Jack Black ricorda Ronnie James Dio: «Lui spaccava alla grande» | Rolling Stone Italia
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Jack Black ricorda Ronnie James Dio: «Lui spaccava alla grande»

"Non c’è stato e non ci sarà mai nessun altro cantante come lui. Una specie di Pavarotti heavy metal", l'attore e frontman dei Tenacious D ha ricordato una delle voci più impressionanti della storia del rock

Jack Black ricorda Ronnie James Dio: «Lui spaccava alla grande»

La leggenda dell’heavy metal Ronnie James Dio è morto nove anni fa dopo un’intensa battaglia con il cancro. Jack Black è sempre stato uno dei suoi più grandi fan: lui e Kyle Glass hanno vinto il Grammy per la loro versione di The Last Line, un classico di Dio inserito nella compilation del 2014 This Is Your Life.

Jack Black ha parlato con Rolling Stone del suo rapporto con Ronnie e di quanto la sua influenza sia stata importante per la sua vita. Ecco com’è andata.

Quand’è stata la prima volta che hai ascoltato la sua voce?
Ho sentito per la prima volta Ronnie James Dio durante l’estate del 1982. Avevo 13 anni e abitavo a Culver City, in California. Ho visto passare un ragazzo in strada, indossava una maglietta stupenda di Mob Rules dei Black Sabbath: una sorta di quadro provocatorio di una creatura senza volto armata di fruste. Ho comprato subito l’album e la title track mi ha sconvolto. I vocalizzi incredibili di Dio, insieme ai riff tonanti di Tony Iommi, era davvero impossibile ignorare un disco così. Quella è stata la mia prima volta con i Black Sabbath e da lì è iniziata la mia ossessione per la musica heavy metal.

Come descriveresti l’impatto di Ronnie sulla musica metal?
La voce di Ronnie aveva un qualcosa di operistico, una cosa mai sentita nel genere. Nonostante sostenesse di non aver mai studiato formalmente musica, il suo totale controllo dello strumento vocale era incontestabile. Il suo vibrato impeccabile, le linee melodiche estreme, il livello di difficoltà delle sue performance è sempre stato incalcolabile. Per questo non c’è stato e non ci sarà mai nessun altro cantante come lui. Una specie di Pavarotti heavy metal… e americano! Avere Ronnie è sempre stato grande motivo di orgoglio nazionale, soprattutto dopo che gli inglesi hanno sfornato così tanti cantanti metal. Lui era uno di noi… e spaccava alla grande.

Quando l’hai incontrato la prima volta?
Nel 2002, sul set del videoclip che stava girando per Push. Sapeva che eravamo dei fan e ci ha chiesto un piccolo cameo. Eravamo molto nervosi prima di incontrarlo, ma devo dire che non sarebbe potuto essere più gentile di così. È stato caloroso, umile e rilassato, un vero gentleman con un grande senso dell’umorismo.

I Black Sabbath si esibiscono con Ronnie James Dio. Foto di Fin Costello/Redferns/Getty Images.

Quando ci hai parlato l’ultima volta?
Mi sarebbe piaciuto incrociarlo più di quanto io abbia fatto davvero. Dopo la collaborazione con i Tenacious D non l’ho incontrato molto spesso. Era sempre in tour, fino alla fine, mentre io ero al lavoro su altri progetti. Ricorderò sempre la sua gentilezza e il suo contributo al mondo dell’arte.

Vuoi aggiungere qualcosa?
Viviamo nell’epoca della musica elettronica e dei sintetizzatori vocali: spero che ci sia un ragazzino con abbastanza talento e senso dell’avventura da seguire le orme di Ronnie James Dio. Il rock & roll avrebbe davvero bisogno di uno come lui.