisce subito Emis Killa: la questione è una rima del suo brano Donald Trump – “Ora ogni due mesi serve un nuovo pezzo, un tempo bastava azzeccarne due/e poi potevi fare anche lo stesso testo per due vite e mezzo, guarda Ligabue”. Dice così perché lo scoglio vero che il rap deve ancora superare è quello delle radio. «Il rap si distingue per quello che è, se devi adattarlo a dei canoni radiofonici perde la sua natura. Ci sono dei muri che la radio deve abbattere. Per fortuna c’è lo streaming che è più democratico: ci stiamo avvicinando a un punto di incontro, è molto più diretto», insiste Emis.

Ma se c’è rabbia, di sicuro non c’è quella politica. Anche in pezzi come il già citato Donald Trump («Non c’è un significato politico, credo che i rapper vengano trattati dalle radio un po’ come i migranti per Trump. Giusto o sbagliato che sia, è uno che vuole costruire un muro, vedi tu», dice) certe cose vengono soltanto sfiorate. Anche perché non è il ruolo di Emis. «Non voglio influenzare nessuno politicamente parlando, non spetta a me fare il genitore. Quello che vedo è che ci sono dei leader politici che parlano come se fossimo al bar ed è una cosa che mi spaventa. Se un tipo al bar mi dice “Vorrei la pena di morte per quello” è un conto, se lo dice un politico è un altro».

Un ultimo sassolino, Emis se lo toglie per le nuove generazioni che considerano l’immagine più importante della tecnica. «Credo che l’ondata di superficialità nel rap passerà: è come comprare delle scarpe brutte ma che vanno di moda. Tra due anni le guarderai e ti chiederai come hai fatto a indossarle. I trapper hanno preso subito una fetta importante di mercato che io ho conquistato a fatica: è una guerra persa in partenza. Sono orgoglioso del pubblico che ho e che mi conquisto ogni giorno».

Due note a margine, più gossippare: Emis Killa è diventato da poco papà, ma non c’entra niente col fatto di sentirsi un supereroe, anche perché non è uno che parla troppo della sua vita privata. «Mia figlia è nata appena finito il disco, quindi non ci sono influenze». In una traccia, Adios, c’è un featuring con Gué Pequeno, che affronta la questione “stories erotiche” per la prima volta. Non vi diremo mai come.

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